RASSEGNA 20/03/2011 I FONDI FAS PER SALVARE LE UNIVERSITÀ SARDE FRATI:VIA I PRESIDI CHE FALLISCONO GLI OBIETTIVI LA POTENZA DEI LAUREATI CRUI, FINISCE L'ERA DECLEVA MANCINI IN PALE POSITION I DANNI DEL FETICCIO DELLA LAUREA TIROCINIO RIDOTTO SE CI SONO I CREDITI UNIVERSITÀ, ALLARME RICERCA CENTOMILA ASSUNZIONI PER LE PMI ERSU: BORSE PER LO STUDIO FERME DA 20 ANNI 5 PER MILLE: RACCOLTI PIÙ FONDI MA MENO PER LA RICERCA MEDICA IL CINQUE PER MILLE PREMIA MONDO X ECCO L'ELETTRODOTTO DEI RECORD TARIFFE, CON IL SAPEI CADONO GLI ALIBI CULTURA: ATTESA LA GRAZIA DA TREMONTI LHC, PRIMA MACCHINA DEL TEMPO? ========================================================= MAI PIÙ COMMISSARI ALL’AOUSS AOUSS-ASL: MACRO AREA PER AIUTARE LA SANITÀ IL 28 E 29 MARZO NIENTE CERTIFICATI DIGITALI I MEDICI FIGLI DI UN DIO MINORE UN SARDO PER L’OSPEDALE ANTI SISMA VINTA SELEZIONE PER MOBILITÀ. MA AOUSS NON RIESCE AD ASSUMERE RADIOTERAPIA, COLPO DI MANO DELLA ASL DI CAGLIARI SCREENING DELLE MALATTIE EREDITARIE NEL NEONATO I BATTERI ALIENI SONO UNA BUFALA? OLBIA, ARRIVA DALL’AUSTRALIA LA SUPER COZZA GENERICI:CEE AVVIA UNA PROCEDURA DI INFRAZIONE I MEDICI TEDESCHI RITENGONO EFFICACE PRESCRIVERE IL PLACEBO TRUFFA ALLA ASLCA, DENTISTA SCEGLIE IL PATTEGGIAMENTO UN RECETTORE PER LA FORMAZIONE DI TESSUTO OSSEO ========================================================= _______________________________________________ L’Unione Sarda 14 mar. ’11 I FONDI FAS PER SALVARE LE UNIVERSITÀ SARDE La richiesta dei rettori di Cagliari e Sassari durante l'incontro con Gelmini e Fitto «Fondi per le aree sottoutilizzate (Fas) da recuperare a favore delle università sarde e un accordo federativo tra gli atenei isolani». Sono due dei punti sottolineati dai rettori di Cagliari e Sassari, Giovanni Melis e Attilio Mastino, davanti al ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, e a quello per i Rapporti con le Regioni, Raffaele Fitto, durante un incontro ieri a Roma. «È necessario recuperare i fondi Fas a favore delle Università della Sardegna - ha detto Mastino anche a nome del collega Melis - che non sono stati spesi non certo per responsabilità degli atenei». Per Cagliari sono necessarie le risorse per il complesso di Monserrato. Per Sassari erano disponibili da oltre due anni i fondi per la facoltà di Medicina e chirurgia e per l'ospedale universitario: oltre 50 milioni per una nuova struttura. «L'incontro dei ministri Gelmini e Fitto - ha detto Melis - è un segno positivo di attenzione sulle specifiche tematiche degli atenei meridionali. Nel merito dell'incontro, vanno sottolineati aspetti positivi e altri negativi. È positivo l'orientamento di mettere a disposizione fondi per la ricerca. Continua invece a destare preoccupazione la conferma che, per il Fondo ordinario per le Università, non si preveda il recupero dei tagli già previsti». _______________________________________________ Corriere della Sera 18 mar. ’11 IL RETTORE FRATI: «VIA I PRESIDI CHE FALLISCONO GLI OBIETTIVI» LA SAPIENZA E GLI STUDENTI PROTESTANO: I PROF SI GIUDICANO DA SOLI, SENZA IL NOSTRO RAPPRESENTANTE «Alla fine i professori si danno i voti da soli». Gli studenti della facoltà di Ingegneria dell' informazione, Informatica e Statistica della Sapienza commentano così la decisione presa, mercoledì, dal consiglio di facoltà. «E' stato estromesso il nostro rappresentante dal Nucleo per la valutazione dell' attività didattica e scientifica», affermano i ragazzi. Di che si tratta? In ogni facoltà, non solo nel primo ateneo capitolino, gli studenti compilano a fine corso un questionario strutturato per verificare l' andamento della didattica. I