RASSEGNA 17/02/2013 NUMERO CHIUSO, I TEST SONO A LUGLIO TEST D'INGRESSO A LUGLIO GLI STUDENTI CONTRO PROFUMO COSÌ FINISCE UN RITO UNICA: L'UNIVERSITÀ? PROMOSSA QUANTO È DIFFICILE VALUTARE I DOCENTI UN MOSTRO CHIAMATO ANVUR COME VALUTARE L'UNIVERSITÀ: URGE TRASPARENZA QUALITÀ-PREZZO, ATENEI IN GARA PER L'ABILITAZIONE NAZIONALE PRIMA VITTORIA AL TAR LAZIO L'AGENDA DEI RETTORI: PIÙ RISORSE, RIVEDERE LA RIFORMA GELMINI LE TRAPPOLE DELLA MERITOCRAZIA BORSE DI STUDIO AZZERATE, MENO 90 MILIONI DI EURO LA BOLLA SCOLASTICA INGANNO MEDIATICO CHE ERRORE L'INGLESE OBBLIGATORIO AL POLITECNICO CULTURA IN CAMPO PER L'ITALIANO FORNERO: VARATA LA CERTIFICAZIONE DELLE COMPETENZE LAVORATIVE AGENZIA DIGITALE: TROPPI PADRONI UNA POLITICA INDUSTRIALE PER LA CULTURA LIBRI CARTACEI O E-BOOK? SCUOLE AL BIVIO RICERCA, IL PRIMATO DELL'ISOLA L'ULTIMO TABÙ DEI «VERDI»? UNA ROCCIA IL WEB SOCIALE, PONTE TRA CULTURE IL NEOUMANESIMO DELL'EPOCA 2.0 IL GUINZAGLIO DIGITALE CHE UNISCE GENITORI E FIGLI ========================================================= MEDICI NEL MIRINO, BOOM DI CAUSE «IL NOSTRO LAVORO CONDIZIONATO DALLA PAURA» IL MINISTRO BALDUZZI SULLE PROFESSIONI SANITARIE I MEDICI SU TWITTER E LE CURE IN 140 CARATTERI IN CALO LA PRESSIONE SUI PRONTO SOCCORSO SANITÀ, BOOM DI FRODI IN CORSIA MEDICINA COME CULTURA FRANCIA: PER I MEDDICI L'EUTANASIA E’ UN DOVERE» LAVORI CHE SPEZZANO LA SCHIENA DENUNCE TRIPLICATE IN 5 ANNI TROPPE FUMATRICI: È ALLARME CANCRO LA SFIDA DELLE MALATTIE RARE LO SPORT AL MATTINO RIDUCE L'APPETITO MENO MIOPIA SE SI STA ALL'ARIA APERTA LA DIPENDENZA COME MODA LONDRA LIMITA IL WELFARE PER GLI IMMIGRATI EUROPEI SE LA GAMBA DEL NONNO DEVE FARE IL TAGLIANDO L'ANESTESIA GENERALE MAI PIÙ CRUCCIO PER I PAZIENTI SCOPERTA UNA PROTEINA LEGATA ALL'INSORGENZA DELLE METASTASI TUMORI DA AMIANTO, ALLO STUDIO UN VACCINO SONO 15.000 I FALSI DENTISTI CHE OPERANO IN ITALIA LE GOMME DA MASTICARE AUMENTANO LE PRESTAZIONI DEL CERVELLO COME IL CERVELLO SI ADATTA ALLA SORDITÀ ========================================================= _____________________________________________________ Il Sole24Ore 16 feb. 2013 NUMERO CHIUSO, I TEST SONO A LUGLIO Anticipati i tempi per le selezioni ai corsi universitari a numero chiuso. È quanto risulta dal calendario per i prossimi due anni accademici pubblicato dal ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca. Le prove d'accesso per l'anno accademico 2013-2014 sono state anticipate a luglio. In particolare la prova di accesso alla facoltà di medicina e chirurgia e per odontoiatria e protesi dentaria si svolgerà martedì 23, mercoledì 24 è previsto il test per veterinaria e giovedì 25 luglio per architettura. Si svolgeranno invece il 4 settembre le prove per le professioni sanitarie. Una "doccia fredda" per i circa 200mila diplomandi (sui 450mila che escono dalla maturità) che tra giugno e luglio dovranno affrontare la maturità e aspirano a entrare in una facoltà a numero programmato. Un anticipo ulteriore è previsto per l'anno accademico 2014-2015, i test di selezione, infatti sono calendarizzati per il mese di aprile. Secondo il ministero la decisione di anticipare i tempi permette all'Italia di allinearsi con gli altri paesi e di evitare, così, di diventare la scelta di ripiego per i giovani scartati dalle altre università. Non solo. Si eviterà anche che a corsi iniziati i ripescati dallo scorrimento delle graduatorie scoprano di essere stati ammessi per il rotto della cuffia, e in ritardo rispetto all'avvio dei corsi. Inoltre, sottolinea il Miur, l'anticipo dei tempi permetterà agli studenti che decideranno di studiare "fuori porta" di organizzare il trasferimento. Il test prevede 60 domande e 90 minuti per rispondere (lo scorso anno le domande erano 80 con due ore di tempo). Buone notizie per chi ha una carriera scolastica brillante, da quest'anno peserà sul risultato finale fino a un massimo di 10 punti. I decreti sulle modalità di svolgimento dei test di accesso, secondo fonti ministeriali, saranno pronti entro 15 giorni. Fe. Mi. _____________________________________________________ Corriere della Sera 16 feb. 2013 TEST D'INGRESSO A LUGLIO GLI STUDENTI CONTRO PROFUMO La