RICERCA: IL PIANO DEL VICEMINISTRO RICERCA: CHI VA E CHI RESTA RICERCA: QUANDO CERVELLI E AZIENDE EMIGRANO DAGLI STATI UNITI RICERCA: RETURNING TO THE FERMI LEVEL SONZOGNI: "BISOGNA RILANCIARE UNIVERSITÀ E ATTIVITÀ ECONOMICHE" MEDICINA TUTTI IN FILA PER I TEST D'AMMISSIONE: VUOI FARE IL MEDICO? PARLIAMO DI CHURCHILL TEST TROPPO DIFFICILI CAGLIARI:L'UNIVERSITÀ TI AIUTA, A PAROLE LA RIMONTA DELLE FACOLTÀ OUTSIDER TORINO: FABBRICA DI SUPERINGEGNERI BOLOGNA:"SÌ, SIAMO UN'INDUSTRIA DEL SAPERE" CAMPOBASSO: "STUDENTI? CHIAMATELI PURE CLIENTI" ATENEI, AI TECNICI LAUREATI "SANATORIA" PER CONCORSO LA FISICA DELL'INSEGNAMENTO ================================================================== ARRIVA L'OBBLIGO DI PAREGGIO PER IL BILANCIO DEGLI OSPEDALI MEDICINA GENERALE: DISCIPLINA CON MAGGIOR NUMERO DI RICOVERI TROPPE DENUNCE, GLI OSPEDALI CERCANO RIMEDIO HAWKING: MUTAZIONI GENETICHE CONTRO IL POTERE DEI COMPUTER STAMINALI DI EMBRIONI UMANI TRASFORMATE IN CELLULE DEL SANGUE LE FORME GENETICHE DELL'INFLUENZA DEL 1918 CANNABIS CONTRO IL DOLORE IL SUONO DEI VIRUS MACULOPATIA SENILE, NUOVA CURA CON IL LASER ================================================================== ================================================================== ___________________________________________________ La Stampa 6 set. '01 IL PIANO DEL VICEMINISTRO DELLA RICERCA "Con 150 miliardi voglio fermare la grande fuga dei nostri cervelli" ROMA CENTOCINQUANTA miliardi per bloccare la fuga dei cervelli. Il rilancio della ricerca scientifica in Italia parte dalla clamorosa scoperta del cromosoma della longevità. Il sottosegretario alla Ricerca, Guido Possa, e quello all'Ambiente, Antonio Martusciello, hanno incontrato ieri a Roma Annibale Puca, il giovane ricercatore italiano coordinatore dell'équipe della Harvard University di Boston che ha condotto il rivoluzionario studio. "I risultati conseguiti - spiega Possa- fanno onore alla comunità scientifica del nostro Paese e sono il segno delle grandi opportunità presenti nel campo poco esplorato della conoscenza dei fenomeni della vita. Va in questa direzione il Piano nazionale della Ricerca recentemente approvato". Il sottosegretario ha pure illustrato a Puca le possibilità di finanziamento per costosi progetti di studio, previste in Italia dai nuovi bandi del Fondo investimenti per la ricerca di base, che include sovvenzioni per le sperimentazioni nei settori post-genoma, nuova ingegneria medica e neuroscienza. L' operazione "rientro cervelli" potrà contare su un budget di 150 miliardi nel triennio 2001-2003. "Il governo si augura - sostiene il viceministro - che Annibale Puca partecipi a qualche progetto o che possa usufruire delle misure per il ritorno in Italia degli studiosi attualmente impiegati all'estero. L'università e la ricerca italiane saranno sicuramente liete di accogliere un giovane studioso già così illustre". Inoltre, Possa ha annunciato l'avvio di contatti con numerosi ricercatori italiani già impiegati nei laboratori statunitensi. Annibale Puca, con lo studio che lo ha fatto conoscere in tutto il mondo, è diventato il precursore delle nuove terapie geniche. Una vecchiaia lunga e priva di acciacchi è, infatti, lo scenario prospettato dall'individuazione del cromosoma 4, che governa la longevità nella specie umana. Le implicazioni pratiche della scoperta sono rivoluzionarie e il brillante scienziato italiano ha dovuto andarsene dall'Italia per disporre dei mezzi economici necessari alla sperimentazione. In forza ormai da tre anni all'università americana di Harvard, Puca si dice "dispostissimo" a tornare in Italia, a patto di poter continuare i suoi studi. Intanto l'annoso problema della carenza dei fondi per la ricerca scientifica infiamma il dibattito nel mondo accademico italiano. In un recente articolo dell'autorevole rivista "Proceedings of the National Academy of Sciences", Annibale Puca ha annunciato di aver identificato una particolare regione del cromosoma, in cui si trova il gene della longevità. Lo studio lascia intravedere la prospettiva di vite più lunghe e più sane. La