risultati dei questionari, somministrati in forma anonima, vengono analizzati dal Nucleo di valutazione d' Ateneo, pubblicati e spediti al ministero dell' Istruzione (insieme alle valutazioni sulle attività di ricerca). Nel verbale stilato a fine consiglio, secondo quanto riferiscono gli studenti, è stata evidenziata in giallo (ed eliminata) la parte dell' articolo 8.2 del vecchio regolamento che stabiliva «la presenza di un rappresentante degli studenti nel Nucleo». «Anche se l' intervento dello studente era limitato - concludono i ragazzi - secondo noi è essenziale per la totale imparzialità della commissione». Rimostranze infondate per il rettore della Sapienza, Luigi Frati: «Lo studente aveva un ruolo di mero osservatore - spiega il Magnifico - La strutturazione del Nucleo di valutazione è regolata da una legge del 1999 che non prevede la rappresentanza studentesca». Nel nuovo Statuto d' ateneo sono invece stati inseriti nuovi organi di controllo (e intervento) per gli studenti. Non solo: «Stiamo approvando una serie di indicatori - annuncia Luigi Frati - nello specifico 20 obiettivi, tarati su criteri di efficienza / efficacia, che i presidi di facoltà dovranno raggiungere: pena la rimozione dall' incarico». Il rettore sottolinea inoltre la presenza di «strumenti veramente incisivi» messi a disposizione dei ragazzi. «Abbiamo istituito il "difensore degli studenti"- continua Frati - un docente in pensione che raccoglie in forma anonima le problematiche, intervenendo direttamente nel merito delle questioni». E tutte le facoltà, aggiunge il rettore, avranno presto una commissione paritetica studenti/professori che terrà conto di alcuni «obiettivi di controllo»: «Regolarità dei voti assegnati - dice Frati - per i cosiddetti "esami killer" (quelli che fanno registrare il numero più alto di respinti) andrà migliorata la didattica e i presidi dovranno impegnarsi a trovare una cattedra per la discussione della tesi qualora lo studente non dovesse rintracciarne una disponibile entro 60 giorni dalla fine degli esami». Il rettore Frati si impegna a sollecitare le facoltà affinché istituiscano nel più breve tempo possibile i nuovi organismi previsti dallo Statuto: «Così facendo - conclude Luigi Frati - abbiamo messo in piedi un meccanismo più garantista». Simona De Santis RIPRODUZIONE RISERVATA **** L' ateneo Luigi Frati (nel tondo) è il rettore dell' università «La Sapienza», fondata nel 1303 da papa Bonifacio VIII De Santis Simona _______________________________________________ Corriere della Sera 17 Mar.‘11 LA POTENZA DEI LAUREATI L'India punta a 30 milioni di universitari, gli atenei si espandono via web: la forza delle Nazioni si misura con gli studenti Trenta milioni: una popolazione universitaria pari a metà degli italiani. L'India ci crede, è l'obiettivo del 2025. Oggi gli studenti sono 12 milioni e gli atenei, da Calcutta a Chennai, 370: dovranno diventare 1.500, con il raddoppio degli istituti "top" d'information technology (da 7 a 15). Ma il governo di Delhi si impegna: nel nuovo piano quinquennale, il budget per l'istruzione superiore è nove volte quello precedente. Non è solo uno slancio indiano. I figli della "classe media", nei Paesi emergenti, fanno la fila alle selezioni universitarie; in Cina, da un milione di studenti del '98 si arriverà a 35,5 entro i prossimi 10 anni. Per non dire di fronti "caldi" come l'Egitto: dietro la "Facebook Revolution", c'è una realtà fatta di due terzi della popolazione under30 e di 700mila nuovi laureati all'anno (quelli che si contendono 200mila posti di lavoro e la disperazione da disoccupazione). Un tempo, unità di misura