polemica: troppo vicini agli esami di maturità ROMA — Per l'ingresso alle facoltà a numero chiuso è una rivoluzione o poco meno. Il ministero dell'Istruzione ha messo a punto il calendario delle prove di ammissione ai corsi di laurea per l'anno 2013-2014, ma anche per quello successivo, il 2014-2015, anticipando i test per medicina, veterinaria e architettura. E subito scoppia una polemica asprissima con le associazioni degli studenti. Perché il Miur ha scelto di anticipare per «europeizzare», dicono a viale Trastevere. E gli studenti, già in maggioranza contrari alle prove preselettive, gridano allo scandalo temendo nuove «sfrangiature», poco compatibili secondo loro con il pieno diritto allo studio. Il ministero insiste e pubblica sul sito: test d'ingresso il 23 luglio per medicina e odontoiatria, il 24 luglio per veterinaria, il giorno successivo (25) per architettura. Il 4 settembre c'è invece l'appuntamento per i corsi sanitari. Per le prove in lingua inglese, poi, i test vengono anticipati ad aprile: il 15 è in programma la prova di ammissione in inglese per medicina presso gli atenei italiani e in una ventina di sedi estere. Le iscrizioni possono essere fatte già a partire da lunedì e fino al 20 marzo. «Siamo sconvolti dalla pubblicazione di questo decreto — ha detto Roberto Campanelli, coordinatore dell'Unione degli studenti —. Ci domandiamo come potranno prepararsi gli studenti che in molti casi hanno terminato le prove di maturità da una settimana se non da pochi giorni». Per il 2014- 2015, poi, Profumo ha previsto un'ulteriore anticipazione. Anche per gli studenti italiani prove di ammissione a medicina, veterinaria e architettura in aprile (dall'8 al 10) e il 3 settembre per le professioni sanitarie. «Questo è l'ennesimo blitz di Profumo — si aggiunge Luca Spadon, portavoce nazionale di link coordinamento universitario —. Esiste un rischio concreto che le persone non riescano a prepararsi in tempo sia quest'anno sia ancor più il prossimo, quando le date saranno anticipate ad aprile». È «scandaloso» per Michele Orezzi, coordinatore nazionale dell'Unione degli Universitari: «Il ministro Profumo non si smentisce nemmeno da dimissionario. Come faranno gli studenti a prepararsi in tempo su materie che non hanno mai studiato?». Cerca di placare gli animi il ministro Profumo che offre il suo punto di vista su tutta la questione. Per prima cosa, dice, «la data in aprile dei test in lingua inglese ci mette al livello degli altri Paesi e rende più appetibile l'università italiana per gli studenti stranieri». Quanto a quelli per gli studenti italiani, l'anticipo darà più chance, non le toglierà affatto. «Consentirà — continua il ministro — di completare prima le graduatorie e quindi di avviare in modo regolare l'anno accademico; permetterà agli studenti che non passano la selezione di poter scegliere con calma un eventuale altro corso di studi; mette chi supera il test nelle condizioni di organizzarsi in caso di trasferimento ad altra città». Ma non è tutto: quest'anno sarà finalmente attuata la cosiddetta «norma Fioroni» (fino ad oggi rinviata di anno in anno nel Milleproroghe), che prevede un punteggio di 10 punti su 100, una sorta di bonus, per gli studenti più meritevoli. «Abbiamo osteggiato ulteriori rinvii — dice Profumo — per cominciare a dare un valore al merito, a partire dal voto di maturità». Mariolina Iossa _____________________________________________________ Corriere della Sera 16 feb. 2013 TEST DI ACCESSO UNIVERSITARI A LUGLIO COSÌ FINISCE UN RITO DI Il cambio di stagione stavolta sembra davvero epocale (anche se il vizio italico di lasciare a metà tante riforme abbozzate induce a cautela): l'infinita vacanza del dopo maturità, quella specie di rito di passaggio che regalava ai nostri figlioli mesi di tiepido interregno (...e magari di avventuroso Interrail) tra l'adolescenza e l'età adulta, tra la scuola appena terminata e un impegno universitario lento ad arrivare, pare definitivamente archiviata. Almeno per chi vorrà tentare l'ammissione ai corsi a numero chiuso, la lunga estate gucciniana e i viaggi di formazione generazionale della meglio gioventù nostrana diventano materiale