regione identificata nel cromosoma umano 4, contiene tra 100 e 500 cromosomi. "Per quasi tutti i centenari - spiega Puca - gli anni che superano l'età-media vengono trascorsi in buona salute. L'ipotesi dalla quale siamo partiti è che, rispetto alla popolazione generale, i centenari abbiano una storia di invecchiamento lento, e che siano in grado si evitare o avere più tardi la maggior parte delle malattie degli anziani, come gli infarti, le patologie cardiovascolari, il diabete, il cancro e il morbo di Alzheimer". È stato quindi sviluppato uno studio su 308 ultranovantenni, appartenenti a 137 famiglie, per spiegare quale particolarità genetica provocasse la resistenza alle malattie e il conseguente "vantaggio di sopravvivenza". Attraverso l'esame di Dna prelevato dal sangue dei soggetti è emerso come i fratelli ultranovantenni avessero una somiglianza in una particolare zona del cromosoma 4, che ora deve essere analizzata meglio. Il prossimo passo degli studiosi sarà, quindi, identificare il gene o i geni responsabili della longevità. I ricercatori sperano così di poter aiutare le persone a vivere di più. "Una conoscenza approfondita - precisa il team di scienziati- ci porterà a sviluppare medicinali in grado di imitare ciò che, geneticamente, permette ai centenari di scampare ai malanni dell'età. Non stiamo cercando la fonte della giovinezza, ma i fattori che ci permettono di invecchiare bene". Finora si credeva che fossero oltre un migliaio i geni che influenzano l'invecchiamento nell'uomo. La scoperta di Puca rivela che sono pochi quelli coinvolti nel processo. ___________________________________________________ Le Scienze 5 set. '01 RICERCA: CHI VA E CHI RESTA Enrico Bellone Pochi giorni prima delle vacanze la rivista britannica "Nature" ha dedicato spazio allo stato della ricerca in Italia. Un quadro piuttosto malinconico: scienziati che scappano all'estero, fondi irrisori, concorsi indecenti, politici insensibili. Dovremmo dire basta. Non solo alla situazione descritta da "Nature" (che è reale), ma anche al pregiudizio (futile) secondo cui nel nostro paese tutto va a rotoli. Poche settimane fa ho ascoltato la presentazione dei risultati di una ricerca effettuata a Milano, in Università e con fondi Telethon. La relatrice, giovane, parlava a nome di un gruppo di giovanissimi. Hanno forse imboccato una strada nuova per la cura di una patologia devastante del sistema nervoso. Ma l'aspetto più importante è che hanno certamente capito qualcosa di nuovo sul cervello, anche se questo lato della faccenda non fa spettacolo per quei cittadini che si stanno abbrutendo davanti alla televisione. So quanto guadagnano i nostri ricercatori. Capisco, quindi, quelli che vanno, ma ammiro quelli che restano e che sono bravissimi: come potete controllare sull'ottimo articolo che trovate a pagina 38. Alla voce "chi resta", però, non sono catalogati solo quei malpagati scienziati che certi pennuti additano alle folle come ricchi e pericolosi servi delle multinazionali. Troviamo anche i cervelli immensi che rimarranno per sempre nella storia. Come Rita Levi Montalcini, che all'inizio di agosto è stata nominata Senatore a vita per i suoi meriti scientifici. E a lei vanno le nostre congratulazioni. Altri tempi erano quelli di Archimede. La sua opera vive da quasi 23 secoli ed è stata la madre della scienza di Galilei. Con Archimede tornano, in ottobre, "I grandi della scienza". Siamo al ventiduesimo volume. Lo ha scritto Pier Daniele Napoletani e lo troverete, in edicola, fascicolato con la rivista. Sembra che Archimede sia nato a Siracusa. Dicono sia stato ucciso da un legionario che saccheggiava le case della città e al quale dava fastidio che qualcuno - racconta Livio - perdesse tempo nel tracciare strane figure. Anche allora, come vedete, c'era chi non aveva una buona immagine della scienza ed era propenso a eliminarne i protagonisti. Gli odierni legionari hanno armi meno grezze: cercano il consenso per porre argini alla conoscenza, e fanno sventolare le bandiere della paura. ___________________________________________________ Il Corriere della Sera 5 set. '01 RICERCA:QUANDO CERVELLI E AZIENDE EMIGRANO DAGLI STATI UNITI Esodi al contrario: i casi Geron e Act: "Rischiamo di restare indietro in un settore chiave". La decisione di Bush di limitare i fondi agli studi sulle cellule staminali spinge gli scienziati verso i laboratori inglesi e induce le società a trasferire in Gran Bretagna le proprie ricerche "In un modo o nell'altro, il nostro lavoro continuerà", promette Thomas Okarma, presidente di Geron Inc., società californiana all'avanguardia nella ricerca sulle cellule staminali e nel loro potenziale impiego contro una vasta gamma di malattie oggi considerate incurabili. Fra cui il diabete, il morbo di Parkison e anche le paralisi causate da fratture catastrofiche della spina dorsale, come quella che ha costretto all'immobilità quasi totale Christopher Reeve, l'ex Superman di Hollywood diventato portavoce del movimento che chiede a Washington di finanziare i laboratori impegnati in questo genere di ricerche. Fondata da Michael West, il pioniere cui si deve il primo risultato concreto, ossia l'isolamento delle cellulle staminali umane, conseguito nel 1998, Geron è tutt'ora la numero uno del settore. West, però, se n'è andato. Ora dirige Advanced Cell Technology (Act), concorrente di Geron con sede in Massachusetts, il cui principale obiettivo è l'utilizzo delle cellule staminali per ritardare il processo di invecchiamento negli esseri umani ed evitare le malattie tipiche degli anziani. Il futuro di Geron e Atc, però, è in forse. La decisione di George W. Bush di limitare i contributi del governo americano alla ricerca condotta su un limitatissimo inventario di cellule staminali già esistenti, infatti, potrebbe ritardare la ricerca, allontanando nel tempo la utilizzazione pratica dei ritrovati che gli scienziati sperano di mettere a punto. "È una vergogna - dice ad esempio Ben Barres, esperto di cellule staminali neurali della Stanford University commentando la decisione del presidente - che avvantaggerà altri Paesi ai danni degli Stati Uniti e provocherà un esodo di cervelli". In assenza di finanziamenti pubblici, infatti, i laboratori di ricerca che non riusciranno ad assicurarsi una parte delle limitate disponibilità di cellule staminali, il cui uso è stato approvato da Bush, potranno contare soltanto su fondi privati. In considerazione dei tempi lunghi necessari per arrivare alla messa a punto di terapie efficaci e degli enormi investimenti che dovrebbero essere effettuati senza concrete garanzie di successo, West, Okarma e altri pionieri delle cellule staminali rischierebbero l'asfissia finanziaria. Gli Usa, insomma, potrebbero diventare il fanalino di coda in un promettente settore delle tecnologie mediche e farmaceutiche. Una prospettiva che ha indotto Roger Pedersen, ricercatore dell'Università di California di San Francisco e uno dei massimi esperti del settore, a emigrare verso lidi più accoglienti. Pedersen, infatti, si trasferirà a Cambridge, in Inghilterra, Paese dove la ricerca sugli embrioni umani, oltre ad essere legale, è finanziata dal governo di Tony Blair. Una scelta obbligata, ha spiegato lo scienziato, fra una situazione caratterizzata da "circostanze molto favorevoli e un fortissimo sostegno" alle sue ricerche in Inghilterra, e la prospettiva di "trovarsi con le mani legate ancora per diversi anni" negli Stati Uniti. Dove, in attesa che Bush si pronunci (la Casa Bianca ha fatto sapere che la decisione arriverà entro la fine di questo mese), i ricercatori si trovano in un limbo legislativo e normativo. Nel 1996, infatti, il Congresso di Washington ha vietato i finanziamenti federali per qualunque ricerca che comporti la distruzione di embrioni, anche se i fondi pubblici non sono destinati direttamente alla ricerca in questione, ma servono, ad esempio, a pagare gli stipendi delle segretarie o le bollette del telefono. Un laboratorio, privato o universitario, che riceve contributi federali per ricerche in altri settori, che utilizzi le proprie strutture anche per studi sulle cellule staminali, quindi, perde