della "Potenza delle Nazioni" erano lingotti d'oro, galeoni e bombardieri. Ora sono in molti a pensare che si debbano contare i "pezzi di carta". Purtroppo, proprio mentre i nostri atenei perdono iscritti (il 9% in 4 anni) con una popolazione laureata del 19% (32 è la media europea). Nell'India che punta a raddoppiare, invece, l'anno scorso più di 50 università straniere sono arrivate per aprire aule e avviare corsi. Molte già si sono insediate, dalla Leeds Metropolitan University (a Bhopal) alla Lancaster (a Delhi). Mentre ormai l'internazionalizzazione degli atenei accelera vorticosa _______________________________________________ Il Mondo 25 Mar.‘11 CRUI, FINISCE L'ERA DECLEVA MANCINI IN PALE POSITION Il presidente Enrico (ledeva lascia la guida della Cm con qualche settimana dì anticipo. Infatti, invece di aspettare la scadenza naturale del mandato in giugno, i 79 magnifici delle università italiane giovedì 7 aprile eleggeranno il nuovo numero uno della potente Conferenza dei rettori. Chi sarà? Al momento è in campo la candidatura di Marco Mancini che in Crui è segretario generale ed è capo all'università della Thscia di Viterbo. Ha buone possibilità di farcela: sudi lui potrebbero convergere una sessantina dì voti, il resto schede bianche. All'orizzonte non appaiono candidature alternative: dopo il milanese Decleva. il Nord passa la mano. Gli atenei del Sud non sembrano avere la forza di imporsi mentre il chiacchierato Luigi Frati della Sapienza non è così amato dai colleghi. Inoltre Mancini, che a Viterbo è al quarto mandato (dal 1999), rimarrà in carica coli proroga fino all'approvazione degli statuti (come chiede la nuova legge), cioe al massimo un paio d'anni ed è considerato un presidente di transizione. Anche se giovane (classe 1957), viene descritto come pieno di ambizioni. Potrebbe però dare qualche mal di pancia al governo: schierato a sinistra, nel 2008 il Pdci di Olivier Diliberto lo aveva inserito tra i possibili ministri del secondo governo Prodi dove poi andò il collega Alessandro Bianchi (Trasporti), ex rettore a Reggio Calabria. La squadra di vertice della Crui sarà completa con l'elezione dei dieci membri di giunta: in uscita perché noi più eleggibdi nei propri atenei Stefania Giartninì (Perugia stranieri), Paolo Garbarino (Piemonte orientale) e Raimondo Pasquino (Salerno). Che è pronto a candidarsi a sindaco di Napoli (Terzo polo) e lascerà anche una delle due poltrone di vicepresidente Crui. Al suo posto circola il nome di Corrado Petrocelli (Bari) mentre sull'altra potrebbe rimanere Giovanni Puglisi (lulm) per le non statali. _______________________________________________ Il Sole24Ore 14 Mar.‘11 I DANNI DEL FETICCIO DELLA LAUREA Alle università va affiancato il canale degli istituti tecnici superiori di Alessandro Schiesaro Italia è stata per lungo tempo in coda o quasi nelle classifiche che stimano, come si dice in gergo, "il tasso di partecipazione", cioè la percentuale di diplomati che a 19 anni decide di proseguire negli studi. Nel 2000 lo facevano 39 studenti su 100, pochi in relazione a punte avanzate come alcuni paesi scandinavi che veleggiavano già allora oltre il 60-70%, non molti anche se il confronto si limitava al 47% di Spagna e Gran Bretagna. Ma la riforma del cosiddetto 3+2- lasciamone da parte per un momento meriti e difetti complessivi - comportò inizialmente un'accelerazione vertiginosa: 55% nel 2004, addirittura un picco del 56% nel biennio successivo. Poi una graduale correzione fino al 51% del 2008, mentre i primi dati (incompleti) per il 2010 sembrano segnare un calo ulteriore. In termini geografici le isole perdono più