buono per l'album dei ricordi su Facebook: per decreto ministeriale, i test da settembre vengono anticipati a luglio già quest'anno. Il 23 Medicina, il 24 Veterinaria, il 25 Architettura, solo per Professioni sanitarie il test resta fissato per ora a settembre (il 4). Suggestioni letterarie a parte, la decisione del Miur ha scatenato polemiche furibonde. Molti studenti insorgono («è scandaloso»), con qualche motivazione plausibile, perché di fatto i test si salderanno al calendario della maturità, con appena qualche giorno di stacco, e molti ragazzi si troveranno a passare da un esame (quello di diploma) all'altro (quello di ammissione) con pochissimo tempo per studiare. Nella patria della dietrologia non manca poi chi legge in questa scelta il «tentativo di limitare il diritto allo studio dei giovani». Per il 2014 si prevede addirittura di anticipare i test ad aprile e, da genitori, qualche perplessità può venirci su questa miscela di materie scodellate nella testa dei nostri rampolli. Il ministero sotto attacco replica però con altrettante buone ragioni: la rivalità degli atenei privati, che giocano d'anticipo rastrellando iscrizioni e, soprattutto, «l'allineamento con gli altri Paesi europei». Il modello può non piacere, ma ormai la concorrenza si sposta purtroppo fin sui banchi di scuola, certi romanticismi sono un lusso. Tuttavia il futuro degli studenti non deve diventare terra di scontro ideologico: la verifica sul campo avrà grande importanza, eventuali correzioni di rotta non saranno disonorevoli. Con un po' di sano pragmatismo, ne usciremo tutti meglio, noi e i nostri ragazzi. Goffredo Buccini GoffredoB _____________________________________________________ L’Unione Sarda 14 feb. 2013 UNICA: L'UNIVERSITÀ? PROMOSSA MONSERRATO. A giugno arriva la metro, entro il 2014 trasferite tutte le facoltà Servizi, laboratori, aule: gli studenti soddisfatti VEDI LA FOTO Dal giorno della prima lezione di medicina, nell'ottobre del 1996, è cambiata moltissimo. Non più un insieme confuso di edifici che ospitavano i primi “pezzi” delle facoltà mediche e scientifiche trasferite da Cagliari, ma un polo universitario di eccellenza, integrato dal 2001 con il Policlinico. La Cittadella di Monserrato, in una delle principali direttrici di traffico in entrata e in uscita verso Cagliari (la circonvallazione 554), ha vinto la sua scommessa ed entro un anno concluderà il suo percorso di trasformazione. Entro la primavera del 2014, infatti, saranno trasferite le ultime facoltà, Geologia (da via Trentino) o Tossicologia (oggi al Palazzo delle Scienze) e i dipartimenti (come quello di matematica). METRO A giugno di quest'anno, invece, verrà completata «la rivoluzione copernicana», come la definiscono gli studenti, che porterà la metropolitana: ogni cinque minuti raccoglierà gli studenti diretti al Polo di Monserrato. «È un altro mondo rispetto al passato», afferma Antonio Pillai, dirigente della direzione opere pubbliche dell'università, «le infrastrutture sono quasi tutte completate, le isole di verde sistemate e la viabilità è nettamente migliorata». GLI STUDENTI Circostanze che trovano conferma anche nelle parole degli studenti: «In attesa della metro, oggi arrivo alla Cittadella con il pullman», dice Andrea Flora, studente di Farmacia. «Tolte le ore di punta, la mattina tra le 8 e le 9 e il pomeriggio tra le 13 e le 14, i mezzi sono quasi sempre puntuali e non si rischia di arrivare in ritardo». I TRASPORTI «Quando si svolgono in concomitanza le lezioni di più facoltà, servirebbero forse più mezzi nelle fasce orarie più delicate», sottolinea Fabio Bardanzelli. «Per essere a lezione alle 9, prendo il bus da Piazza Giovanni, a Cagliari, alle 8. Un po' faticoso, forse, ma organizzandosi si può fare». Mariangela Olla, studentessa di Chimica, assicura che «salvo eccezioni, passa un pullman ogni quarto d'ora. Così possiamo spostarci liberamente e senza problemi. Certo, con la metro il viaggio durerà meno, nel frattempo non ci possiamo lamentare». I LABORATORI Le novità non mancano: di recente è entrato in funzione il blocco che ospita i laboratori di ingegneria, di fronte all'ospedale, dove si svolgono importanti