RASSEGNA STAMPA 24/03/2013 RICERCA, DALL'UE 3,4 MILIARDI IN PIÙ ALL'ANNO PASSIONE MA POCHI FONDI ECCO PERCHÈ NON VIVIAMO IN UN PAESE PER SCIENZIATI, UNICA: IL RETTORE IL 3 APRILE IN CONSIGLIO COMUNALE UNICA: L’ATENEO CAPOFILA NELLA RETE DEI MUSEI UNIVERSITARI ITALIANI UNISS: INGEGNERIA INFORMATICA NIENTE CORSO, È RIVOLTA UNISS: GLI STUDENTI RIAMMESSI SI PRESENTANO ALLE LEZIONI SVILUPPO, IL SEGRETO SONO LE IDEE INNOVATIVE IL VERBO MERITOCRATICO ALLA PROVA DELLE LAUREE INVENTATE AGEVOLAZIONI FISCALI PER CHI ASSUME RICERCATORI FORMAZIONE. LE BORSE PER IL PROSSIMO ANNO ACCADEMICO RIFORMA FORNERO: UNA SCUOLA ANCORA PIÙ VECCHIA IN UNA KABUL DEVASTATA L'UNIVERSITÀ CRESCE ANCORA L'IMMORTALITÀ DIVIDE LA SCIENZA LA MATERIA OSCURA CHE RALLENTA L'UNIVERSO ECCO “ISTELLA”, SUPER NOVA DELL’UNIVERSO WEB SARDEX, MONETA VIRTUALE PER LE AZIENDE TRA SCHIELE E FREUD A CACCIA DEI POTERI DEI NEURONI SPECCHIO ========================================================= AOUCA: CLINICA MACCIOTTA, SI TRASLOCA MEDICI NON PUNIBILI IL GIUDICE CONTRO IL DECRETO SAN RAFFAELE, NUOVO SCONTRO FRA OSPEDALE E UNIVERSITÀ 5 MILIARDI DI TASSE IN PIU’ PER RIPIANARE I DEFICIT DI ASL E OSPEDALI IL DENTISTA? È UN LUSSO ITALIANI I PIÙ LONGEVI IN EUROPA MA GLI INGLESI NON CI STANNO PER DECRETO UNA CURA CHE NON C'È LONDRA ABBATTE L'ULTIMO TABÙ E GIOCA A FARE DIO COL DNA IL CIRCUITO DEL CERVELLO CHE NON DORME MAI SPIEGA LA DEPRESSIONE UN DISPOSITIVO SOTTOCUTANEO CONSENTE DI ANALIZZARE IL SANGUE DALLA REGIONE VENETO REFERTI MEDICI ONLINE CARIE DIMININUITE DELL’82% CON GOMME ALLO XILITOLO SCOPERTO NEL CERVELLO L’INTERRUTTORE DELLA CREATIVITA’ VERSO LA RETINA ARTIFICIALE GRAZIE A UN POLIMERO ========================================================= _____________________________________________________ Il Sole24Ore 24 mar. ’13 RICERCA, DALL'UE 3,4 MILIARDI IN PIÙ ALL'ANNO Horizon 2020. In un documento del Miur gli obiettivi dell'Italia in vista della prossima programmazione 2014/2020 LE RISORSE Nel ciclo 2007/2013 il nostro Paese ha investito ogni anno 5,2 miliardi di fondi nazionali e 1,7 europei: ora l'obiettivo è di portare questi ultimi a 5,1 Eugenio Bruno ROMA Far crescere del 50% le risorse per l'innovazione che arrivano dall'Ue. Cioè di circa 3,4 miliardi l'anno. È uno degli obiettivi del documento «Horizon 2020 Italia»: un dossier in 132 pagine messo a punto dal Miur in vista del prossimo ciclo di programmazione dei fondi europei 2014-2020 e presentato martedì scorso alla presenza dei ministri dell'Istruzione e della Coesione territoriale, Francesco Profumo e Fabrizio Barca e di John Bell, capo di Gabinetto del Commissario europeo alla Ricerca, Innovazione e Scienza Maire Geoghegan-Quinn. Punto di partenza di «Hit 2020» è l'analisi dello stato di cose presenti. E soprattutto il ritardo che il Vecchio continente sconta sul piano della ricerca e sviluppo. Come dimostra l'indice Innovation union scoreboard della Commissione europea l'Ue a 27 si posiziona al quarto posto per capacità innovativa. Preceduta da Stati Uniti, Giappone e Corea. E insidiata molto da vicino da Cina e India che, se manterranno il trend di pubblicazioni scientifiche e brevetti degli ultimi anni, potranno presto scavalcare l'Europa. Ma se l'Ue sta male, l'Italia sta peggio. Con una percentuale di investimenti in R&S sul Pil inchiodata all'1,25 per cento. Numeri che, abbinati a una quota troppo bassa di esportazioni ad alto contenuto tecnologico, collocano il nostro Paese tra quelli definiti «moderate innovators». Partendo da qui il documento del Miur elenca le proposte per ridare slancio alla ricerca tricolore. In attesa che si liberino poste di bilancio nazionali, magari attraverso il credito d'imposta invocato a gran voce dalle imprese, un aiuto può giungere da Bruxelles. Ai 5,2 miliardi che lo Stato destina attualmente alla ricerca – di cui 3,5 miliardi agli atenei e 1,7 agli enti pubblici – il ministero conta di aggiungerne, nel prossimo settennio, 5,1 di fondi europei. Così suddivisi: 1,6 miliardi l'anno dal programma europeo Horizon 2020 e 3,5 dai Fondi coesione. Mentre nella programmazione 2007-2013 queste ultime due voci hanno portato in cassa, rispettivamente, 600 milioni e 1,1 miliardi. Da qui quel saldo positivo di 3,4 miliardi citato all'inizio. Come sottolineato dai ministri Profumo e Barca per riuscirci bisognerà innanzitutto migliorare la capacità di spesa dei fondi. Aggiornando i sistemi di governance orizzontale e verticale e rafforzando l'integrazione con le aziende private. Come lo spiega «Hit 2020». Partendo dalle proposte emerse dalla consultazione pubblica dei mesi scorsi a cui hanno partecipato 6.000 cittadini e addetti ai lavori, il paper indica quattro linee di intervento collegate: favorire l'incontro tra la domanda di ricerca e innovazione espressa dai cittadini, con l'offerta da parte di università e imprese; ideare un metodo di programmazione che possa incrementare l'efficacia e l'efficienza degli investimenti su ricerca e innovazione; aumentare l'attrattività del sistema per una maggiore mobilità dei ricercatori in entrata e in uscita; intercettare quote crescenti di risorse europee. Suggerimenti che toccherà al prossimo Esecutivo raccogliere. _______________________________________________________________ Repubblica 20 mar. f13 PASSIONE MA POCHI FONDI ECCO PERCHÈ NON VIVIAMO IN UN PAESE PER SCIENZIATI, Solo il 6,7% si laurea in discipline matematiche ELENA DUSI ROMA è Da grande voglio fare lo scienziato?. In Italia a dirlo sono il 38,8% dei ragazzi e il 32,8% delle ragazze all'età di 15 armi Un dato alto, superiore alla media dei paesi dell'Ocse. Dimostra che non è la passione a mancare fra i giovani del nostro paese. E sarebbe difficile altrimenti spiegare il piazzamento dell'Italia fra le potenze della scienza mondiale: ottavo in assoluto, nonostante un finanziamento molto al di sotto della media delle nazioni avanzate. Il nastro paese dedica alla scienza 1'1,26% del Pil control'1,91% dell'Europa a 27, il 2,9% degli Stati Uniti e il 3,36% del Giappone. Eppure, secondo i dati della società di analisi "Science Watch", non abbiamo nulla da invidiare al resto del mondo quanto a produzione di articoli scientifici. Le pubblicazioni italiane accettate da riviste internazionali sono 50mila ogni anno (spazio, medicina clinica e fisica le discipline di punta) e per il suo impatto la scienza del nostro paese si piazza appunto all'ottavo posto nel mondo. Perchè tanto entusiasmo fra i giovani non trova sbocchi e va ad alimentare soprattutto istituzioni e aziende di altri paesi? Si stima che i ricercatori emigrati siano 20mila. Alla ricerca delle ragioni di questo squilibrio fra passione e risultati è partito 12 anni fa il centro di ricerca "Observa, science in society" del cui comitato scientifico fa parte Massimiano Bucchi, docente di Scienza, tecnologia e società all'Università di Trento. L' analfabetismo scientifico nel nostro paese è un tema molto dibattuto? spiega. Ma in mancanza di dati, la discussione rischia di fermarsi a pregiudizi e stereotipi. Il dato sulla passione dei quindicenni, che emerge dalle ricerche di Observa, va messo a confronto con la tabella sui pesi che a scuola dedicano più tempo alle materie tecniche e scientifiche. Tra i 12 e i 14 anni, i ragazzi russi hanno il 41% di ore. Gli inglesi il 40%, i polacchi il 32% e i tedeschi il 29%, mentre l'Italia è aI27%. La quantità va ovviamente distinta dalla qualità? spiega Bucchi è e il problema non è solo trasferire contenuti, ma far crescere una cultura della ricerca?. I piccoli scienziati che a 15 anni erano pieni di entusiasmo, dopo le superiori finiscono quasi sempre per iscriversi alle facoltà umanistiche. I dati di Observa (elaborati anche da statistiche Invalsi, Eurostat e Ocse) parlano del 6,7% di laureati in discipline scientifiche, rispetto al totale degli studenti che concludono l'Università. Le donne sono leggermente meno della metà (3,2%) . Ma questa discrepanza fra i sessi viene enormemente amplificata quando si vanno a contare le professoresse universitarie. In Italia le donne in cattedra sono i135,6%. Solo Malta in Europa ha un dato più basso di noi, mentre i primi paesi in classifica (Lettonia, Lituania e Finlandia) sono tutti al di sopra del 50%. Dove riusciamo a toccare davvero il fondo della classifica è nell'età dei professori. E’ chiaro che nel n stro paese commenta Bucchi è c’è un problema di rinnovamento generazionale?. Solo il 17% dei docenti universitari in Italia ha meno di 40 anni. In Germania sono il 48%, in Gran Bretagna il 29% e in Francia il 27%. E se usciamo dall'ambito accademico, il panorama non migliora di certo. La fragilità della cultura della scienza spiega il docente di Trento è si riflette anche nel peso che le imprese danno a questo settore. Per le caratteristiche del tessuto produttivo formato da aziende di piccole dimensioni, gli investimenti privati in ricerca in Italia sono particolarmente esigui. E anche nella percezione pubblica gli scienziati che lavorano per un'impresa vengono giudicati meno obiettivi e indipendenti. Mentre in Italia abbiamo poco più di 4 ricercatori ogni mille occupati, in Corea arriviamo a undici. Tre quarti dei quali lavorano in un'azienda privata: il doppio rispetto al nostro paese?. Ecco il mix di ragioni per cui i "piccoli scienziati" in Italia non riescono a crescere. I loro voti a scuola non smentiscono i dati complessivi. L'Ocse ha calcolato che i più bravi in scienze sono i finlandesi, che raggiungono un punteggio di 554 con gli italiani quasi in fondo alla classifica (489). La promozione è lontana anche in matematica. Questa volta gli adolescenti coreani superano di poco i finlandesi (546 il punteggio di Seul). Con l'Italia che sprofonda a quota 483. _____________________________________________________ Unione Sarda 19 mar. ’13 UNICA: IL RETTORE IL 3 APRILE IN CONSIGLIO COMUNALE Il prossimo 3 aprile per il rettore Giovanni Melis parlerà per la prima volta di università in questo Consiglio comunale. L'incontro, chiesto da Enrico Lobina, consigliere della Federazione della sinistra - Rossomori, è stato sottoscritto da tutti i capigruppo dell'aula e vedrà la partecipazione, oltre al magnifico, anche della presidente dell'Ersu, Daniela Noli e del presidente del Consiglio degli studenti, Tommaso Ercoli. Che esista un'emergenza istruzione nell'Isola è risaputo. «Abbiamo i tassi di dispersione scolastica più alti d'Italia e d'Europa. La percentuale di laureati sul totale della popolazione è tra le più basse d'Italia e d'Europa. Nelle pieghe di questi numeri c'è Cagliari che, nonostante i suoi 29 mila studenti, non è ancora una città universitaria. «Non lo è nella impostazione, nelle strutture, nei rapporti con la popolazione studentesca», sottolinea l'esponente della Federazione della sinistra. L'obiettivo è «far tornare l'università al numero degli iscritti conosciuto negli ultimi decenni, al netto del declino demografico che la Sardegna conosce, rendere l'ateneo uno dei migliori e più accoglienti del Mediterraneo. (m. g.) _____________________________________________________ La Nuova Sardegna 22 mar. ’13 UNICA: L’ATENEO CAPOFILA NELLA RETE DEI MUSEI UNIVERSITARI ITALIANI CAGLIARI Una rete nazionale di musei. E in prima fila c’è l’Università di Cagliari. Il progetto (“Le tecnologie informatiche e le nuove realtà per la conoscenza, il networking e la valorizzazione del patrimonio culturale scientifico: il ruolo della rete dei Musei Universitari”) è stato co- presentato con Modena-Reggio Emilia, e approvato l’11 marzo scorso dal ministero dell’Università e della ricerca. L’università del capoluogo ha avuto il via libera del Miur per l’elaborato del Cimas (Centro interdipartimentale dei musei e dell’archivio storico). Il responsabile scientifico del progetto è la professoressa Luisa D’Arienzo. Il contributo è il più rilevante tra i finanziamenti concessi: 700 mila euro, pari all’80 per cento dell’importo richiesto. Nei lavori, oltre a Cagliari e Modena-Reggio Emilia, sono coinvolte le università di Bari, Chieti, Firenze, Ferrara, Salento, Parma, Perugia, Roma La Sapienza, Siena, Viterbo. Il progetto avrà una durata di 24 mesi. (s.a.) _____________________________________________________ Unione Sarda 19 mar. ’13 UNISS: INGEGNERIA INFORMATICA NIENTE CORSO, È RIVOLTA UNISS: Per la bocciatura dell'istituzione di Ingegneria informatica Scienze politiche, direttrice contro senato accademico VEDI LA FOTO Il dipartimento di Scienze Politiche non è d'accordo con il no del senato accademico sull'istituzione del corso di laurea in Sistemi di elaborazione e tecnologie dell'informazione. «È un atto arbitrario che provoca un danno all'ateneo e al territorio», ha detto la direttrice del dipartimento di Scienze Politiche, Antonietta Mazzette nel corso della conferenza stampa convocata ieri mattina. Il corso era stato approvato un anno fa dal senato accademico, dal comitato di valutazione e dal consiglio di amministrazione. Unico esame non superato quello del Coreco, dove veniva richiesto il cambio del nome, in seguito modificato. Un anno dopo la doccia fredda perché il dipartimento era convinto di avere risolto il problema dopo le modifiche apportate e invece il cda e il senato accademico hanno espresso parere negativo. «In un contesto di crisi economica e di stabilità del quadro di riferimento normativo non ritiene al momento di procedere a fornire un parere positivo sull'istituzione del