immediatamente tutti i finanziamenti pubblici. Per questo motivo l'Università di California, lo scorso aprile, aveva imposto a Pedersen e al suo team di una decina di ricercatori di sospendere gli studi, finanziati da privati, sull'estrazione di cellule staminali da embrioni umani. Per lo stesso motivo Geron ha deciso di trasferire in Scozia, presso l'Istituto Roslin, che sperimenta tecniche di clonazione e utilizzo di cellule staminali animali, una parte delle sue ricerche, che comporta investimenti per 4 milioni di dollari l'anno. Se da Bush arriverà il pollice verso, dice il presidente Okarma, la società potrebbe decidere di portare all'estero tutte le attività di ricerca. Geron compra le eccedenze di embrioni accumulate dalle cliniche specializzate nei trattamenti di fertilità, che andrebbero altrimenti distrutte, e ne estrae le cellule staminali con un procedimento brevettato in tutto il mondo. La società, inoltre, ha chiesto un'altra trentina di brevetti relativi alle speciali tecniche utilizzate nei suoi laboratori. West e Act, invece, stanno cercando di aggirare gli attuali divieti, e gli eventuali divieti futuri, con un escamotage scientifico. Ossia con la creazione di embrioni umani senza il contributo del seme maschile. La tesi dello scienziato è che gli embrioni generati con questa tecnica rivoluzionaria (che però suscita molto scetticismo nelle comunità scientifica internazionale), non essendo il risultato del processo di concezione, non possono essere considerati veramente "umani", e quindi non sono soggetti a restrizioni di carattere etico. Act intende assoldare donne che, in cambio di pagamenti compresi fra i 3.000 e i 5.000 dollari, si sottoporrebbero a trattamenti di fertilità. Le loro uova servirebbero quindi a creare embrioni con tecniche di clonazione simili a quelle che hanno prodotto la famosa pecora Dolly. Un processo ancora allo stato teorico, dice West, dato che i tentativi finora condotti non hanno finora portato a risultati concreti. Anche dopo la limitata approvazione data da Bush alla ricerca sulle cellule staminali, però, le società del settore e i ricercatori universitari americani dovranno superare altri ostacoli. Come l'esplicito divieto di nove stati (fra cui il Massachusetts, dove ha sede Act) a questo genere di ricerche e, per buona misura, il bando alle clonazioni umane che vige in altri quattro stati, compresa la California, patria di importanti laboratori universitari. Fuori dagli Usa, a parte la Gran Bretagna, la nazione più permissiva, soltanto il Giappone e l'Australia (con l'eccezione dello stato di Victoria) ammettono l'uso di embrioni umani nella ricerca. Umberto Venturini __________________________________________________ 4 set. 01 RETURNING TO THE FERMI LEVEL It is difficult to imagine a more inspiring role model for a young scientist than Enrico Fermi. The Italian-born physicist made a string of telling contributions, both theoretical and experimental, across many different areas of physics. The index of any physics encyclopaedia is littered with the evidence: fermions, the fermi (10-15 metres), the Fermi energy, Fermi gases and liquids, the Fermi surface, Fermilab and so on. Little wonder that physics has such a high profile in Italy. But what would Fermi, who was born in Rome 100 years ago this month, make of the state of Italian physics today? There is no doubt that Italy is a world force in physics. When the nations of the world are ranked by the number of physics papers that they publish, Italy is sixth. It also makes the top ten when nations are ranked by the impact of their papers as measured by citations in other publications. Italy is particularly strong in particle physics, thanks to the legacy of Fermìs "school of Rome" and the establishment of the Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) in 1951. Italy also boasts a unique underground facility for astroparticle-physics experiments at Gran Sasso. There are centres of excellence in other areas - including astrophysics, atomic and optical physics, condensed matter, superconductivity and