della media, centro e sud restano stabili, il nord guadagna qualche punto percentuale. Il trend discendente degli ultimi anni si deve a una molteplicità di fattori. L'introduzione del 3+2 aveva attratto un numero molto alto di studenti che erano fino ad allora rimasti esclusi dal circuito universitario. La laurea triennale prometteva percorsi più brevi nella durata complessiva e più articolati nella struttura; a questo si aggiungeva l'enfasi sulla professionalizzazione degli studi universitari, che si sarebbero finalmente calati nella realtà del mondo produttivo per dischiudere a tutti, anche a chi proveniva da facoltà molto "teoriche", come Lettere, le porte del lavoro. A queste aspettative gli atenei hanno fatto fronte in una prima fase soprattutto moltiplicando i corsi in area umanistica e sociale, verso i quali si indirizzarono molti studenti nelle cui famiglie non c'erano ancora laureati e studenti "maturi" che volevano acquisire un titolo subito spendibile per ottenere una promozione nel settore pubblico. Questa euforia iniziale si è scontrata da un lato con la realtà di un mondo del lavoro che non poteva far fronte a un forte aumento improvviso di domanda in alcuni settori, e dall'altro con il progressivo ritorno a requisiti più rigorosi per l'attivazione e la gestione dei corsi di laurea, spesso affrettatamente messi in piedi proprio in discipline che richiedono pochi sforzi in termini di laboratori e attrezzature. Rispetto al picco del 2003 le matricole di Lettere sono ora scese del 36% e quelle di Sociologia del 39%, mentre Ingegneria, Farmacia, Agraria, la stessa Scienze hanno consolidato i guadagni iniziali. Gli studenti sembrano essersi accorti, insomma, che non importa solo se ci si laurea o no, ma anche in quale materia ci si laurea, e come. Un altro dato significativo riguarda la percentuale di studenti che decidono di iscriversi all'università non subito dopo il diploma, ma qualche anno più tardi. La riforma del 3+2 aveva richiamato sui banchi un numero alto di questo tipo di matricole, che erano arrivate a pesare per un quinto sul totale: oggi quella cifra si è dimezzata se si guarda agli studenti in età tra i 22 e i 3o anni, e gli over 3o sono appena un terzo rispetto a pochi anni fa. La laurea, non ci sono dubbi, era e resta in ogni caso un ottimo investimento, se non altro perché nell'arco della vita lavorativa consente un guadagno economico nettamente superiore al diploma. Ma la laurea a tutti costi, quale che sia, perde peso e, giustamente, sembra perdere fascino. Rafforzare la qualità delle lauree e puntare con forza sull'orientamento in entrata è quindi più che mai indispensabile per continuare a garantire quel vantaggio competitivo e soprattutto per consentire ai nostri laureati di competere ad armi pari con i migliori laureati dell'economia globale. Uno dei modi per ottenere questo risultato, lo insegnano tutti i paesi a noi vicini per dimensioni, cultura ed economia, è affiancare a una università forte e pienamente convinta della propria missione un robusto e autorevole canale terziario parallelo a quello universitario. In Germania si iscrive all'università "solo" il 36% dei diplomati, ma un altro 14% frequenta istituti tecnici superiori, come fa il 30% dei diplomati britannici e un numero considerevole di francesi. Da noi gli Its sono ancora agli albori, e ci vorrà ancora tempo prima che costituiscano una vera alternativa ai tradizionali corsi di laurea. Nel frattempo le università hanno svolto un'azione di supplenza verso segmenti di formazione che tradizionalmente non le competevano, appunto quelli rivolti a una professionalizzazione