corso», è stato il chiarimento del senato accademico. Una spiegazione «superficiale» secondo il Consiglio di Dipartimento che in una mozione chiede al rettore di confermare in un documento pubblico che l'istituzione del corso di laurea in questione rientra nel programma di sviluppo strategico dell'ateneo, impegnando il cda a rivedere la sua decisione e istituire questo corso di studi per l'anno accademico 2014/2015. «È un atto che impedisce ai docenti di svolgere il proprio compito», ha detto Mazzette che ha voluto sottolineare come «da questo atto d'accusa va tenuto fuori il rettore Mastino che ci ha sempre sostenuto per la creazione di questo corso». (m. c.) _____________________________________________________ La Nuova Sardegna 19 mar. ’13 UNISS: MEDICINA, GLI STUDENTI RIAMMESSI SI PRESENTANO SUBITO ALLE LEZIONI Dopo la sentenza del Tar sull’irregolarità del test non hanno ancora formalizzato l’iscrizione Ma ieri in trenta hanno seguito il corso di anatomia: «Vogliamo confrontarci con i colleghi» di Gabriella Grimaldi SASSARI In trenta, su circa cinquanta che alla fine di un travagliato percorso legale saranno ammessi alla facoltà di Medicina e Chirurgia, ieri mattina si sono presentati alla lezione di anatomia umana in programma nell’aula di viale San Pietro. Hanno preso posto accanto ai loro futuri colleghi e hanno seguito la spiegazione del professore. Solo alla fine dell’ora, dopo che gli altri studenti li avevano osservati con una certa curiosità, si sono presentati e hanno spiegato il motivo del loro gesto. «Volevamo contattare i colleghi universitari per confrontarci con loro – dice Antonio Pala, uno degli studenti che una sentenza del Tar di Cagliari ha autorizzato ad iscriversi a Medicina nonostante non si fosse piazzato a un livello utile nella graduatoria relativa al numero chiuso –. Dopo la notizia che il Tar aveva accolto il ricorso di chi denunciava irregolarità nello svolgimento della prova, si è scatentato, soprattutto sui social network, un dibattito nel quale ci siamo sentiti attaccati ingiustamente e quindi l’intento è quello di spiegare come sono andate veramente le cose». Tutto è nato da diverse denunce presentate ai carabinieri nei giorni immediatamente successivi allo svolgimento del test di ingresso alla facoltà di Medicina di Sassari predisposto per accedere a uno dei 120 posti disponibili. In quelle denunce si parlava del fatto che i commissari, durante tutto lo svolgimento del compito, avevano chiesto che i candidati tenessero un documento personale sempre in evidenza per poter essere identificati in ogni momento. Alla denuncia alle forze dell’ordine era seguita la presentazione di un ricorso al Tar con gli stessi contenuti. «Nei giorni successivi al test – dice Giulia Unali – avevo pubblicato su facebook le mie perplessità su come si erano svolte le cose al palazzetto dello sport. Ero scandalizzata e lo avevo voluto dire a tutti. Sempre attraverso internet sono stata contattata dal coordinatore dell’Unione degli universitari, Michele Orezzi, che opera a livello nazionale, il quale mi ha informato che c’era la possibilità di impugnare il concorso al Tar e che l’Udu faceva riferimento allo studio legale di Michele Bonetti, un avvocato che poi ci ha seguito durante tutto il percorso. Abbiamo così cominciato a metterci in contatto tra noi che avevamo sostenuto il test e che ritenevamo ci fossero state gravi irregolarità, compresa la scelta della sede del palazzetto che poi si è dimostrata del tutto inadeguata. C’è chi ha scelto di non aderire a questa azione e chi come noi ha voluto proseguire». Tra le polemiche che sono emerse dal dibattito tra i giovani che avevano partecipato alla prova il 4 settembre, quella relativa al costo del ricorso: «Solo chi aveva le possibilità economiche è riuscito a “saltare” il test, gli altri sono rimasti a piedi», ha detto qualcuno tra coloro che il ricorso non l’hanno presentato ed è rimasto fuori dall’ammissione “forzosa” imposta dai giudici all’università di Sassari. I ragazzi che invece a breve chiederanno l’immatricolazione nella segreteria della facoltà ci tengono a dire che il sindacato ha chiesto alla totalità dei ricorrenti di pagare allo studio legale una cifra complessiva di 5mila euro per l’apertura dell’azione legale. «Diviso tra tutti – hanno spiegato – abbiamo dovuto sborsare circa cento euro a testa. Ma avevamo anche detto a chi non se lo poteva permettere che ci sarebbe stata una colletta tra noi ragazzi per aiutarli». A breve dunque i ragazzi si presenteranno per l’iscrizione e la facoltà di Medicina, sarà costretta ad accoglierli. _____________________________________________________ Unione Sarda 23 mar. ’13 SVILUPPO, IL SEGRETO SONO LE IDEE INNOVATIVE Esperti a confronto al workshop sulla valutazione della ricerca scientifica La ricerca scientifica è importante per la crescita economica, ma per imboccare la strada giusta è necessario investire su idee e progetti innovativi e meritevoli. Su questo tema si è incentrato il convengo organizzato ieri, nell'auditorium del Parco Tecnologico, da Sardegna Ricerche: “Valutazione della ricerca scientifica in Sardegna. Esperienze a confronto per il miglioramento del modello regionale”. Ora più che mai bisogna scommettere sul futuro, ma occorre anche capire dove indirizzare le risorse. Un metodo di valutazione della qualità della ricerca efficace ed equo è un presupposto indispensabile per la nascita di progetti validi. La Sardegna su questo campo è all'avanguardia in Italia e dal 2007 ha riservato un posto privilegiato alla ricerca nei bilanci regionale assegnando una cifra non inferiore all'1% della quota Irpef riscossa nell'Isola. «Ogni anno, attraverso la legge regionale 7/2007, destiniamo ingenti risorse a sostegno di progetti di ricerca scientifica fondamentale, di base e applicata in Sardegna - sostiene Gianluca Cadeddu, direttore del Crp - l'obiettivo del convegno è stato confrontare il metodo di valutazione della ricerca scientifica applicato nell'Isola con le migliori esperienze esistenti a livello nazionale ed europeo, per trarne utili spunti». «È una legge che tutte le regioni vorrebbero avere - sostiene Gaetano Di Chiara, professore dell'Università di Cagliari, farmacologo e membro del Gruppo 2003 (l'associazione che riunisce gli scienziati italiani che figurano negli elenchi dei ricercatori più citati al mondo) -grazie a questo provvedimento il budget per la ricerca di base non è discusso ad ogni finanziaria ma stabilito automaticamente sulla base delle entrate». Luca Mascia _____________________________________________________ La Nuova Sardegna 23 mar. ’13 IL VERBO MERITOCRATICO ALLA PROVA DELLE LAUREE INVENTATE DI EUGENIA TOGNOTTI Falso allarme. Non è vero che gli italiani non credono più alla laurea. Ci credono eccome, almeno negli ambienti della politica, dove la pattuglia dei falsi laureati s’ingrossa ogni giorno . Quella delle lauree e/o master inventati è ormai un’epidemia politica, a diffusione trasversale, dalla Lega al Movimento cinque stelle , alla meteora "Fare per fermare il declino", al momento scomparsa dal cielo della politica. L’elenco è nutrito e comprende, per ricordare solo i personaggi più noti alle cronache , il figlio di Umberto Bossi, detto il Trota, fornito di un diploma di laurea – che più taroccata non si può – acquistata dai detestati albanesi. E, ancora, il tesoriere della Lega , Francesco Belsito , che di lauree finte ne vantava addirittura due, conseguite a Malta e in Inghilterra. Senza parlare di Oscar Giannino, leader di “Fare”, liberista e inesausto combattente per la meritocrazia, che si era inventato due lauree italiane. Ma, anche, per non farsi mancare niente, anche un master alla Booth School of Business dell’Università di Chicago , una delle più antiche e prestigiose al mondo in materie economiche. Una new entry della lista è una giovane “cittadina deputata” di M5s. Dura e pura – come tutti gli adepti del Movimento di Grillo e Casaleggio – ma non tanto da sfuggire alla tentazione di farsi passare per plurilaureata. Un percorso enfatizzato dai media, che le avevano accreditato un curriculum da enfant prodige che neanche Giovanni Giolitti, laureato in Leggi a soli diciannove anni: una laurea a Huntsville , Alabama , un master in Cina, e una quasi laurea in Italia. Ma siamo o non siamo nell’era della democrazia digitale? Agli utenti del web sono bastati pochi clic e il brillante curriculum è stato subito drasticamente ridimensionato sull’enciclopedia Wikipedia : quella in Lingue e Commercio nazionale presso l’Università di Alabama in Huntsville non è una laurea riconosciuta nel nostro Paese . Quello di Relazioni Internazionali alla Peking University in Cina è solo un corso estivo. La Laurea “vera” in Relazioni internazionali a Roma Tre arriverà, se arriverà, a tempo debito. Ora, che bisogno aveva la neodeputata venticinquenne – destinata, a quanto si diceva a diventare presidente deal Camera – di millantare quei titoli? E’ la stessa domanda che s’impone per il cofondatore di “Fratelli d’Italia”, Guido Crosetto, deputato uscente, classe 1963, il cui curriculum in rete e alla Camera riportava il titolo accademico – risultato poi falso – di laureato in Economia e Commercio a Torino. Un’innocente bugia, una debolezza senza conseguenze, si è difeso l’interessato in un’intervista, evocando le nefandezze ben più gravi che si consumano nel mondo della politica quali, nell’ordine: rubare, portare prostitute in Parlamento, “mangiare ostriche e champagne”. Cosa , quest’ultima che, di per sé , non provocherebbe danni alla collettività, se la spesa non fosse a carico dei contribuenti, come le cronache hanno più volte confermato. C’è qualcosa che fa riflettere in questo rincorrere , da parte del personale politico, titoli finti; nell’affannarsi a gonfiare quelli veri, nell’ammantarsi di posizioni accademiche superiori rispetto a quelle reali (un piccolo scivolamento in cui è incorsa una neodeputata di Scelta civica, Irene Tinagli, ospite quasi fissa di “Ballarò”). Dopotutto, la storia parlamentare italiana, recente e recentissima, è piena di politici senza laurea che hanno ricoperto altissimi incarichi istituzionali. Non saranno diventate la laurea, il master , la carriera accademica, le uniche credenziali nella selezione di una classe dirigente cui mancano altre qualità e competenze come l’apprendistato nelle istituzioni locali , il lavoro nella trincea dei partiti, dei sindacati, dell’associazionismo? _____________________________________________________ Unione Sarda 18 mar. ’13 AGEVOLAZIONI FISCALI PER CHI ASSUME RICERCATORI INCENTIVI. Il bonus è stato previsto dal governo Monti per gli anni 2012 e 2013 Il governo Monti ha deciso di agevolare le imprese che puntano su innovazione e ricerca. Ecco perché oggi è possibile utilizzare il bonus fiscale garantito a chi assume ricercatori. Il provvedimento varato dall'esecutivo ora trova attuazione nel decreto del ministero dello Sviluppo economico che ha fissato le regole per l'incentivo, anche se manca ancora un decreto che determini invece come compilare e inviare le domande. I BENEFICIARI Possono accedere all'agevolazione le imprese di qualsiasi dimensione e settore. L'importante è assumere a tempo indeterminato il lavoratore destinato all'attività di ricerca oppure trasformare un rapporto a tempo in uno stabile. Inoltre, è richiesto, per il personale da assumere, il possesso di titoli accademici, come ad esempio un dottorato di ricerca o una laurea magistrale in ambito tecnico o scientifico. L'agevolazione può essere percepita anche per il 2012 per le imprese che hanno già effettuato le assunzioni nell'anno passato, nel periodo però successivo al 26 giugno, visto che la legge è entrata in vigore in quella data. Per l'anno in corso, invece, otterranno il bonus le aziende che hanno assunto a partire dal primo gennaio. L'AGEVOLAZIONE Il bonus consiste in un credito d'imposta pari al 35% del costo aziendale (dalla retribuzione lorda fino ai contributi obbligatori e quelli assistenziale) sostenuto per questo tipo di assunzioni e con un limite massimo di 200 mila euro in dodici mesi. Al momento sono stati stanziati fondi pari a 25 milioni di euro per il 2012, mentre nell'anno in corso le risorse ammontano a 50 milioni. Avranno una corsia preferenziale le start-up innovative e i cosiddetti incubatori certificati, mentre il bonus se lo assicureranno le imprese sulla base della data di presentazione della richiesta fino ad esaurimento delle risorse. Per conoscere i termini di avvio della procedura di presentazione della domanda e l'eventuale scadenza finale, si dovrà però attendere il secondo decreto del ministero dello Sviluppo economico che fornirà i contenuti e le procedure di invio delle domande. LA DECADENZA L'azienda che assume ricercatori deve mantenere i posti di lavoro (coperti con contratti a tempo indeterminato, è bene ribadirlo) per almeno tre anni, due invece se si tratta di piccole e medie imprese. Altrimenti, decade dal beneficio, così come l'azienda che dovesse avere un numero di dipendenti inferiore a quello indicato nel bilancio precedente. La decadenza, inoltre, è prevista anche nel caso di delocalizzazione dell'attività in un Paese esterno all'Unione europea. Anche la violazione delle norme contributive e fiscali, infine, comporta la decadenza dall'agevolazione prevista per l'assunzione di ricercatori. ( g. d. ) _______________________________________________________________ Italia Oggi 19 mar. f13 RIFORMA FORNERO: UNA SCUOLA ANCORA PIÙ VECCHIA Le proiezioni confermano: si uscirà con il contagocce. Ipotecate le future assunzioni Con la riforma Fornero, prof in cattedra altri 5-7 anni DI ALESSANDRA RICCIARDI Altro che svecchiamento. Con i nuovi requisiti della riforma Fornero, le prossime assunzioni nella scuola saranno fatte con il contagocce e l'età dei docenti italiani, già alta, continuerà a crescere: di almeno 5 anni, anche 7 per le donne. Le proiezioni sui pensionamenti 2013, trapelate in questi giorni, danno il segnale dell'inversione del trend: se lo scorso anno sono andati in pensione in 30 mila, quest'anno non si arriverà neanche alla metà, tra insegnanti, ausiliari, tecnici e amministrativi. La situazione è destinata a peggiorare dal 2015, quando quasi tutti i dipendenti potranno accedere al trattamento previdenziale con i nuovi requisiti: chi poteva andare in pensione di anzianità con 35 anni di lavoro, dovrà aspettare di aver maturato i 42 anni di contributi, se uomo, o i 41 se donna; a pagare di più saranno le insegnanti interessate alla pensione di vecchiaia: se prima della riforma Fornero bastavano 61 anni di età e 20 di contributi, l'età dovrà essere di almeno 66, che cresce lentamente verso i 67. Come gli uomini, a cui prima servivano 65 anni di età. Insomma, una pesante ipoteca sulle prossime assunzioni: salvo un piano straordinario di investimenti, che svincoli il reclutamento dalla copertura dei posti lasciati disponibili dai pensionamenti, si assumerà poco. Il concorso in atto, con le sue 11 mila immissioni in ruolo, consentirà a tutti i docenti verosimilmente di essere in cattedra già il prossimo settembre, salvo non si decida di assumere sulla metà dei posti disponibili anche dalle graduatorie a esaurimento. Per non parlare del fatto che il dimezzamento dei pensionamenti si rifletterà negativamente anche sui posti disponibili per gli incarichi annuali. Insomma, si è innescata una reazione a catena che renderà molto difficile il ricambio. L'età media dei docenti italiani è di 50 anni, e nel tempo anche quella dei precari è salita: 39 anni. Insomma, i docenti arrivano in cattedra tardi e vi dovranno restare a lungo. Nel Regno Unito, soltanto il 32% degli insegnanti ha più di 50 anni In Francia è il 30% e in Spagna il 28%. è pendente presso al Corte costituzionale un ricorso che potrebbe nell'immediato migliorare la situazione dei pensionamenti attesi per settembre. Si tratta di quanti avevano maturato i requisiti pre Fornero non al 31 dicembre 2011 -limite fissato dalla legge ma al 31 di agosto 2012: chiedono di tenere conto che nella scuola l'anno di servizio si matura entro agosto e non entro dicembre. Se la Corte dovesse dire di si, verrebbe loro riaperta la porta del pensionamento e ci sarebbero alcune migliaia di nuove cattedre da poter coprire. Il ministro uscente dell'istruzione, Francesco Profumo, aveva lanciato l'ipotesi di avviare già quest'anno un nuovo concorso per il 2014, la procedura poi si è arenata per la fine anticipata del governo. Ma forse ha giocato un ruolo anche la previsione di una riduzione progressiva delle uscite che renderebbe oltremodo dispendioso avviare le procedure concorsuale (alle ultime, i candidati sono stati oltre 300 mila) per assumere su poche migliaia di posti. Per il prossimo governo resta così tutto da districare il nodo di una riforma del reclutamento, con una eventuale revisione delle percentuali di immissioni tra graduatorie concorsuali e graduatorie ad esaurimento, che consenta di aprire a forze fresche senza però tradire le aspettative di quanti, dopo decenni di precariato, aspirano a una stabilizzazione. Gli spazi per agire non sono ampi, le attese del settore invece si. Francesco Profumo _____________________________________________________ Il Sole24Ore 18 mar. ’13 FORMAZIONE. LE BORSE PER IL PROSSIMO ANNO ACCADEMICO Lavoro Turchia o Giappone? Per studiare all'estero la nuova rotta è l' Est Paese per Paese i requisiti e le scadenze A CURA DI Eleonora Della Ratta Turchia, Giappone, Indonesia, Nuova Zelanda: si vola lontano, sulla nuova strada d'Oriente, per andare a specializzarsi all'estero, frequentando un master o un dottorato di ricerca. Un'opportunità che può essere a costo zero grazie alle borse di studio messe a disposizione degli studenti italiani dai Governi dei diversi Paesi attraverso il ministero degli Esteri. Tra i bandi in scadenza nei prossimi mesi (si veda la tabella a destra) spiccano le offerte che arrivano da Paesi extra-europei, aperti ai laureati di tutte le materie. Tra le opportunità più generose si distinguono quelle delle università giapponesi che mettono in palio un totale di 130 borse di studio da oltre mille euro al mese, oltre a coprire i costi di viaggio e le tasse di iscrizione. Altrettanto generosa la Nuova Zelanda che permette ai dieci laureati più bravi di seguire master e dottorati con una rendita mensile di 1.300 euro a cui si aggiunge la copertura delle spese sanitarie, di viaggio e per l'acquisto di libri. L'Indonesia, invece, punta sui ricercatori in storia dell'arte mettendo in palio borse per programmi brevi su arte e cultura indonesiane dirette sia a laureati sia a laureandi in belle arti. Oltre alla borsa di studio, viene coperto il biglietto aereo andata e ritorno, le spese di alloggio e quelle di formazione anche extracurriculari. Gli Stati Uniti sono, invece, la meta ideale per chi vuole approfondire i propri studi in scienze politiche o relazioni internazionali: tra le tante borse Fulbright messe a disposizione dagli Usa, infatti, è ancora aperto il bando per frequentare un master di 10 mesi riservato ai laureati in queste materie, con un contributo che può arrivare fino a 23mila euro. Già aperte (con scadenza dicembre 2013) le borse di studio per l'anno accademico 2014-2015 dei programmi Fulbright-Finmeccanica (per laureati in discipline scientifiche e tecnologiche) e Fulbright Placed (aperti ai laureati in qualsiasi disciplina e ai diplomati nei campi dell'arte e della musica). I requisiti per partecipare alla selezione cambiano in base ai bandi, ma hanno dei punti in comune: in genere è previsto un limite di età che va dai 29 ai 35 anni (unica eccezione l'Ungheria che offre opportunità fino a 40 anni) e la laurea o almeno l'iscrizione all'ultimo anno dell'università. Nel curriculum non deve mancare un'ottima conoscenza della lingua inglese che, in alcuni casi, deve essere certificata (Toefl o Ielts): se si intraprendono studi umanistici è necessario saper parlare anche la lingua locale, come l'arabo per gli studi in Siria o il giapponese per chi vuole approfondire la letteratura nipponica. Sul sito del ministero degli Esteri, inoltre, è possibile avere un continuo aggiornamento dei bandi in scadenza: una volta l'anno vengono pubblicate le offerte di Paesi e istituzioni straniere che mettono a disposizione borse di studio per frequentare corsi di diversa durata, dai Ph. D. biennali fino a brevi corsi estivi di tre mesi. Per il mese di aprile, quindi tra pochi giorni, è attesa la pubblicazione del bando per l'Australia, con opportunità in tutti i rami di studio, e scade il bando a fine mese per chi punta sulla Turchia, dove saranno disponibili borse di studio per frequentare master in materie scientifiche, tecnologiche o in ingegneria. Se a disposizione si hanno solo poche settimane esiste un'altra possibilità: la richiesta di borse di studio per frequentare corsi brevi durante l'estate. Tra giugno e settembre molte università straniere organizzano master ai quali si accede con borsa di studio: ad esempio, c'è tempo fino al 1° maggio per inoltrare la domanda per studiare in Romania (15 borse per tre settimane di studio, ma è necessario conoscere la lingua romena). © RIPRODUZIONE RISERVATA CANDIDATURA ONLINE L'iter La candidatura alle borse di studio avviene online, dal sito http://borsedistudio.esteri.it/. È necessario cliccare sulla voce di menù «Accesso al sistema» dopo la registrazione. Si compila poi il modulo di candidatura e si carica una foto digitale a colori. Una volta completata la domanda, si potrà inviarla, entro la scadenza prevista, cliccando sul comando «Invia domanda definitiva». La domanda cartacea in originale va spedita all'Ambasciata del Paese offerente le borse di studio alle quali ci si candida (l'indirizzo è nella scheda relativa al Paese stesso alla voce «Elenco dei Paesi offerenti»). La domanda cartacea dovrà essere corredata delle lettere di presentazione firmate dai docenti che sostengono la candidatura. Il calendario I bandi aperti dai principali Stati esteri con borse di studio per studenti, laureati e ricercatori INDONESIA Bando Borse per programmi brevi su arte e cultura indonesiane. Destinatari son laureati e laureandi in belle arti. Limite di età: 30 anni. Scadenza: 24 marzo Inizio corsi e durata 25 maggio 2013 - 3 anni Contributo Indennità mensile di 118 euro, biglietto aereo a/r, rimborso alloggio e spese di formazione www.kemlu.go.id TURCHIA Bando Borse di studio per master e dottorato per tutti i campi. Limite di età: 29 anni per i master, 35 anni per i dottorati di ricerca. Scadenza: 31 marzo Inizio corsi e durata Settembre 2013 - 12/24 mesi Contributo Indennità mensile di 325 euro (435 euro per i dottorati), copertura spese viaggio e alloggio www.trscholarships.org UNGHERIA Bando Borse di studio per master e dottorato per tutti i campi. Limite di età: 35/40 anni. Scadenza: 8 aprile Inizio corsi e durata Settembre 2013 - 10 mesi Contributo Circa 260 euro al mese e 134 euro al mese per l'alloggio www.scholarship.hu ESTONIA Bando Borse di studio per master e dottorato per tutti i campi. Limite di età: nessuno Scadenza: 10 aprile Inizio corsi e durata Settembre 2013 - 10 mesi Contributo 288 euro al mese per il master, 385 euro al mese per il dottorato www.studyinestonia.ee GIAPPONE Bando Borse per master e dottorati. Limite di età: 35 anni. Scadenza: 15 aprile Inizio corsi e durata Dal 1° aprile 2014 per le borse di 24 mesi. Dal 1° ottobre 2014 per le borse di 18 mesi - 18/24 mesi Contributo Importo mensile di 1.175 euro (Corso di Research Student), 1.180 euro (studenti iscritti a un master o a un dottorato). Biglietto aereo a/r, esonero tasse universitarie www.jasso.go.jp STATI UNITI/1 Bando Borse di studio Fulbright Iie-Placed per master in tutte le discipline eccetto medicina, odontoiatria, veterinaria, Business Administration e Mba. Scadenza: 15 aprile Inizio corsi e durata Settembre 2014 - 10 mesi Contributo Fino a 29mila euro + 1.500 euro per le spese di viaggio www.fulbright.it STATI UNITI/2 Bando Borsa Fulbright-Carlo Maria Santoro Master in Relazioni Internazionali per laureati in scienze politiche e relazioni internazionali. Scadenza: 15 aprile Inizio corsi e durata Settembre 2014 - 10 mesi Contributo Fino a 23mila euro + 1.500 euro per le spese di viaggio www.fulbright.it SIRIA Bando Corsi di perfezionamento di lingua araba per studenti universitari iscritti almeno al secondo anno di corso che abbiano superato almeno un esame di lingua araba e due di cultura araba. Scadenza: 30 aprile Inizio corsi e durata 1° ottobre 2013 (secondo corso 1° febbraio 2014) - 3 mesi Contributo Importo mensile di 1.875 lire siriane (circa 20 euro). Esenzione tasse universitarie www.ambasciatadisiria.it ROMANIA Bando Laureandi e laureati per ricerche nei settori umanistico e tecnico-scientifico. Limite di età: 35 anni. Scadenza: 1° maggio Inizio corsi e durata Settembre 2013 - 2/6 mesi Contributo Rimborso delle tasse scolastiche, assegno mensile da definire www.edu.ro QATAR Bando Studi universitari in scienze, scienze della formazione, ingegneria, farmacia. Richiesto diploma di scuola superiore e certificazione Sat, Act e Accuplacer Math di matematica. Scadenza: 4 luglio Inizio corsi e durata Settembre 2013 - 2 anni Contributo Tasse universitarie, biglietto a/r www.qu.edu.qa/students/admission/scholarships/index.php NUOVA ZELANDA Bando Dottorato di ricerca in qualsiasi disciplina. Destinatari sono i laureati secondo livello. Scadenza: 15 luglio Inizio corsi e durata Febbraio 2014 - 3 anni Contributo Rendita mensile di 1.300 euro, un fondo per le spese di viaggio di 1.270 euro, una assicurazione sanitaria del valore di 382 euro. Circa 500 euro per i libri www.newzealandeducated.com/nzidrs PRINCIPATO DI MONACO Bando Borse riservate a studenti italiani con genitori o familiari monegaschi, residenti a Monaco o che abbiano lavorato per la Pa monegasca. Scadenza: 31 luglio Inizio corsi e durata Settembre 2013 - 3 anni Contributo L'ammontare della borsa dipende dalle condizioni economiche familiari accertate da apposite procedure www.ambasciatadimonaco.it _______________________________________________________________ Il Fatto Quotidiano 18 mar. f13 IN UNA KABUL DEVASTATA L'UNIVERSITÀ CRESCE ANCORA ora L'inchiostro dello studioso è più sacro del sangue del martire". Le parole del profeta Maometto sono state tradite dai talebani, che per un decennio avevano definitivamente cancellato la tradizione culturale afghana, già vittima delle conseguenze di invasioni e guerriglie tra mujadin e i soldati dell'ex Unione Sovietica e signori della guerra al soldo delle varie potenze. Recentemente sulle pareti di una abitazione privata di Kabul sono ricomparse fotografie di ragazze, chi in minigonna chi in jeans a campana, mentre ridono e chiacchierano con studenti ben rasati