various areas of theoretical physics - but nothing to match the strength in depth that is found in particle physics. But there are two key issues concerning Italian physics - and Italian science in general - that need to be addressed. First is the historical fact that the Italian government spends only about half as much on R&D as other European countries such as France, Germany and the UK. The same is also true for other measures such as the annual production of PhDs and industry spending on R&D. Second is the current system for making appointments to permanent university positions, about which accusations of unnecessary bureaucracy and cronyism abound (see pages 5-6, print version only). Italian physicists still working in Italy are reluctant to go on the record about the situation, but those elsewhere are not. As Claudio Pellegrini, the Italian-born head of a large physics department in the US, points out: "If there is a new faculty position at UCLA, we look for the best candidate worldwide." This does not happen in Italy, where sometimes even the best Italian does not get the job. The new minister for education and research, Letizia Moratti, has said that she intends to tackle both these problems, but Italian physicists are not convinced. Yet there is no reason why the Italian physics community cannot work within the current system to ensure that jobs go to the best candidates available, no matter where they came from in the world. However, it remains to be seen if the all-powerful professors are willing to change their ways. The world of physics in general, and the US in particular, benefited greatly from the energy and ideas of Enrico Fermi. It seems a shame that Italy remains so reluctant to let physicists from other countries return the favour. ___________________________________________________ Il Corriere della Sera 4 set. '01 SONZOGNI: "BISOGNA RILANCIARE UNIVERSITÀ E ATTIVITÀ ECONOMICHE" Biglia Andrea L' URBANISTA Sonzogni: "Bisogna rilanciare Università e attività economiche" BERGAMO - Tutti questi cantieri che impegnano strade e piazze promettono una svolta per la qualità della vita cittadina? Vito Sonzogni, uno dei più noti architetti di Bergamo, dice che "bisogna aver fede nel futuro, però...". Però? "Rinnovare l' arredo urbano costituisce certo un passo in avanti, soprattutto per l' immagine: vedi piazza Pontida. Bergamo cioè torna a muoversi, grazie anche a interventi che l' attuale amministrazione ha ereditato dalla precedente. Però non colgo ancora precisi segnali di voler uscire dal vicolo cieco urbanistico in cui da tempo ci siamo cacciati". I problemi del traffico? "Non solo. Già compressa tra montagne e ferrovia, Bergamo subisce adesso anche l' assedio delle nuove "fortezze commerciali" alle porte del capoluogo: Orio, Curno, Seriate. Queste megastrutture del terziario, cui si aggiungono impianti per il tempo libero, portano via dal capoluogo molte energie: i bergamaschi vanno sempre di più fuori città a divertirsi, a fare la spesa, e a poco a poco pure i commercianti si trasferiscono. Così le nostre piazze, gloria dell' urbanistica italiana, si svuotano, si sviliscono". E' il male oscuro comune a tante città: ci sono i mezzi per guarire? "Guardi l' area dello scalo merci in corso di dismissione (a giorni la firma del piano di recupero, n.d.r.). Siamo a 500 metri dal cuore della città. Il rilancio di tali superfici non può passare solo attraverso la nascita di residenze e centri commerciali. Si dovrebbero ospitare anche funzioni forti: l' università, le nuove attività economiche. Idem per le aree industriali abbandonate. Tanti spazi potenziali per ringiovanire una Bergamo che invecchia male". Andrea Biglia ___________________________________________________ L'Unione Sarda 5 set. '01 MEDICINA TUTTI IN FILA PER I TEST D'AMMISSIONE: 520 in corsa per 170 posti Sono saliti a 522 (dieci in più rispetto a un anno fa) gli studenti cagliaritani che oggi alle 10 affronteranno il test per l'ammissione alla facoltà di Medicina e chirurgia (170 matricole). E sono aumentati anche i giovani che