con minori aspirazioni teorico-critiche ma di più immediata spendibilità lavorativa. Supplenza impropria nelle premesse e di dubbio valore nei risultati, perché solo istituzioni in contatto con le università, ma da queste ben distinte, possono farsi carico di una missione altrettanto importante e però profondamente diversa. Il capitale di conoscenza di un paese va calcolato prendendo in considerazione il complesso dei profili e dei percorsi di crescita intellettuale e professionale, e soprattutto deve essere aumentato offrendo una serie di alternative adatte ad una platea con interes-si diversificati. Il feticcio della laurea ha fatto molti danni; meglio mandarlo in pensione senza rimpianti e concentrare gli sforzi su una riarticolazione del sistema terziario davvero in grado di reggere le sfide del futuro. _______________________________________________ Italia Oggi 17 Mar.‘11 TIROCINIO RIDOTTO SE CI SONO I CREDITI Gli effetti dell'intesa commercialisti-Miur DI BENEDETTA PACELLI L’accordo sul tirocinio ' per i futuri commercialisti vale anche per chi si è laureato pri ma dell'apposita convenzione che consente di ridurre il tempo di accesso alla professione. A patto, però, che siano rispettati determinati requisiti formativi. A specificarlo Flavio Dezzani, consigliere del Cndcec delegato ai rapporti con l'università, intervenuto per chiarire la posizione di giovani praticanti laureati prima della stipula delle intese tra ordini territoriali di categoria e atenei. A potere beneficiare della convenzione che permette di svolgere parte del tirocinio durante il corso di studi e di essere esentati dal sostenere la prima prova dell'esame di stato per diventare dottore commercialista, infatti, è non solo l'iscritto a un corso di laurea convenzionato con l'ordine locale, ma anche chi non potendo ancora usufruire dí questa possibilità, ha comunque conseguito tutti i crediti specificati dall'accordo quadro Miur-Cndcec. Qualora, però, le classi di laurea fossero diverse i praticanti dovranno comunque colmare i debiti formativi richiesti dall'ordinamento didattico. Una compensazione considerata ingiusta dai futuri professionisti visto che, è l'accusa, il percorso universitario è stato fin dall'inizio sponsorizzato come propedeutico alla professione di dottore commercialista e come futura agevolazione in termini di esonero in sede di esame di stato. «Il problema», spiega Dezzani, »è che, in virtù della propria autonomia, le università hanno strutturate corsi analoghi in modo differente. E l'unico modo per salvare ciò che è stato fatto in modo difforme da quanto stabilito dal ministero dell'università è proprio quello di fare sostenere in seguito quegli esami che mancano. In Italia casi analoghi saranno moltissimi, per fortuna c'è la possibilità di sanare le diverse situazioni». Non è un caso che subito dopo la firma dell'accordo quadro con il ministero, l'ordine guidato da Claudio Siciliotti ha inviato un nota informativa (61/2010) che mette nero su bianco la bozza di accordo che gli ordini provinciali dovranno stipulare con l'università del territorio per rendere lo sconto effettivamente operativo. E uniformare il più possibile a livello nazionale le convenzioni. _______________________________________________ Corriere della Sera 20 mar. ’11 UNIVERSITÀ, ALLARME RICERCA Da tre mesi niente assegni, progetti bloccati. Decleva: intervenire subito «Sulla legge di riforma serve un intervento urgente, le università sono bloccate e stiamo perdendo fondi preziosi sulla ricerca». Parla di correzioni, il presidente della Conferenza dei rettori e vertice della Statale Enrico Decleva, perché