e in abiti occidentali nel giardino pieno di fiori e piante dell'università. Scene di vita normale. Non si tratta di scatti che raccontano la vita di questi giorni, ma di immagini che risalgono ai primi anni Settanta quando l'ateneo pubblico della capitale afghana era uno dei centri culturali più avanzati dell'Asia, frequentato anche da studenti stranieri. L'ascesa al potere dei taliban ha cancellato - chiudendo scuole e università e nascondendo quei volti sorridenti e quelle menti colte sotto il velo di un islam manipolato o dentro abiti e riti che nulla hanno a che vedere con il Corano -conquiste culturali e progresso. Che dal 2001, quando gli Stati Uniti e gli alleati "volenterosi", tra cui l'Italia, entrarono in Afghanistan per dare la caccia a Bin Laden, provocando il ritiro parziale dei taliban, sta lentamente riconquistando terreno. Più di 2 milioni di bambine sono tornate a frequentare le lezioni e come ha detto- il Vice Ministro per gli Affari Femminili, Sayeda Muzghan Mostafavi, durante una conferenza l' 8 marzo scorso, le ragazze oggi rappresentano il 41 per cento degli studenti che frequentano la scuola. La situazione è migliorata negli ultimi due anni e le stime del Ministero della Pubblica Istruzione in Afghanistan parlano di oltre 5,4 milioni di bambini iscritti alle scuole. Secondo la Costituzione, adottata nel gennaio 2004, l'istruzione è un diritto di tutti i cittadini, uomini e donne, e deve essere gratuita per le scuole primarie. Se però ci sono ancora 11 milioni di persone che non sanno né leggere né scrivere questo è dovuto soprattutto all'arretratezza delle aree montane più remote del Paese dove non ci sono strutture, insegnanti e quando c sono, sono inadeguati o schiavi d pregiudizi religiosi. Gli ostacoli più grandi da rimuovere per far progredire il Paese so- no dunque la povertà e l'isolamento, sfruttati dai signori della guerra che agiscono con l'unico obiettivo di poter mantenere il potere. Ma, grazie a internet, anche in Afghanistan gli atenei - distanti migliaia di chilometri gli uni dagl altri - ora sono collegati, anche se con molte difficoltà. E, soprattutto i docenti dell'università di Kabul. quella meglio connessa, possono entrare in contatto facilmente con colleghi stranieri e scambiare informazioni per la messa a punto d programmi aggiornati. Il report 2011 dell'International Council on Security and Development (ICOS), think thank internazionale che ha studiato da vicino l'Università di Kabul, conferma il miglioramento della situazione. Qui gli studenti sono 9660, di cui 2336 donne (circa il 24%). Quindici le facoltà aperte negli ultimi anni, da Scienze Informatiche a Farmacia, fino a Storia dell'Arte e Studi Islamici. La struttura, in passato uno dei ' centri di formazione più impor- tanti per i leader politici, è diventata un laboratorio di discussione e crescita per i giovani afghani. In Afghanistan sono ventidue le università pubbliche e gli istituti de- ' dicati all'educazione e costano allo ' Stato circa 35 milioni di dollari (1,5% del budget totale). ' Ma non è ancora abbastanza. A ' mancare sono le risorse di base, anche se le continue iscrizioni L danno impulso a quella che do- , vrebbe essere la strada per la rinascita. i "La sicurezza è una priorità - ha detto A. Quadir Amiryar, senior adviser per il Ministero dell'Educazione - e l'istruzione universi- taria un lusso, vista la configura del governo". Se tutti i fondi sono investiti in protezione, non ci saranno però i soldi per far laureare ingegneri che possano pianificare le nuove città i o amministratori che sappiano gestire le politiche locali. Se l'Afghanistan vuole davvero voltare pagina, dicono gli esperti, studio e ricerca devono essere le L priorità, più di ogni altra questio- ne. Qualcuno però teme che nel 2014, quando sarà completamento il rientro delle forze internazionali, la ripresa potrebbe di nuovo ar- restarsi. E il Paese non potrebbe permetterselo. Martina Castigliani e Roberta Zunin _____________________________________________________ Corriere della Sera 24 mar. ’13 L'IMMORTALITÀ DIVIDE LA SCIENZA J. M. Fischer spiega le sue ricerche sulla vita eterna. Studiosi perplessi di ENNIO CARETTO D a alcuni mesi, un'équipe diretta da John Martin Fischer, professore di Filosofia dell'Università della California della città di Riverside presso Los Angeles, conduce una ricerca sull'immortalità finanziata da una borsa di studio di cinque milioni di dollari. In un recente incontro con i media americani, il filosofo ha spiegato la sua «missione», improntata «a seri criteri scientifici, nel rispetto delle tradizioni religiose, per accertare se esistano forme di vita eterna, se esista cioè una realtà ulteriore, soprasensibile, che ci trascenda». Non è l'unico progetto del genere in America dall'inizio del Terzo millennio. Nel luglio scorso a San Francisco, dunque pochi giorni prima dell'annuncio di Fischer, un giovane imprenditore russo, Dmitri Itskov, rivelò che trenta scienziati stavano lavorando al trapianto del cervello umano su un robot, «primo passo verso l'immortalità», impresa realizzabile — garantì — entro il 2045. Ma mentre il suo progetto, battezzato «Avatar» dal celebre film di Cameron, per il quale Itskov stava spulciando la rivista «Forbes» a caccia dei finanziamenti dei miliardari americani, sapeva di fantascienza e suscitò più che altro scetticismo, il «Progetto immortalità» di Fischer ha generato notevole interesse — e altrettanta perplessità — per l'autorevolezza del filosofo e per il prestigio della John Templeton Foundation che lo finanzia. Quello tra il filosofo e la fondazione è un insolito connubio. La John Templeton Foundation, intitolata al miliardario deceduto nel 2008 all'età di 95 anni, un filantropo presbiteriano, promuove la spiritualità e ha condotto ricerche sull'evoluzione, la scienza, la personalità, la vita su altri pianeti. Il sessantenne Fischer è di famiglia ebrea ed è ateo — non perdonò mai l'uccisione del nonno durante la Shoah — e i suoi libri più famosi sono un programma già nel titolo: The Metaphysics of Death («La metafisica della morte») e Our Stories: Essays on Life, Death and Free Will («Saggi sulla vita, la morte e la libera volontà»). Ma proprio queste differenze fanno pensare che il «Progetto immortalità» possa essere attendibile. Il filosofo — che ha assegnato ai suoi principali collaboratori (neurologi e teologi, psichiatri e biologi) 250 mila dollari a testa per la ricerca — ha ammesso candidamente di non nutrire grandi aspettative: «È possibile soltanto una maggiore comprensione di interrogativi che da millenni dominano le culture». A spingere la John Templeton Foundation all'iniziativa è stata con ogni probabilità anche l'attenzione destata in America dai sempre più numerosi libri sulle esperienze ai confini della morte. Nel più recente — Milioni di farfalle (in Italia appena pubblicato da Mondadori) — l'autore, Eben Alexander, ha raccontato di essere caduto in coma e di avere intravisto il Paradiso. Un collega — e non uno qualunque — Oliver Sacks, lo ha contestato sulla rivista «Atlantic», scrivendo che queste sono allucinazioni che «possono avere un significato spirituale ma che non provano l'esistenza di esseri o di mondi metafisici; provano solo la capacità del cervello di crearli». Ma come quelli precedenti, e come lo studio di dieci anni su 244 pazienti pubblicato dal cardiologo olandese Pim Van Lommel nel 2001 sulla rivista «Lancet», il libro di Alexander ha acuito l'ansia di scoprire se l'immortalità metafisica esista davvero e se quella fisica sia raggiungibile. Lo stesso Fischer ha citato nell'incontro con i media Ricordi, sogni, riflessioni (Bur), il libro in cui il pioniere della psicoanalisi Carl Gustav Jung descrisse la propria esperienza di pre-morte. È un ritorno di spiritualità alle cui radici, secondo Fischer, c'è lo scontento crescente per l'omologazione degli attuali stili di vita, il consumismo (che resiste come modello nonostante la crisi), la globalizzazione, la ricchezza, la libertà delle idee ma non la libertà dalla povertà e dalla fame. Come in ogni epoca di crisi, osserva il filosofo, oggi l'umanità avverte più del consueto il bisogno della fede e della speranza. Quello dell'immortalità «non è un sogno scaturito dalla paura della morte, piuttosto il desiderio di superare i confini imposti dalla natura». Il «Progetto immortalità» è tuttavia anche una risposta, tipicamente americana a dire il vero, a un dibattito che recenti conquiste scientifiche — dal ringiovanimento del corpo alla clonazione fino alla cibernetica — hanno reso incandescente. Il biologo Aubrey de Grey ritiene che la vecchiaia verrà debellata dalla medicina e Ray Kurzweil, un pioniere dell'intelligenza artificiale, sostiene che il cervello umano sarà trapiantato su un medium non organico. Opinioni che due delle menti più brillanti della Francia — Jean Baudrillard, il filosofo scomparso nel 2007 citato dagli scienziati americani che hanno criticato il progetto, e il virologo Luc Montagnier — contestano vigorosamente. Ne L'illusione della mortalità (Armando Editore) Baudrillard ammoniva che per l'umanità la clonazione è un'involuzione — non un'evoluzione — perché, troncando la selezione naturale pone fine alle specie viventi, compresa quella umana: «Sogniamo ciecamente di superare la morte sebbene da sempre l'immortalità abbia rappresentato la peggiore delle condanne, il destino più terrificante... porterà all'avvento non del superuomo ma del subumano». Montagnier ora rilancia: «Il clone non avrebbe il vissuto né la personalità dell'individuo clonato». Precisa altresì che «si potranno guadagnare vent'anni lottando contro il decadimento senile, ma non molto di più». E parlando del trapianto del cervello e dell'uso delle staminali, solleva un problema etico, come già fece Giovanni Paolo II: «Chi dice che ogni ricerca, per il solo fatto che può essere svolta, deve essere svolta, cade nel bioterrorismo. Il ricercatore deve interrogarsi sulle conseguenze». Anche per Montagnier l'immortalità intesa in questo senso è un'illusione. Un'illusione tra il sacro e il profano perseguita sin dagli albori dell'umanità, come testimoniano la storia e la letteratura, dall'epopea di Gilgamesh duemila anni prima di Cristo al Faust di Goethe nell'Ottocento; e poi i miti come quello del Graal, la coppa che garantisce l'immortalità a chi beve; e poi le leggende come quella di Dracula. È dal tempo degli alchimisti che la scienza cerca invano di sottrarre l'uomo allo stato di natura e di condurlo a uno stato di grazia. Concentrandosi sull'aldilà, Fischer ora tende a ridimensionare il dibattito scientifico e a riproporre il dibattito religioso sull'immortalità dell'anima aperto in Occidente da Platone e ripreso da Tommaso d'Aquino, un concetto, rileva lo stesso Fischer, che condiziona il comportamento dell'uomo. Che ottenga o no risultati, il «Progetto immortalità» — un viaggio, come tutte le esplorazioni, ai confini della conoscenza — sembra dunque soprattutto un invito a riflettere sul quesito fondamentale della vita, un invito non dissimile da quello appena rivolto al mondo da papa Francesco. _____________________________________________________ Corriere della Sera 23 mar. ’13 LA MATERIA OSCURA CHE RALLENTA L'UNIVERSO È il 20% in più di quanto si credeva: rappresenta la parte ignota del cosmo Nell'Universo c'è più materia oscura di quanto si pensasse finora. Lo ha misurato il satellite Planck dell'agenzia spaziale europea Esa con quindici mesi di intense osservazioni dell'intera volta celeste. «Ora sappiamo che costituisce il 26,8 per cento dell'Universo, vale a dire il 20 per cento in più di quanto prima si era calcolato» racconta Nazzareno Mandolesi dell'Università di Ferrara e dell'Istituto Nazionale di astrofisica, responsabile di uno dei due strumenti imbarcati sul satellite oltre che del gruppo di astronomi di varie accademie che hanno conquistato l'importante risultato. La natura del cosmo (conosciuto) è divisa in tre specie: c'è la materia visibile come stelle e galassie la quale rappresenta appena il 4,9 per cento, poi si aggiungono la materia oscura e l'energia oscura così battezzate perché la loro identità è ignota nonostante i mezzi di osservazione di cui gli astrofisici dispongono. Ma con Planck si è compiuto un passo avanti anche se il mistero permane addirittura dal 1933. Esattamente ottant'anni fa l'astronomo svizzero Fritz Zwicky di origine bulgara e poi naturalizzato americano, studiando i lontani ammassi di galassie della Vergine e della Chioma considerava che la loro massa doveva essere più elevata, addirittura 400 volte maggiore, rispetto a quella valutata con la luce emessa. Ma non seppe dare una risposta. L'enigma venne ripreso negli anni Settanta e gli astronomi si immaginarono oggetti oscuri e collassati intorno alle galassie i quali non emettendo luce non apparivano ma contribuivano al calcolo della massa. Alcuni di questi corpi celesti li avevano battezzati Machos. Poi si aggiunsero altre spiegazioni come l'esistenza di particelle nucleari senza massa e altre soluzioni. Insomma l'enigma invece di sciogliersi si acuiva tanto da accendere pure la fantasia di qualche scrittore di fantascienza come Philip Pulmann che scriveva addirittura una trilogia, tre romanzi di buon successo con questo soggetto. Tanto che dal primo nel 2007 venne tratto un film (La bussola d'oro del regista Chris Weitz) con protagonisti