domani invece dovranno affrontare i quiz per diventare odontotecnici: 260 per i 17 posti disponibili. Inutile sottolineare la tensione che accompagna la vigilia di queste centinaia di ragazzi decisi a tutto pur di dare vita a un sogno cullato per tanti anni. Rispetto a un anno fa, non mancano le novità. I candidati oggi troveranno i loro nomi suddivisi per aula all'ingresso della Cittadella universitaria. E saranno loro stessi ad aprire per primi la busta con i quiz e le indicazioni eventualmente fornite dalla commissione. Esaurito il tempo messo a disposizione, gli studenti dovranno restituire il materiale seguendo anche in questo caso gli accorgimenti predisposti. La correzione degli elaborati inizierà venerdì mentre i candidati conosceranno l'esito della selezione entro15 giorni. E questo ha già suscitato qualche polemica poiché il responso arriverà da Bologna dove si trova la società cui è stato affidato l'esame delle schede di valutazione e il riscontro dei quiz. "Non solo crea problemi per le iscrizioni e nell'attività didattica - osservano gli addetti ai lavori - ma non si capisce perché occorra tanto tempo quando i risultati si possono conoscere in tempo reale. Misteri dell'Università". Dopo la selezione per Medicina, domani sarà il turno di Odontoiatria e via via secondo il calendario predisposto dal Rettore Pasquale Mistretta alla preselezione per i diplomi universitari a numero chiuso: Scienze motorie, Fisioterapisti, Igienisti. La polemica, come si vede, è dietro l'angolo anche perché non tutti sono d'accordo sulle scelte fatte dal ministero per limitare l'accesso a Medicina e Odontoiatria. Viene contestato in particolare il mancato coinvolgimento delle Università nella predisposizione dei quiz e soprattutto il riconoscimento dei problemi della Sardegna. Ma tant'è. Tutti pronti, quindi, per l'assalto alla facoltà di Medicina. Un'esperienza che lunedì hanno già vissuto le matricole della facoltà di Ingegneria chiamate a svolgere un test attitudinale prima di buttarsi nella mischia. ___________________________________________________ Il Messaggero 6 set. '01 VUOI FARE IL MEDICO? PARLIAMO DI CHURCHILL TEST TROPPO DIFFICILI Ottanta quesiti e solo due ore per rispondere Caratteri illeggibili, domande astruse, molte con riferimenti a testi Filosofici e poetici Sapienza, sconcerto tra i 2.000 partecipanti ai test per 490 posti. Il preside Frati: "Troppo difficili" di LUCA BRUGNARA L'aforisma di Newton, l'analisi di un brano di Camus, la logica dei poeti spagnoli del '900: benvenuti al test di ammissione alla facoltà di Medicina e chirurgia. Un vero e proprio terno al lotto, con domande complesse e poco attinenti alla professione. "Quale personaggio storico ha detto "Vi posso promettere lacrime e sangue: Churchill, Matteotti o De Gaulle?" - racconta Emanuele. - Ma non eravamo a un esame di storia dove erano richieste date che richiedevano uno studio specifico". Per Ippocrate la medicina era una disciplina umanistica, ma da qui a trasformare il test d'accesso in una prova di letteratura e storia del '900 ce ne corre. I duemilatrenta candidati accorsi ieri alla Sapienza per concorrere ai 490 posti a numero chiuso non se l'aspettavano. Risultato: molte consegne in bianco tra proteste e commenti critici, come quello dello stesso rettore della facoltà, Luigi Frati, espropriato della formulazione dei quiz in ragione di una trasparenza ministeriale che invece si è rivelata l'ennesimo guazzabuglio destinato a far discutere. "Non c'era il tempo materiale - assicura Daniela, giunta da Crotone per la prova - per rispondere alle domande: ottanta quesiti in due ore di tempo. Se la matematica non è un'opinione, vuol dire un minuto e trenta a domanda. Peccato che i fascicoli con i quesiti erano di ben ventitré pagine. L'unica soluzione era rispondere a caso e affidarsi alla fortuna". Diciotto domande di biologia, altrettante di fisica, matematica e chimica e poi loro, i ventisei quesiti di logica, attinenti a testi filosofici e poetici. "I quesiti di logica occupavano dodici pagine - afferma Maurizio di Vibo Valentia - e