esperimenti sull'acustica stradale. «Si tratta di laboratori unici in Sardegna», sottolinea Pillai, «dove girano turbine di aerei che attraverso gli studi forniscono indicatori sul comfort acustico». Ci sono poi luoghi di interscambio culturale, spazi per dibattiti e conferenze, impianti sportivi, zone di aggregazione, luoghi di ristoro, strutture di servizio come copisterie. «La Cittadella non si limita a essere solo un contenitore per la didattica, ma ricomprende tutte le attività complementari necessarie per conservare una delle sue funzioni più importanti: deve essere, infatti, anche luogo di socializzazione, di scambio e elaborazione di idee», conclude Pillai. Mauro Madeddu ________________________________________________________ Repubblica 11 feb. ’13 QUANTO È DIFFICILE VALUTARE I DOCENTI Valutare e punire" di Valeria Pinto PIER ALDO ROVATTI Come è noto, stanno insediandosi le commissioni nazionali che dovranno stabilire li- sto di idonei nei vari raggruppamenti scientifici dell'università. Da queste liste gli atenei dovranno poi p escare i futuri insegnanti. Bisogna considerare che l'imbuto è strettissimo (conformemente alle misere risorse disponibili) e che a questa prima tornata si è presentato un vero esercito di aspiranti, ciascuno dei quali dovrà essere valutato. È evidente che le commissioni svolgeranno con molta difficoltà il loro compito, con il rischio di esplodere di fronte a un lavoro immane. La macchina, comunque, è stata avviata. Bisogna, però, anche ricordare che il tutto è stato preceduto da una sottile e generale misurazione bibliometrica: da tempo, infatti, un'Agenzia nazionale ha avuto l'incarico di classificare i "prodotti" di questa imponente massa di candidati servendosi di indici numerici che hanno permesso di stabilire una linea "mediana", insomma una soglia da superare per poter essere considerati idonei. Alle spalle del lavoro delle commissioni sta insomma un pro cesso di valutazione, supposto oggettivo, che non ha mancato di suscitare un mare di perplessità e di critiche, esplicitate anche su questo giornale. Una notizia che mi pare sintomatica è costituita da una nota ufficiale del ministero dell'Istruzione datata 11 gennaio 2013. Il ministro, evidentemente preoccupato dall'affollamento delle candidature e dal conseguente rischio di paralisi delle commissioni, propone espedienti dilatori per almeno alcune di esse e anticipa subito un nuovo bando per il 2014 con il dichiarato intento di invitare la folla dei candidati a distribuirsi anche sul prossimo anno. Ma la nota ministeriale dice inoltre qualcosa di decisamente più importante: rassicura le commissioni che esse saranno sovrane e avranno piena autonomia e completa responsabilità riguardo alle loro scelte: in breve, comunica ai commissari che potranno anche non tenere conto degli indici di valutazione predisposti dall'Anvur (cioè dall'agenzia sopra nominata). Se ne servano se lo credono opportuno, ma sono liberi anche di "discostarsene" e perfino di non considerarle per nulla. Non è una notizia da poco e non riguarda solo il mondo accademico nel quale da troppi anni il reclutamento è praticamente bloccato. Si apre, infatti, una piccola ma sintomatica incrinatura nel tessuto spesso di una "cultura della valutazione" che ha radici ormai bene impiantate in un'idea di "conoscenza" di tipo produttivistico ed è intrisa da parte a parte dalla logica ormai dominante dell'"impatto", cioè dalla quantificazione delle risposte suscitate dai prodotti della ricerca. Che questo impatto si traduca poi nel numero di citazioni e in una scelta (opinabile) della rilevanza dei luoghi di pubblicazione (riviste di serie "A", ecc.) e di chi ha il privilegio di legittimarli, manifesta con chiarezza dove si origini tale "cultura" e chi ha il potere di orientarla. Insomma qui, a dispetto della sbandierata oggettività o neutralità, emerge proprio quell'intreccio tra sapere e potere che si vorrebbe occultare, e di conseguenza diventa visibile che la cultura della valutazione è governata da un principio di produttività che si ingrana perfettamente con le logiche complessive del sistema neoliberale ma non ci azzecca per niente con le esigenze