attori come Daniel Craig (poi famoso come il nuovo 007) e Nicole Kidman. Nella pellicola la materia oscura diventa una polvere capace persino di entrare in contatto con le menti umane condizionandole. La fantasia, anche quella degli scienziati, continuava intanto a correre per trovare risposte e il risultato di Planck porta un contributo concreto, oltre che affascinante, per spiegare e capire meglio l'universo in cui viviamo. «Misurando più materia oscura — spiega Mandolesi — vuol dire che non solo l'energia oscura rimanente è minore ma che la velocità di espansione dell'universo è meno accelerata di quanto si ritenesse. Perché essendoci meno energia oscura l'universo è più lento, l'effetto attrattore che gli imprime velocità è dunque più ridotto». Fino alla metà degli anni Novanta nemmeno si parlava di energia oscura ma solo di materia oscura. Ma da allora alcune osservazioni sulla fuga delle galassie giudicarono utile un'intuizione di Albert Einstein che propose per far quadrare i conti di un Universo che immaginava stazionario e il valore da lui ideato per l'occasione serviva proprio per mantenerlo immobile. Poi ritrattò definendolo «il mio più grande errore» però quel valore (la costante cosmologica) rimase prezioso e oggi è alla base dell'energia oscura. C'è, però, un altro risultato di Planck che intriga gli astronomi, ovvero la presenza di «semi galattici», che sono dei punti in cui l'energia risulta più intensa. «Abbiamo scoperto che la distribuzione di questi "semi" non è uguale in tutto il cosmo come finora si riteneva — ricorda lo scienziato —. Questo come credente mi fa rabbrividire perché mi piace pensare ad una natura regolare e perfetta, mentre abbiamo scoperto e fotografato l'esatto contrario». La nuova mappa mostra un Universo neonato, com'era 380 mila anni dopo il Big Bang dal quale tutto ebbe origine. «È una fotografia di una precisione straordinaria che servirà da base per decenni per decifrare i molti enigmi del cosmo — conclude Nazzareno Mandolesi —. Ed è la conferma di un Universo piatto nel quale l'espansione continua andando a smantellare anche alcune strane idee come quella dell'astronomo britannico Stephen Hawking il quale sostiene che dal caos tutto abbia avuto origine». Giovanni Caprara _____________________________________________________ La Nuova Sardegna 20 mar. ’13 ECCO “ISTELLA”, SUPER NOVA DELL’UNIVERSO WEB Renato Soru presenta a Roma la sua creatura: «Un motore di ricerca che punta sulla cultura e sul sapere condiviso» Tecnologia e informazione Rilanciare l’industria tecnologica e creare lavoro, sollevare la testa, capire che cosa sappiamo fare e farlo con coraggio Mai smettere di provare di Titti Santamato ROMA Viene da Cagliari e il nome è sardo: Istella (stella, in italiano). È il nome del nuovo motore di ricerca di Tiscali, azienda che si mette in gioco creando un’alternativa a Google. «Non vogliamo però contrastare Google sul suo stesso terreno: oggi muoviamo i primi passi con un servizio che più che alternativo è complementare», ha spiegato Renato Soru, presidente dell’azienda di telecomunicazione di Sa Iletta, ieri pomeriggio a Roma in conferenza stampa. Soru ha tenuto a precisare che l’algoritmo alla base del nuovo motore di ricerca «è la qualità e il sapere condiviso» e non la popolarità. «Istella – ha aggiunto Soru – vuole scandagliare il web nascosto, fatto di archivi e di contenuti di inestimabile valore, ma anche il sapere comune, per conoscere e condividere la cultura italiana». Dovendosi diversificare da quello di Mountain View, ma anche da altri motori di ricerca, Istella punta dunque su contenuti diversi. «Verrà dato spazio a quanti più archivi possibile», ha spiegato Soru. Come quelli – solo per citarne alcuni – dell’Istituto Treccani e del ministero dei Beni culturali, ma anche di Blom, l’azienda leader in Italia nel settore del telerilevamento. E Istella darà anche la possibilità agli utenti di contribuire e condividere i propri archivi personali: «Perché ogni vita è un’enciclopedia», ha sottolineato Soru citando Italo Calvino. Con la funzione “condividi” si potranno mettere in comune immagini, video e audio che saranno poi indicizzati da Istella per essere ricercati in rete. Chi vuole può diventare follower di altri utenti e ogni utente avrà una propria bacheca digitale che sembra ispirata al social network per foto Pinterest (settore su cui Tiscali si è gia lanciata con Indoona). «Non c’è un controllo preventivo – ha spiegato Soru – sui contenuti degli utenti, ma verrà data la massima attenzione alle segnalazioni sulle violazioni di copyright o di altre norme». Un po’ come fa YouTube. Inoltre, il presidente di Tiscali ha assicurato che non verrà fatta “profilazione” dei dati degli utenti, uno dei motivi per cui molti big della tecnologia sono sotto la lente delle autorità per la privacy («Non ti tracciamo e non ti cataloghiamo», promette la home page di Istella). A sottolineare l’identità italiana oltre che sarda, nella stessa homepage campeggia la Torre di Pisa. Un ringraziamento “speciale” Soru lo ha rivolto anche ai partner tecnologici che sono, tra gli altri, l’Università di Pisa e il Consiglio nazionale delle ricerche. Altra peculiartità di Istella è infatti che mette a disposizione della scienza i suoi archivi, dando vita così a una sorta di open data per il settore. Ovviamente Istella ha un modello di business. «Venderemo la pubblicità e le parole chiave, ma potremo anche stringere accordi con le pubbliche amministrazioni e con gli editori», ha detto Renato Soru ricordando che questo è «un segmento che fatturerà due miliardi e mezzo l’anno e il progetto ci è costato quindici anni di investimenti. È quello a cui voglio più bene». «Vorremmo – ha detto Soru – confrontarci, a livello di tecnologia, con i giornali e con i loro editori. Istella si propone di servire le testate che usano i motori di ricerca per il quotidiano lavoro redazionale. Speriamo di attivare una proficua sinergia». «L’auspicio – ha concluso il presidente di Tiscali – è di rilanciare l’industria tecnologica in Italia e di creare lavoro. Nei momenti di difficoltà abbiamo il dovere di sollevare la testa, capire che cosa sappiamo fare e farlo con passione e con coraggio. Non bisogna smettere di provare a intraprendere iniziative nostre». Istella è accessibile su Internet digitando www.istella.it. _____________________________________________________ Unione Sarda 18 mar. ’13 SARDEX, MONETA VIRTUALE PER LE AZIENDE Il circuito prevede un credito reciproco negli scambi tra le imprese. La Regione darà una speciale carta ai disoccupati ugo Cappellacci L’assessorato alla Programmazione studierà le possibilità offerte dalla valuta complementare per ulteriori iniziative di Alfredo Franchini CAGLIARI Se è vero che il capitalismo "ha i secoli contati", la moneta complementare Sardex ha un grande futuro (e un rispettabile presente). Introdotta nell'isola dal 2009, nel bel mezzo della crisi economica più profonda, il Sardex cresce di anno in anno ed è passato da 300 mila euro di transazioni all'esordio a 1,2 milioni nell'anno successivo per arrivare agli attuali 4,2 milioni. La crisi più lunga sta favorendo l'economia del dono e dello scambio basato sul valore degli oggetti e delle prestazioni. Ed è anche il modo di una comunità di difendersi tornando indietro a quei modelli di società che producevano in proprio la maggior parte dei beni e che si affidavano al mercato solo per quei prodotti che proprio non si possono fabbricare in casa. Per questo nel 2009, quando c'era stata la certezza che la Sardegna stava attraversando una crisi senza precedenti nel dopoguerra, quattro giovani, (Carlo Mancosu, Franco Contu, Gabriele e Giuseppe Littera cui si sarebbe aggiunto dopo Piero Sanna), hanno dato il via al circuito Sardex, giocando in anticipo su tutta l'Italia. Del resto in Svizzera, la patria delle banche, sin dagli anni Trenta, è in vigore la moneta Wir con la quale decine di migliaia di piccole imprese lavorano e vedono incrementare il proprio fatturato. Con le aziende sempre più in difficoltà per il blocco del credito e per il mancato pagamento da parte della pubblica amministrazione, il Sardex può essere una risposta efficace. Moneta virtuale, elettronica, che non ha bisogno di istituti di credito e tantomeno di una banca centrale. Un po' snobbato dalle istituzioni creditizie - nell'ultima conferenza stampa della Banca d'Italia a Cagliari l'argomento fu liquidato come un'iniziativa commerciale - il Sardex è stata "adottato" dalla Regione e, in qualche modo, dovrebbe comparire nella prossima manovra finanziaria. Il presidente Cappellacci, infatti, ha annunciato l'introduzione del reddito di comunità destinato inizialmente a diecimila fra tutti i giovani disoccupati, i quali riceveranno 500 euro mensili per un anno, pagati proprio attraverso il Sardex. E c’è di più: Cappellacci ha comunicato che il neo assessore alla Programmazione, Alessandra Zedda, è stata incaricata di studiare le altre potenzialità del Sardex. La moneta virtuale è in realtà una camera di compensazione in cui le aziende o anche le persone si scambiano servizi all'interno della rete con un cambio alla pari: un sardex, un euro. La domanda che tutta l'opposizione in Consiglio regionale si fa è: in che modo può una moneta virtuale interessare un giovane disoccupato? «Per uscire dalla crisi, altro che Sardex ai disoccupati», afferma Franco Sabatini (Pd), «ci sarebbe bisogno di misure più incisive». E questo al di là della validità della moneta virtuale che è nata per le esigenze delle imprese _______________________________________________________________ TST 20 mar. f13 TRA SCHIELE E FREUD A CACCIA DEI POTERI DEI NEURONI SPECCHIO Alla fine del XIX secolo Vienna è forse la città più moderna del mondo. L'illuminismo aveva posto in primo piano quella razionalità che Immanuel Kant aveva assunto come valore supremo alla base delle regole morali, mettendo in secondo piano il mondo delle passioni dominanti nel regno animale. Ma Charles Darwin aveva dimostrato che le passioni degli animali permangono anche nell'uomo e svolgono un ruolo essenziale nel regolare il nostro comportamento, idea che aveva indotto David Hume a suggerire un loro ruolo positivo nell'etica. Proprio nella Vienna del XIX secolo Carl von Rokitansky prende le distanze dalle teorie filosofiche dell'epoca e instaura una medicina sperimentale che parte dall'esame degli organi interni per capire le malattie. Parallelamente lo studio dell'interiorità invade tutti i campi del sapere. Grazie a Sigmund Freud nasce un movimento che per la prima volta tratta la mente come oggetto della scienza empirica, cercando di capire i meandri della nostra psiche e di entrare nella natura della vita istintuale. A questo dibattito culturale prendono parte anche artisti e scrittori che innovano arti figurative, musica, architettura. Cosa la cultura medica esercita una forte influenza, creando un fecondo rapporto fra arte e scienza. Eric Kandel nasce a Vienna, ma nel 1929, a 10 anni, è costretto a trasferirsi con la famiglia negli Usa per sfuggire alle persecuzioni razziali. Colpito dalla barbarie di un uomo che è tuttavia in grado di apprezzare la musica di Haydn, Mozart e Beethovene, si interessa di sociologia e psicoanalisi, influenzato anche dall'amicizia con Anna Kris, figlia di un collaboratore di Freud. Resosi però conto che questo studio non gli è congeniale, si rivolge prima alla psichiatria e poi alla neurologia per approdare, infine, al sistema estremamente semplificato di una lumaca marina ed è là che scopre le basi fisico- chimiche dei processi di memoria che nel 2000 lo portano al Nobel per la medicina. Kandel è stato protagonista e spettatore di una rivoluzione che ha messo in relazione la scienza dei processi mentali e la scienza del cervello, rivelando allo stesso tempo le basi biologiche dell'inconscio. Ora, nel suo saggio ?L'età dell'inconscio? (Raffaello Cortina), riesamina lo splendore della Vienna dei suoi tempi, la nascita dello studio dell'inconscio e il fiorire di un'arte figurativa moderna. E affronta il problema di come le più recenti acquisizioni sul funzionamento del cervello siano coinvolte nell'espressione delle arti figurative e, in particolare, nei gesti rivelatori dei sentimenti di un soggetto, soffermandosi sulla rappresentazione artistica delle emozioni attraverso il viso, le mani, il corpo e il colore. La sua attenzione si focalizza, tra l'altro, sui ritratti di Gustav Klimt e sull'ideale della donna erotica e seducente, sicura della propria identità, ma dotata di aspetti distruttivi, come Giuditta. Kandel riscopre anche l'opera di Egon Schiele e la sua visione dell'interpretazione freudiana dei sogni e indaga Oskar Kokoschka, appassionato di biologia fin da giovanissimo, attirato sia dai disegni anatomici di Comenius sia dalle immagini a raggi X. Non a caso sosteneva di lavorare in parallelo con Freud per scoprire l'inconscio. Nei suoi ritratti l'uso esagerato del colore esprime emozioni violente e questa realtà interiore viene ricondotta all'espressione di desideri e paure che sono visti come processi mentali di quell'inconscio svelato dalla psicoanalisi e dalla letteratura. E, tornando di nuovo alle neuroscienze, Kandel spiega come l'osservatore risponde in termini biologici alle espressioni facciali e alle posture corporee degli altri, con i neuroni specchio che evocano empatia: Non solo siamo sedotti e ispirati dall'arte, ma siamo anche mistificati, scossi e a volte proviamo persino repulsione?. Creatività artistica e fondamenti biologici, così, si legano e si intrecciano. ========================================================= _____________________________________________________ Unione Sarda 23 mar. ’13 AOUCA: CLINICA MACCIOTTA, SI TRASLOCA Si inizia a fine aprile, il Brotzu coprirà le emergenze VEDI LA FOTO Confermato a fine aprile il trasferimento della Neonatologia al blocco Q del policlinico di Monserrato, da giugno quello della Pediatria e della Neuropsichiatria infantile nel futuro ospedale pediatrico e piena disponibilità del Brotzu per i ricoveri in Pediatria per evitare nuove degenze alla clinica Macciotta. Sono tra i risultati del vertice convocato ieri dall'assessore regionale della Sanità Simona De Francisci al quale hanno preso parte il sindaco Massimo Zedda, i direttori generali e i medici dell'Azienda ospedaliero universitaria di Cagliari, della Asl 8, del Brotzu, i vigili del fuoco, la Prefettura e il rettore dell'Università. CABINA DI REGIA Obiettivo della riunione era capire lo stato di avanzamento dei lavori sia del blocco Q che del nuovo Polo pediatrico che sarà ubicato nell'attuale Microcitemico. È stata creata un'apposita cabina di regia tra i soggetti interessati, coordinata dalla Regione, per la gestione di tutte le fasi. «La clinica Macciotta, in tutti questi anni un punto di riferimento in Sardegna - ha premesso l'assessore De Francisci - ora non è più adatta alle esigenze né di sicurezza, tantomeno sanitarie, sia per i bambini ricoverati che per il personale. Il trasferimento con urgenza della Neonatologia, di Ginecologia e Ostetricia non è più rinviabile e anzi va eseguito al più presto». I vigili del fuoco hanno confermato la situazione logistica critica. PROGRAMMA L'Azienda mista ha esposto il cronoprogramma dei lavori e ha rinnovato l'impegno al trasferimento al policlinico della Terapia intensiva neonatale (unico del genere in Sardegna dopo la chiusura a Sassari), che inizierà entro la fine del prossimo mese. L'Aou ha anche informato che sta eseguendo tutti i lavori di sicurezza possibili alla Macciotta in attesa della sua dismissione. Considerato che il trasloco sarà un'operazione complessa, specie per le condizioni dei neonati ricoverati, e che implicherà trasporti da una struttura all'altra in condizioni eccezionali e con una gestione del traffico particolare, la Regione ha chiesto la redazione a brevissimo di un Piano di emergenza da attuare per i giorni del trasferimento. BROTZU Su richiesta inoltre dell'assessore, il Brotzu ha dato piena disponibilità per i prossimi ricoveri della Pediatria con l'attrezzatura di 10/15 posti letto in attesa del trasferimento al Microcitemico. Sempre al pronto soccorso del Brotzu potranno essere dirottate le emergenze, per alleggerire il carico della Macciotta. ASL 8 A proposito del nuovo polo pediatrico al Microcitemico, la Asl 8 ha confermato che a giugno saranno abitabili due piani oltre che per Pediatria anche per Neuropsichiatria infantile, mentre nei mesi successivi saranno operativi via via gli altri piani. _____________________________________________________ Corriere della Sera 23 mar. ’13 MEDICI NON PUNIBILI IL GIUDICE CONTRO IL DECRETO «Incostituzionale escludere il reato per colpa lieve» MILANO — Il decreto Balduzzi, che sottrae alla punibilità penale la colpa lieve di medici e infermieri attenutisi a linee guida e buone prassi, è «una legge ad professionem» in contrasto con la Costituzione perché delinea un'irrazionale area di non punibilità per i soli operatori sanitari, sguarnisce la tutela dei pazienti, e nel contempo rischia di burocratizzare il medico e frustrarne il progresso scientifico: è quanto prospetta la nona sezione del Tribunale di Milano nell'impugnare ora la legge davanti alla Consulta in un processo per lesioni colpose a 4 sanitari dell'ospedale Galeazzi difesi dai legali Brusa e Ballabio. Il decreto che porta il nome del ministro della Sanità nel governo Monti, motivato nel settembre scorso anche dalla volontà di ridurre i costi pubblici della «medicina difensiva» (cioè dell'iperprescrizione di esami e terapie per paura di denunce e risarcimenti), interessa centinaia di migliaia di persone che esercitano una professione sanitaria, quindi non solo medici ma anche infermieri, farmacisti, biologi, psicologi, operatori sociosanitari e anche veterinari; e, lasciando intatta la responsabilità civile, comporta il loro esonero della responsabilità penale per «colpa lieve» nel caso in cui l'operatore sanitario dimostri di essersi attenuto alle «linee guida» e alle «buone pratiche» accreditate dalla comunità scientifica. Il primo problema, ad avviso del giudice Bruno Giordano, è intendersi sulla natura di queste «mere raccomandazioni per le quali la legge non offre alcun criterio di determinazione. Non vengono specificate le fonti delle linee guida, quali siano le autorità titolate a produrle, quali siano le procedure di raccolta dei dati statistici e scientifici, e quale sia la loro pubblicità per diffonderle e renderle conoscibili agli stessi sanitari; per le prassi non viene specificato il metodo di raccolta e come possa individuarsi la «comunità scientifica». Se soltanto si considera che per talune specializzazioni mediche vi sono nel nostro Paese 3 linee guida regionali, 13 nazionali, alcune decine europee (e 2.000 negli Usa) — osserva Giordano — , giocoforza bisogna dedurne l'assoluta imprecisione e non determinabilità dei confini dell'area di non punibilità». Per il giudice, inoltre, il decreto Balduzzi produrrebbe «un risultato che rischia di burocratizzare le scelte del medico e quindi avvilire il progresso scientifico», perché «l'area di non punibilità è ingiustificatamente premiale per chi manifesta acritica e rassicurante adesione alle linee guida, ed è altrettanto ingiustificatamente avvilente e penalizzante per chi se ne discosta con pari dignità scientifica». Troppo vago sarebbe poi il concetto di «colpa lieve»: parametro sinora usato per tarare l'entità della pena, è trasformato in una esimente ma con «formula criticamente equivoca che evidenzia un dato normativo impreciso, indeterminato e quindi in attrito con il principio di ragionevolezza e di tassatività». Luigi Ferrarella _____________________________________________________ Sanità News 21 mar. ’13 5 MILIARDI DI TASSE IN PIU’ PER RIPIANARE I DEFICIT DI ASL E OSPEDALI In soli due anni, nel 2011 e 2012, i contribuenti italiani hanno versato al fisco cinque miliardi in piu' solo per ripianare i deficit di Asl e ospedali. Lo attesta il rapporto Oasi 2012 dell'universita' Bocconi presentanto dalla federazione di Asl e ospedali (Fiaso) e indicativamente intitolato ''I frutti dell'austerity sanitaria: piu' tasse e meno servizi''. Ad eccezione, infatti, di Valle d'Aosta, Friuli, Trento e Bolzano, Basilicata e Sardegna, tutte le regioni hanno fatto ricorso a maggiorazione delle addizionali Irpef, aumento delle aliquote Irpef, rincari del bollo auto e cartolarizzazione dei debiti per pianare il deficit sanitario. Marche, Abruzzo, Molise e Campania hanno, invece, messo mano a tutte le leve fiscali consentite dalla legge. Gia' nel 2011 - come attestato dai dati del ministero della Salute citati nel rapporto Oasi 2012 - ben 16 regioni avrebbero tinto di rosso i propri bilanci sanitari senza aumentare le tasse. Nel 2012, invece, solo Lombardia, Veneto, Umbria, Marche e Abruzzo hanno chiuso il bilancio con leggeri attivi senza chiedere ulteriori sacrifici fiscali ai cittadini. Tutte le altre regioni sarebbero andate in rosso: il disavanzo maggiore lo avrebbe toccato il Lazio con 815 milioni, seguito dalla Sardegna con 283 milioni e il Piemonte con 260. L'aumento della pressione fiscale non e' comunque bastato a portare in attivo i bilanci sanitari di Sardegna, Molise, Campania e Calabria. Per pareggiare i conti le regioni in rosso hanno finito per tartassare i cittadini con aumenti di tributi locali e addizionali Irpef pari a 2,2 miliardi di euro nel 2011. Solo il Lazio ha fatto ricorso alla leva fiscale per 792 milioni. E le cose non sono migliorate nel 2012, visto che l'aliquota media dell'addizionale Irpef, secondo l'osservatorio Uil sulle politiche territoriali, e' passata da una media dell'1,19% all'1,49, che fanno altri 2,4 miliardi di euro prelevati dalle tasche dei contribuenti. Quindi, per ripianare i deficit di Asl e ospedali in soli due anni gli italiani hanno versato al fisco 5 miliardi in piu'. _______________________________________________________________ Il Giornale 22 mar.13 SAN RAFFAELE, NUOVO SCONTRO FRA OSPEDALE E UNIVERSITÀ Si acuisce il conflitto tra l'ospedale San Raffaele di Milano e l'Università Vita Salute, in tensione da mesi ormai per il probabile mancato rinnovo della convenzione. In una nota l'ospedale fa sapere che sono totalmente false? le affermazioni pubblicate su Facebook dalla presidente dell'ateneo, Raffaella Voltolini, secondo cui l'ospedale avrebbe inaspettatamente comunicato la disdetta della convenzione che regolai rapporti tra le parti e il cui termine di scadenza è il 31 gennaio 2014?. L'ospedale, continua la nota, ha sempre chiarito la propria posizione? e ha accettato la proposta del ministro dell'Istruzione, Francesco Profumo, per una diversa composizione del Cda dell'Università, pro dromica ad riassetto della struttura di governo in cui l'ospedale sia presente. Proposta respinta da Voltolini e associazione Monte Tabor?. Il San Raffaele, prosegue la nota, per favorire la proposta del Ministro, si è dichiarato disponibile a prorogare la convenzione per il tempo necessario a definire il riassetto della struttura di governo dell'Università, e consentire il regolare svolgimento dell'anno accademico 2013-2014, facendo presente che avrebbe disdettato la convenzione ove questa soluzione non fosse stata accettata dal Consiglio dell'Università?. Ma visto l' atteggiamento negativo dell'ateneo e di Monte Tabor, ha disdettato la convenzione sei mesi prima del termine?. Inoltre, rileva il San Raffaele, nella riunione del Cda dell'Università del 18 marzo, il rettore dell'ateneo e i presidi di Medicina e Filosofia hanno votato contro la proposta di Voltolini di presentazione al Miur del potenziale formativo per il 2013-2014. L' ospedale conferma la volontà di perseguire una soluzione che consenta di salvaguardare l' interesse dei docenti e degli studenti, e ristabilire il legame che c'è sempre stato tra Università e ospedale?. _______________________________________________________________ Repubblica 23 mar. f13 ITALIANI I PIÙ LONGEVI IN EUROPA MA GLI INGLESI NON CI STANNO "Fumate e bevete, inspiegabile" Ricerca su Lancet. Sivivefinoa8l anni MICHELE BOCCI ROMA Italiani grandi fumatori, con un sistema sanitario spendaccione e anche colpiti dalla crisi economica. Eppure vivono più a lungo di noi?: gli inglesi non si spiegano come è possibile che nello scassato Belpaese l'aspettativa di vita sia di 81,5 armi, un anno e mezzo superiore alla loro. Del resto, il dato ci colloca al secondo posto nella classifica mondiale della longevità. Quando la rivista scientifica Lancet ha pubblicato l'imponente studio "Global burden of disease", dedicato al peso mondiale delle malattie, e veramente globale nella raccolta dei dati (187 paesi esaminati da 486 ricercatori per 5 anni), la Bbc ha contattato l'Istituto superiore di sanità per chiedere chiarimenti e consigli. Volevano capire come mai gli italiani vanno meglio di loro. La formula Della nostra superiorità in questa classifica che mette di buon umore è facile, ed è legata alla tanto elogiata dieta mediterranea. Ma anche a un modo di bere ancora legato al bicchiere divino a pasto più che al "binge drinking", cioè l'assunzione in tempi rapidi di molte bevande alcoliche. Da loro è diffusissima, da noi sta prendendo piede in modo preoccupante soprattutto trai giovani. A partire dagli anni `60, la dieta degli italiani è notevolmente migliorata, arricchendosi di frutta e verdura fresca, pesce e diventando più varia è spiega Stefania Salmaso, la dirigente dell'Istituto superiore di sanità che è stata contattata nei giorni scorsi dagli inglesi. Inoltre, l'olio d'oliva è parte della tradizione alimentare della dieta mediterranea, mentre nella dieta britannica prevalgono i grassi di origine animale? Solo il Giappone superai 'Italia in quanto a longevità. Di oltre un anno (ne vivono 82,6 in media) secondo la maxi ricerca che coinvolge tra l'altro le Università di Washington, Harvard, Johns Hopkins, Tokio, Londra e l'Oms e che prende in considerazione il cambiamento dello stato di salute di una buona fetta delle popolazioni del mondo tra il 1990 e il 2010.A dicembre sono stati pubblicati i dati generali, che raccontano, tra l'altro, di come nella mortalità generale pesino meno le malattie infettive neonatali o materne (sono passate da un terzo a un quarto dei decessi) e come denutrizione e inquinamento abbiano lasciato il posto a pressione e fumo di tabacco come fattori di rischio più importanti. Ormai sono le malattie croniche le responsabili della maggior parte delle morti, cioè 34,5 milioni sui 52,8 presi in considerazione. Alcuni giorni fa, infine, sono state pubblicate le schede dei singoli paesi. L'Italia, al di là del dato secco sull'aspettativa di vita, ottiene un buon risultato anche per quanto riguarda le condizioni di salute, Perchè