intellettuali di chi si avvia sulla strada della ricerca e mira all'insegnamento universitario. Per dirla con un eufemismo, c' è uno iato trala cultura della valutazione tutta concentrata sui prodotti e quella libera cultura critica che ha caratterizzato la storia gloriosa dell'autonomia universitaria fin dalla sua nascita. Tornando allo specifico, esiste ormai in Italia una diffusa opinione critica in proposito: ci sono siti molto frequentati (come Roars) che raccolgono utilmente materiali e documenti critici, si stanno moltiplicando interventi pubblici, saggi e libri (per fare solo un esempio, Valutare e punire di Valeria Pinto, appena uscito da Cronopio), e si ha in definitiva la sensazione che si stiano cominciando a fare seriamente i conti con una cultura che riduce ai prodotti e alla loro quantificazione un" attività" intellettuale (di cui non siamo davvero privi) ben più ricca e fatta di esperienze che non si possono trasformare ipso facto in indici numerici. La nota ministeriale alla quale mi sono riferito è certo solo un segnale, frutto peraltro di un'aspra battaglia (condotta dall'Associazione dei docenti di filosofia teoretica, Sifit). Ma è un segnale significativo perché rimette in circolazione parole come "autonomia" e "libertà", che sono state troppo rapidamente evacuate dai discorsi dominanti e che è molto importante che vengano rimesse in campo e riattivate nelle pratiche, dato che poi è ispirandosi a esse che gli insegnanti universitari (e con loro tutti gli insegnanti di ogni ordine di scuola) si ostinano ancora a dare un riempimento di senso al loro mandato sociale e alla loro professionalità. ________________________________________________________ Il Manifesto 13 feb. ’13 UN MOSTRO CHIAMATO ANVUR L'agenzia creata per valutare il merito non ha nulla a che vedere con le valutazioni del passato. Ma è tutta centrata su criteri quantitativi e produttivistici che servono al capitalismo Piero Bevilacqua E’ preliminare rammentare una banalità storica, obliata in tempi nei quali si celebra il cosiddetto "merito" come una scoperta recente, la ricetta per rendere più equa ed efficiente la nostra società. Dovrebbe esser noto che tutti gli ambiti della vita sociale, pubblica e privata, l'intera macchina dell'istituzione statale in età contemporanea, si sono organizzati sulla base della certificazioni di competenze dei singoli. Lavoratori, tecnici, impiegati, funzionari, dirigenti, liberi professionisti, ecc tutti svolgono il loro compito sulla base di un sapere acquisito che viene in vario modo accertato e valutato. I docenti universitari hanno svolto per diversi secoli il loro lavoro non per nomina reale, né grazie ai buoni uffici di qualche lobby della finanza, ma unicamente in base a valutazioni di merito effettuate da verificatoti di pari competenza. Le stesse scienze si sono evolute sulla base di critiche e valutazioni continue nelle comunità di appartenenza. I L'Anvur (agenzia nazionale del sistema universitario e della ricerca) è una creazione nuova ed estranea a questo modello e alle istituzioni valutative che lo hanno fin qui retto. Era nata per offrire al potere pubblico criteri di valutazione della produzione scientifica degli atenei e si è trasformata in un sistema panottico, che vuole sottoporre a vigilanza e a criteri di misurazione generali e standardizzati l'intero universo del sapere. II Come tutte le innovazioni neo- liberistiche di questi anni, l'Anvur vuole trasferire e applicare in un nuovo ambito procedure e controlli già sperimentati altrove, in genere nel mondo della produzione. E il modo molecolare con cui il capitalismo si annette nuovi territori, per assoggettarli alle sue finalità di valorizzazione. E in fabbrica, infatti, che si valuta la qualità finale del prodotto con criteri necessariamente massificali, dovendo certificare la qualità di merci seriali e standardizzate. Ma la cultura e la scienza si esprimono in una varietà incommensurabile di forme, linguaggi, valori. Per essere pienamente valutate, le realizzazioni scientifiche, culturali, artistiche necessiterebbero di criteri analitici tanto numerosi quante le singole opere da esaminare III L'Anvur