ha una durata media della disabilità abbastanza ridotta, cioè la sesta più breve nel mondo. Le malattie gravi più diffuse (infarto, ictus e tumori) e responsabili della mortalità prematura, possono essere in parte prevenute lavorando su alcuni fattori che mettono a rischio la popolazione. Il più diffuso ha a che fare con l'alimentazione sbagliata, segno che il mito della dieta mediterranea è stato incrinato anche se riesce ancora a far stare gli italiani meglio degli altri. Seguono la pressione alta, il fumo, il sovrappeso e la sedentarietà. Per migliorare ancora e magari raggiungere il Giappone sarebbe importante prima di tutto fare più attività fisica. _____________________________________________________ Unione Sarda 21 mar. ’13 IL DENTISTA? È UN LUSSO Tre sardi su quattro rinunciano alle cure VEDI LA FOTO La crisi svuota i portafogli, e in tanti sono costretti a tenersi il mal di denti. Tre sardi su quattro disertano gli studi odontoiatrici e snobbano le visite di prevenzione. Colpa dei costi proibitivi. E se i professionisti della bocca patiscono i tempi di ristrettezza economica, gli abusivi fanno affari d'oro. L'ALLARME L'Aio, Associazione italiana odontoiatri, lancia l'allarme: «In Europa, in tutta Italia e in Sardegna particolarmente, le difficoltà economiche stanno allontanando i cittadini dalle cure sanitarie e soprattutto da quelle dentali, non coperte dalla sanità pubblica», spiega Gerhard Konrad Seeberger, presidente dell'organizzazione regionale della Fdi, Federazione mondiale dell'odontoiatria. Nell'ultimo anno solo il 25 per cento degli italiani è andato dal dentista contro il 65 di dieci anni fa. E nell'Isola va anche peggio, soprattutto nelle zone interne. Gli effetti si fanno sentire e vedere. «Sino a pochi anni fa i buchi causati dalla carie nei nostri pazienti erano tre volte meno grandi», racconta Pierluigi Delogu, presidente nazionale dell'Aio, l'associazione degli odontoiatri. «E le cosiddette tasche paradontopatiche erano cinque volte meno profonde». Risparmiare in prevenzione non conviene: «I costi legati a patologie complesse possono crescere da 5 a 8 volte quando si trascurano dei segnali». GLI STUDI FASULLI L'altra faccia della medaglia è il proliferare di studi fasulli, prestanome, e dentisti improvvisati : «La crisi sta portando a un aumento dell'odontoiatria illegale». La realtà la dice lunga: la galassia degli abusivi sino a qualche anno fa si attestava al 60 per cento, oggi ha raggiunto quota 70. Ma continua a crescere. Sardegna, terra di specialisti del cavo orale: sono 1200 i dentisti in tutta l'Isola, 800 solo a Cagliari, numeri di gran lunga superiori al rapporto ideale di un dentista ogni duemila abitanti indicato dall'Omsa, Organizzazione mondiale della sanità. LE PROPOSTE L'Aio chiede l'aiuto del Governo. Le proposte: detrazione totale delle cure dentistiche dalla denuncia dei redditi, almeno una volta all'anno visite di controllo senza pagamento e una sorta di voucher per le fasce più deboli e bisognose della popolazione». Susanna Orrù, assessore alle Politiche Sociali del Comune, mette le mani avanti: «Posso fare poco in questo settore, l'amministrazione negli ultimi anni ha subito tagli incredibili». In attesa di risposte, anche Cagliari celebra La giornata mondiale della salute orale. Sabato, dalle 10 alle 17, in piazza Yenne i professionisti del settore saranno a disposizione dei cittadini. Sara Marci _____________________________________________________ Il Sole24Ore 24 mar. ’13 PER DECRETO UNA CURA CHE NON C'È Con una decisione scioccante il ministro della Salute permette la somministrazione di un trattamento preparato in laboratori non qualificati Elena Cattaneo Con un decreto scioccante, il ministro della Salute ha stabilito che il medesimo trattamento non-efficace a base di cellule staminali non- identificabili preparato in laboratori non-qualificati sia somministrato a soggetti umani (incluso bambini) con malattie diverse nelle corsie degli ospedali da lui vigilati. Il decreto tradisce la pratica scientifica e medica che impone la verifica dell'efficacia e della sicurezza di un preparato prima della somministrazione nell'uomo. Stravolge le implicazioni mediche dell'uso compassionevole. Rinnega le disposizioni – contrarie al trattamento – emesse dalle stesse agenzie ministeriali deputate al controllo. Contravviene alle regole degli enti regolatori europei (recepite anche dall'Italia) in materia di impiego di staminali nella medicina rigenerativa. Impone alla collettività il carico di trattamenti inefficaci. Crea il precedente – al quale chiunque potrà appellarsi – di poter esigere dallo Stato la "cura che non c'è" che ciascuno riterrà più idonea per sé. Dimentica che in medicina i trattamenti inefficaci sono anche pericolosi. Ancora più tragicamente, inganna la speranza di persone al di sopra di ogni giudizio, i malati. Il Ministro giustifica tutto ciò chiamando in causa l'etica. Si tratta di un'idea arcaica dell'etica medica, quella in vigore quando i medici trattavano paternalisticamente e mentivano ai pazienti. _______________________________________________________________ Il Foglio 23 mar. f13 LONDRA ABBATTE L'ULTIMO TABÙ E GIOCA A FARE DIO COL DNA Via libera a una nuova tecnica che altera l'eredità genetica dell'uomo Roma. Tecnicamente funziona cosi: si trasferisce il nucleo di un ovocita portatore di mitocondri geneticamente alterati nel citoplasma di un altro ovocita enucleato (di una donatrice i cui mitocondri sono sani). La piccola porzione di Dna mitocondriale proveniente dalla donatrice produrrà una modificazione genetica dei gameti che sarà trasmissibile alle generazioni future. Per questo l'intervento sui gameti è sottoposto a moratoria in molti paesi (compresa l'Inghilterra, dal 1991). Adesso Londra sta per abbattere questo tabù, dopo che la Human Fertilisation and Embryology Authority, l'enfe bioetico inglese, ha raccomandato la legalizzazione della "sostituzione mitocondriale". La Gran Bretagna è la patria della nobile famiglia Huxley, che ha dato all'occidente generazioni di bioclinici e scrittori e un nome allo scientismo contemporaneo. E' la nazione del controllo capillare delle nascite, del primo aborto legale e dove i primi esperimenti clandestini di fecondazione in vitro si facevano già negli anni Trenta. Ma mai i suoi scienziati si erano spinti tanto oltre i limiti. Per questo Stuart Newman, docente di Biologia cellulare al New York Medical College, ha scritto che "questo tentativo di migliorare la popolazione non è medicina, ma eugenetica. Questa eugenetica 'correttiva' va al di là della versione 'selettiva' della Germania nazista". Il Guardian, giornale progressista che ha promosso molte battaglie sulle liceità delle tecniche rivoluzionarie di fecondazione, ha pubblicato una lettera-denuncia dal titolo "Eugenics fear over gene modification". E' firmata da numerosi scienziati ed esperti di bioetica. "Sarebbe il primo intervento sulla linea germinale umana. C'è un consenso internazionale per cui non si deve varcare questa linea etica, Perchè aprirebbe a un futuro di bambini geneticamente modificati". Tra i firmatari, Diana Beeseon della California State University, l'israeliano Carmel Shalev e Charis Thompson della fa- colta di Berkeley. Paladino di questa tecnica è stato Ian Wilmut, il padre non solo della pecora Dolly e dei primi embrioni donati al mondo, ma anche dell'idea di "creare bambini clonati geneticamente modificati per prevenire gravi malattie ereditarie". L'altra sostenitrice è la baronessa Mary Warnock, che è stata per molti anni a capo della Hfea, la papessa della fecondazione eterologa, della selezione eugenetica, dell'auto inseminazione delle lesbiche, della fecondazione con seme di persona morta e perfino della donazione riproduttiva. Ieri, sul sito internet della Hfea, è apparso il comunicato che chiede al governo di David Cameron di aprire a questa nuova tecnica eugenetica. Un anno fa Cameron aveva chiesto all'ente di bioetica di fornire un parere in merito alla procedura. Il parere è arrivato ed è positivo. Già il governo di Tony Blair aveva aperto alla possibilità di intervenire sui geni degli embrioni congelati per "migliorarli". Se approvata, la sostituzione mitocondriale non aprirebbe soltanto all'eugenetica correttiva. Per la prima volta la scienza interromperebbe il pedigree genetico di un gruppo di esseri umani, alterando l'eredità genetica di un individuo, cancellandone di fatto la storia. Un "lusso" concesso finora soltanto alla morte. _____________________________________________________ Corriere della Sera 24 mar. ’13 IL CIRCUITO DEL CERVELLO CHE NON DORME MAI SPIEGA LA DEPRESSIONE Mentre riposiamo progetta il futuro di EDOARDO BONCINELLI Sembra proprio che ci sia un cervello nel cervello, una regione cerebrale che si dà un gran daffare quando il cervello non fa niente di specifico. Comprende aree della corteccia prefrontale, quella più anteriore, con la quale pensiamo e immaginiamo, e aree della corteccia parietale, cioè laterale, posteriore. Tutta questa parte del cervello non ha un nome specifico ma la possiamo chiamare circuito di default (Cd), appunto perché si attiva per default, ovvero in mancanza d'altro. Quello che sembra adesso, ma la cautela è d'obbligo, è che questo particolare circuito sia implicato in una vasta gamma di difetti cerebrali, dalla depressione alla schizofrenia, dai deficit di attenzione all'Alzheimer e perfino all'autismo. Distinguiamo i fatti dalle aspettative, anche fondate. Pur rappresentando il 2 per cento del peso del corpo, il cervello consuma il 20 per cento del bilancio energetico complessivo, anche se non fa niente di specifico. Perché? Bene non lo sappiamo, ma qualche anno fa si scoprì appunto che alcune regioni del cervello sono attive sempre e comunque. Anzi, sono più attive quando il cervello non fa niente e si calmano quando il cervello fa qualcosa di specifico. Ciò potrebbe spiegare il perché dell'alto consumo di energia, ma è terribilmente interessane anche in sé. Che cosa fa infatti questa vasta regione che abbiamo chiamato Cd? Non lo sappiamo, ma ci incuriosisce molto e può darsi che costituisca anche la scoperta del secolo. Intanto, come ce ne siamo accorti? Ovviamente misurando e aiutati da un po' di fortuna, che non guasta mai. Cercando di ridurre l'attività del cervello che costituisce un fastidioso «rumore di fondo» nelle misure con la risonanza magnetica, alcuni ricercatori si accorsero di due cose. In primo luogo, questa attività non si riusciva facilmente a ridurre; e in secondo luogo era costituita di onde cerebrali lentissime e sincronizzate, il tutto localizzato nelle regioni che abbiamo già indicato e che non sono affatto piccole. Anche se noi non facciamo niente di specifico, insomma, buona parte del nostro cervello resta in attività e lo fa tanto più quanto più il resto del cervello resta inattivo. Quando una parte si attiva, invece, le onde cerebrali proprie del Cd si affievoliscono. Poiché non è pensabile che tutto ciò non serva a niente, ci si è chiesti qual è il loro ruolo: un'ipotesi particolarmente interessante è quella secondo la quale il cervello… pensa al futuro, cioè fa piani per ciò che sarà o, meglio, per ciò che potrà essere. Un'ipotesi del genere potrebbe spiegare perché questa regione è coinvolta in certi disturbi come la schizofrenia o l'autismo: in questi casi non c'è sufficiente attività di previsione e quindi di programmazione. Interessante certo, ma molto speculativo. Potrebbe essere, d'altra parte, che l'attività del circuito di default sia connessa con la coscienza, cioè con la sensazione di esserci anche in assenza di specifici contenuti cerebrali. Se così fosse si potrebbero spiegare altri fatti patologici nel caso di un'attivazione o di uno spegnimento, anche parziale di tale circuito. Come si vede, sappiamo poco, ma la letteratura sull'argomento sta crescendo esponenzialmente, un segno questo del fatto che la comunità scientifica percepisce tutto ciò come estremamente interessante. C'è chi ha fatto l'ipotesi che un'iperattività del Cd possa essere un segno di una imminente malattia di Alzheimer. Io non mi scomporrei, ma starei certamente alla finestra. Penso di essere facile profeta nel dire che quello che questo circuito ha da dirci è ancora più interessante di tutte le ipotesi attuali. Scommettiamo? _____________________________________________________ Sanità News 21 mar. ’13 UN DISPOSITIVO SOTTOCUTANEO CONSENTE DI ANALIZZARE IL SANGUEUn laboratorio in miniatura, grande appena pochi millimetri cubi, potra' essere impiantato sotto pelle per fare le analisi del sangue e trasmettere gli esiti direttamente allo smartphone del medico. Lo hanno sviluppato Giovanni de Micheli e Sandro Carrara, che lavorano presso il Politecnico Federale di Losanna in Svizzera. Il prototipo, che promette di rivoluzionare il monitoraggio e il trattamento dei pazienti affetti da malattie croniche come quelli sottoposti a chemioterapia, e' stato presentato alla piu' grande conferenza europea dedicata all'elettronica, DATE 13, in corso a Grenoble, in Francia. In un volume ridottissimo di pochi millimetri cubi, questo gioiellino hi-tech concentra ben cinque sensori, un trasmettitore radio e un sistema di alimentazione, collegato a una micro-batteria esterna al corpo e applicata sulla pelle. Ciascun sensore (direttamente a contatto con i fluidi organici del corpo) ha la superficie rivestita