spinge verso la misurazione quantitativa dei "prodotti". Nel linguaggio ministeriale, significativamente, ora si chiamano così ì titoli scientifici. A ciò inducono il sistema ed i numeri. Possiamo giudicare anche un -saggio di fisica dal dorso della rivista che lo ospita? Come sapevano e sanno gli esperti che lavorano da una vita a questi temi non c'è valutazione possibile senza giudizio. Senza analisi competente e interpretazione di merito dei singoli testi. Diversamente si avrà una misurazione puramente quantitativa, volta ad accertare se le merci uscite dal processo produttivo hanno difetti di fabbricazione o sono vendibili. IV L'Anvur prosegue le ossessioni del riformatore neoliberista: la volontà di puntare sul momento finale, "produttivo" e quantitativo tanto della ricerca che del processo formativo. Il sistema del 3+2, accompagnato dalla valutazione con crediti numerici, serve ad accelerare la produzione di esami in serie (e quindi di lauree in serie). Il contenuto, la qualità dell'apprendimento sono ignorati e ridotti al calcolo delle ore presunte di studio per preparare gli esami. Ora, analoga e sproporzionata enfasi sì pone sul momento finale della valutazione. Ma che senso ha creare una torre di Babele burocratica, quando i riformatori da decenni non fanno nulla per favorire la qualità della ricerca, sia in termini di finanziamento che di innovazione nei contenuti, nel rapporto Ira discipline, nelle forme dell'organizzazione? V L'Anvur è un mostro burocratico che tende a ingigantirsi Oggi sappiamo che i sistemi quanto più si fanno grandi e complessi tanto più diventano ingovernabili, inefficienti, occasione di spreco. Sembra un paradosso: il credo neoliberista predica la guerra contro le burocrazie, ma esso promuove la creazione dí nuove macchine amministrative. La spiegazione è evidente: la necessità di trascinare in una logica di efficienza produttiva mondi multiformi e singolari, quello dei saperi e delle culture, spinge il legislatore a costruire sempre nuovi dispositivi, procedure, gabbie per assoggettare a criteri seriali e standardizzali ciò che per sua natura tende a sfuggirvi. VI L'Agenzia è costosa. Secondo un calcolo accurato di Giorgio Sirilli del 4 aprile 2012, apparso sulla rivista on fine Roars, lo stato spende almeno 300 milioni di euro per tenere in piedi una simile struttura. Che tanto danaro venga impiegato per una macchina inefficiente destinata a valutare la ricerca , mentre si si sottraggono le risorse ai ricercatori che la realizzano, è qualcosa di più che un paradosso. VII La valutazione centralizzata crea una distorsione grave della ricerca, perché gli studiosi tenderanno a subordinare i criteri liberi e universali dei loro studi agli schemi estrinseci dei valutatori. Su questa strada il momento della valutazione diventerà la linea guida degli studi e delle indagini delle prossime generazioni e la libera creatività della ricerca, l'esplorazione di ambiti e mondi ignoti, sarà castrata sul nascere. Sull'avvenire del sapere grava l'ipoteca di un' automutilazione della mente degli studiosi, che introietteranno gli schemi unilaterali dei valutatori come una prescrizione pianificato- ria imposta dall'alto. VIII L'Anvur creerà una alterazione grave del mercato editoriale. Già oggi in Italia è assai difficile corredare di tabelle, apparati di note, grafici, ecc. dei saggi in forma di libri e sperare di vederseli pubblicati da case editrici di prestigio: quelle premiate dall'Anvur. Da noi non esistono le University Press e gli studiosi debbono subordinare le loro ambizioni espositive all'angustia del mercato editoriale. Ma il premio valutativo che l'Anvur dà a certe case editrici e a certe riviste strozzerà più di quanto già non sia il mondo editoriale, creando situazioni di monopolio, generando lunghissime "liste d'attesa" , soprattutto di giovani studiosi che devono pubblicare i loro lavori. IX) Ma noi sappiamo quel che già accade dove il sistema Anvur è applicato da tempo. Per pubblicare, i ricercatori ormai pagano. Si è così creato un intreccio perverso Ira pubblicazioni, carriere, business delle riviste scientifiche. In questo sistema ha ricordato Valeria Finto (