da un enzima, cioe' una molecola che, come un'esca, cattura la sostanza specifica che si vuole monitorare nel circolo sanguigno (come il glucosio). Una volta eseguiti i test del sangue, i risultati vengono trasmessi attraverso onde radio del tutto innocue alla porzione esterna dell'impianto (quella contenente la batteria e applicata sulla pelle). Da qui, grazie a una connessione Bluetooth, gli esiti arrivano direttamente ad un cellulare che poi li ritrasmette allo smartphone o al tablet del medico. L'impianto potrebbe rivelarsi molto utile per seguire i pazienti sottoposti a chemioterapia, che devono fare esami del sangue periodici per verificare se la cura viene ben tollerata dall'organismo. Nei malati cronici, invece, il micro-laboratorio sotto pelle potra' addirittura allertare il medico prima ancora che si manifestino i sintomi: per esempio sara' possibile prevedere un infarto con alcune ore di anticipo valutando la presenza di molecole come la troponina che vengono rilasciate nel sangue dal cuore sofferente. _____________________________________________________ Sanità News 19 mar. ’13 DALLA REGIONE VENETO REFERTI MEDICI ONLINE Tutti i 4.960.000 cittadini veneti oggi possono scaricare i propri referti sanitari sul personal computer di casa. E' L'effetto del Progetto ''Veneto Escape'', che ha permesso alla sanita' regionale di risparmiare 56 milioni di euro in 3 anni e ai cittadini veneti 120 milioni l'anno in minori costi per spostamenti verso gli sportelli. Obiettivo raggiunto con un investimento complessivo di 4.435.000 euro condiviso tra Regione del Veneto e Agenzia per l'Italia Digitale. Un servizio come questo viene erogato in Europa solo dal 4% delle strutture sanitarie, il che assegna al Veneto la leadership continentale nel campo dell'eHealt. Il risultato raggiunto e' stato illustrato a Treviso nel corso dell'evento finale del Progetto, tenutosi nella sede del Consorzio Arsenàl.it, Centro Veneto di Ricerca e Innovazione per la Sanita' Digitale che lo ha realizzato e che associa tutte e 23 le Ullss e Aziende Sanitarie della Regione. Erano presenti, tra gli altri, il presidente di Arsenàl.it Claudio Dario, tecnici regionali, stakeholders del settore e numerosi direttori generali della sanita' veneta, tra i quali Giorgio Roberti dell'Ulss 9 di Treviso (la prima in cui l'esperienza parti' anni addietro) e Maria Giuseppina Bonavina dell'Ulss 20 di Verona (la prima ad avviare le procedure di riuso di Veneto Escape). Oltre al risparmio di spesa, altri sorprendenti dati testimoniano del successo dell'operazione: gia' oggi il 60% degli utenti ha imparato a scaricare il referto da internet e lo fa regolarmente con punte in alcune Ulss dell'80% e oltre. Eclatante il caso di Treviso dove, nei primi 2 mesi del 2013, dei 110.000 referti prodotti ben il 90% e' stato scaricato sul pc dagli utenti. Il 33% di questi sono anziani che, anche se non avvezzi alle tecnologie, possono trovare aiuto in famiglia. Il tempo che intercorre tra richiesta e ricezione del referto, con la modalita' on line si e' ridotto del 61,3% e in ogni Ullss la smaterializzazione dei referti ha liberato 33 lavoratori (oltre 700 in totale) da utilizzare in maniera diversa e piu' utile. Veneto Escape - e' stato sottolineato oggi - costituisce di fatto la base per sviluppare l'intero processo di digitalizzazione della sanita' veneta sul quale la Regione, Arsena'l.it e le Ullss territoriali rafforzano l'impegno. Il prossimo passo e' il fascicolo sanitario digitale, la cui realizzazione e' stata finanziata in estate dalla Giunta regionale con 12 milioni di euro, e che sara' completato entro il 2015. Rendera' disponibile l'intera storia clinica di ogni singolo cittadino in formato elettronico, il che consentira' ad esempio ad ogni medico, da quello di base a quello di emergenza urgenza, di conoscere in tempo reale l'intera storia clinica del paziente, anche in stato d'incoscienza, che si trova ad assistere per la prima volta, aumentando cosi' la sicurezza per la persona curata e la velocita' di individuazione delle terapie piu' adatte. Importante anche in questo caso la razionalizzazione di spesa che ne derivera': uno studio effettuato in Canada, nello Stato del Quebec per molti aspetti assimilabile al Veneto, ha dimostrato che si puo' ottenere un risparmio di 135 euro l'anno per ogni assistito, migliorando la qualita' ed i tempi dell'assistenza erogata. _____________________________________________________ Sanità News 19 mar. ’13 L RISCHIO DI CARIE DIMININUISCE DELL’82% CON LE GOMME DA MASTICARE ALLO XILITOLO Masticare cinque volte al giorno, per sei mesi, un chewing gum contenente xilitolo riduce dell’82% il rischio di carie, misurato due anni dopo. Lo dimostra uno studio condotto dall’ Universita’ di Milano in collaborazione con il proprio Centro Oms per l’Epidemiologia e l’Istituto di Clinica Odontoiatrica dell’ Universita’ di Sassari. I risultati dello studio, pubblicato su Clinical Oral Investigation, sono stati presentati dalla sua coordinatrice Laura Strohmenger, che ha spiegato come 176 bambini delle scuole elementari di Sassari, di eta’ compresa fra i 7 e i 9 anni, ad alto rischio di carie, con alta concentrazione di streptococchi mutans (i principali batteri della carie) sono stati divisi in due gruppi. A uno e’ stato dato da masticare, cinque volte al giorno per sei mesi un chewing gum allo xilitolo (dolcificante sostituto dello zucchero), mentre all’altro e’ stato dato una gomma analoga, senza zucchero ma anche senza xilitolo. Terminati i sei mesi, la prevenzione della carie e’ stata affidata ai singoli, mediante l’uso di spazzolino e dentifricio al fluoro. Ma dopo due anni, tempo sufficiente per lo sviluppo della carie, i bambini sono stati richiamati per la visita finale. Nel gruppo di controllo, il 16,6% dei bambini aveva nuove carie allo smalto (superficiali) dei denti, mentre per il gruppo xilitolo questo valore era del 2,86%. Analogamente, il 10,26% dei bambini del gruppo di controllo aveva nuove lesioni cariose (piu’ profonde), mentre nel gruppo xilitolo il dato era dell’1,43%. La carie colpisce in Italia il 60% della popolazione compresa fra 35 e 40 anni e si manifesta nell’80% dei soggetti tra i 19 e i 25 anni, secondo Michele Nardone, dirigente medico della sanita’ pubblica del Ministero della Salute. _____________________________________________________ Sanità News 19 mar. ’13 SCOPERTO NEL CERVELLO L’INTERRUTTORE DELLA CREATIVITA’ In uno studio pubblicato sulla rivista Cognitive Neuroscience, coordinato da Sharon Thompson-Schill, è stato dimostrato che inibire l'attività della corteccia prefrontale, l'area del cervello che funziona come una sorta di filtro impedendo ai pensieri e alle sensazioni e ai ricordi irrilevanti di interferire con ciò su cui ci si sta concentrando, può aumentare le capacità creative. Quest’area è la sede del controllo cognitivo e funziona come una sorta di filtro, che evita influsso di interferenze quando siamo alle prese con un compito che richiede razionalità. L’esperimento è stato eseguito su un gruppo di volontari impegnati in un test di creatività. Ai partecipanti veniva mostrata una sequenza di 60 oggetti di comune uso quotidiano, uno ogni 9 secondi, per i quali veniva richiesto di pensare a un utilizzo diverso da quello ordinario. Veniva quindi misurato il tempo impiegato per dare risposte valide. Ipotizzando che alti livelli di controllo cognitivo rappresentassero in questo caso un freno a migliori performance, gli scienziati hanno provato a inibire l’attività della corteccia prefrontale sinistra attraverso una metodica non invasiva (stimolazione transcranica a corrente diretta). Quando è stata bloccata l'attività della corteccia prefrontale sinistra è aumentata la capacità di associare ad un oggetto una funzione più fantasiosa. I risultati ottenuti dagli scienziati supportano l'ipotesi che un controllo cognitivo troppo elevato possa essere uno svantaggio in alcuni casi, ad esempio nelle fasi iniziali dello sviluppo. Noninvasive transcranial direct current stimulation over the left prefrontal cortex facilitates cognitive flexibility in tool use Evangelia G. Chrysikouab*, Roy H. Hamiltonc, H. Branch Coslettc, Abhishek Dattad, Marom Biksond & Sharon L. Thompson-Schilla Publishing models and article dates explained Received: 22 Oct 2012 Version of record first published: 21 Feb 2013 Abstract Recent neuroscience evidence suggests that some higher-order tasks might benefit from a reduction in sensory filtering associated with low levels of cognitive control. Guided by neuroimaging findings, we hypothesized that cathodal (inhibitory) transcranial direct current stimulation (tDCS) will facilitate performance in a flexible use generation task. Participants saw pictures of artifacts and generated aloud either the object's common use or an uncommon use for it, while receiving cathodal tDCS (1.5mA) either over left or right PFC, or sham stimulation. A forward digit span task served as a negative control for potential general effects of stimulation. Analysis of voice-onset reaction times and number of responses generated showed significant facilitative effects of left PFC stimulation for the uncommon, but not the common use generation task and no effects of stimulation on the control task. The results support the hypothesis that certain tasks may benefit from a state of diminished cognitive control. _____________________________________________________ Le Scienze 18 mar. ’13 VERSO LA RETINA ARTIFICIALE GRAZIE A UN POLIMERO Un polimero conduttore è in grado di ripristinare la sensibilità alla luce in retine di ratti ciechi. Lo ha dimostrato una ricerca dell’Istituto italiano di tecnologia di Genova, che apre la strada alla sperimentazione di protesi visive nei casi in cui i tessuti della retina siano solo parzialmente danneggiati da malattie come la retinite pigmentosa o la degenerazione maculare senile (red) Un nuovo polimero realizzato da Fabio Benfenati e colleghi, del Dipartimento di neuroscienze e tecnologie cerebrali dell’Istituto italiano di tecnologia di Genova, è in grado di ripristinare la sensibilità alla luce nella retina di ratti ciechi. Il risultato, pubblicato su “Nature Photonics”, apre le porte alla realizzazione di retine artificiali affidabili ed efficaci, ed è frutto di numerosi progressi compiuti nel campo delle biotecnologie, in particolare nella possibilità di collegare componenti elettronici basati su composti organici con substrati biologici. Nell’ultimo decennio si è sviluppato un filone di ricerca interessante, che ha come obiettivo l'innovazione delle interfacce tra elettrodi e tessuti neuronali. Numerosi scienziati in tutto il mondo hanno affrontato diversi problemi che riguardano la biocompatibilità di differenti materiali e la loro flessibilità meccanica, due fattori fondamentali per poter realizzare protesi definitive o che comunque debbano durare per un tempo molto lungo. Tuttavia, la possibilità di stimolare i tessuti biologici con un segnale non elettrico ma luminoso ha ricevuto poca attenzione. Fanno eccezione le tecniche optogenetiche, usate per sondare il funzionamento di circuiti neuronali controllandone l'espressione genica con segnali luminosi. Queste tecniche hanno compiuto enormi progressi negli ultimi tempi. © Tetra Images/CorbisNel campo della ricerca sulla retina artificiale, il problema è ricondotto allo studio di strati sottili di materiale in grado di generare un segnale elettrico in risposta a una radiazione luminosa controllata dallo sperimentatore. Questo segnale elettrico devo poi essere in grado di generare una depolarizzazione della membrana neuronale, processo che a sua volta innesca la trasmissione del segnale tra gli stessi neuroni. A questo scopo, risultano molto adatti i polimeri conduttori, già sperimentati come interfacce per cellule in molte applicazioni, tra cui strutture di sostegno cellulare, biosensori e microdispositivi per il rilascio controllato di farmaci. In quest’ultima ricerca Benfanati e colleghi hanno considerato in particolare l’uso di un’interfaccia organica costituita da un singolo polimero denominato P3HT (poli-3-esiltiofene). In una prima fase dello studio, hanno caratterizzato le variazioni di equilibrio elettrico all'interfaccia tra P3HT e un elettrolita, ovvero una sostanza in grado di dissociarsi in ioni una volta in soluzione, verificando che il polimero avesse le caratteristiche adatte per un modello sperimentale ancora più vicino alla realtà biologica. Questo modello sperimentale è stato studiato in una seconda fase ed era composto da cellule di ippocampo di ratto, fatte crescere in coltura sulla superficie del polimero. I risultati positivi in termini di risposta agli stimoli luminosi, insieme alle buone caratteristiche di biocompatibilità osservate in altri studi, hanno incoraggiato i ricercatori a condurre una terza fase sperimentale, in cui è stata registrata la capacità del polimero ripristinare la sensibiltà alla luce in retine espiantate da ratti albini ciechi, ai quali precedentemente era stata indotta una degenerazione nello strato dei fotorecettori. Il risultato apre la strada potenzialmente alla progettazione di protesi visive, utili quando il danno tissutale è solo parziale, come nel caso di malattie come la retinite pigmentosa o la degenerazione maculare senile, che colpiscono l'epitelio pigmentato ma preservano gli strati più interni della retina.