solo per leggerli occorreva oltre un'ora: caratteri piccolissimi, argomenti astrusi e complessi". Erano questi i quiz più importanti: a parità di punteggio, infatti, è favorito chi ha risposto a più domande in questa materia. Per questo motivo, molti hanno iniziato dalla logica e poi si sono ritrovati con più di cinquanta domande ancora da leggere a pochi minuti dalla fine ed è iniziato il panico, scene di vera disperazione. "Non si può vanificare tutto - dice Roberta, 19 anni, per il poco tempo a disposizione: ho fatto appena in tempo a leggere i fogli che mi erano stati consegnati". La preparazione dei test di ammissione è affidata al ministero. "Noi siamo dei semplici esecutori - assicura Luigi Frati, rettore della facoltà di medicina della Sapienza. - Abbiamo ripetutamente chiesto una maggiore autonomia per gli atenei, ma anche la correzione dei test, in questo caso davvero difficili, è centralizzata e avverrà nei prossimi giorni a Bologna. Il rapporto tra i partecipanti ai test e gli ammessi ai corsi della nostra università è di quattro a uno, il più alto tra tutte le facoltà". Anche i docenti confermano le difficoltà. "Dodici pagine di brani - spiegano - non solo sottraggono tempo per leggerli, ma hanno poca attinenza con quanto i giovani hanno studiato. Ad esempio, si parla di logica e tutti si aspettano quesiti numerici, come avviene in altre facoltà. E invece ecco i brani di poesia, letteratura, difficili e inaspettati. Ogni ateneo dovrebbe preparare autonomamente il test di ammissione e invece, non solo tutto è centralizzato, ma i test sono preparati poco tempo prima, impedendo agli studenti di prepararsi in modo adeguato". Tra gli studenti, poche ore dopo la prova, serpeggiava la delusione. "Forse - dice sconsolato Gabriele di Frosinone - ha fatto bene chi non ha letto i brani di logica e si è dedicato direttamente alle altre domande: la logica era più importante, ma in questo modo ha potuto rispondere a un numero maggiore di quesiti". Un suo collega l'ha presa con minore filosofia. "Un'estate buttata via sui libri di preparazione ai test - sbuffa Lamberto Faccenda - più di duecentomila lire sprecate per i testi e un corso dove ti insegnano dei veri rompicapi numerici e poi si arriva alla prova e tutto è diverso: la logica si è trasformata in letteratura e storia. E non parliamo dell'organizzazione: siamo entrati alle 8.30 e fino alle 11 siamo rimasti a parlare tra di noi, nell'attesa, sempre più snervante di cominciare". Tra gli studenti c'è aria di ricorso al Tar: "così - dice Antonio 19 anni, diplomato con 100 al Classico e rimasto al palo - saranno loro, gli esperti del Ministero a spiegare cosa c'entra Camus con la medicina". Beh, se non altro il suo miglior romanzo era intitolato "La peste". ___________________________________________________________ La Nuova Sardegna 7 set. '01 CAGLIARI:L'UNIVERSITÀ TI AIUTA, A PAROLE Nessun sostegno o informazione per le aspiranti matricole Cagliari. Che fatica laurearsi. Si suda ancor prima di cominciare. Ne sanno qualcosa le centinaia di giovani che da giorni affollano le segreterie universitarie in cerca di uno sportello cui rivolgere dubbi e domande. L'estate tra scorribande e notti brave, non porta consiglio. Si arriva a settembre carichi di interrogativi. Dopo il diploma, quale facoltà scegliere? Che differenza c'è tra i vari corsi? Quanto mi costerà? L'idea giusta è senz'altro quella di rivolgersi direttamente all'ateneo, ma le sorprese, amare, non mancano. Una mattina qualunque di fine estate, al polo umanistico di Sa Duchessa: tantissimi adolescenti, in prevalenza ragazze, cammina sorridenti verso la segreteria dell'area "Didattica e Orientamento". E lì che si svolgerà il primo atto della loro nuova vita. Percorse le ultime scale, svoltano l'angolo a destra ed ecco piombargli addosso un panorama sconsolato. Decine di coetanei, dai volti bassi e sbuffanti, stanno rannicchiati sulle panchine, sui muretti, per terra. In un clima da ufficio postale tengono in mano un numeretto di carta e aspettano il proprio turno. E proprio, come spesso accade, all'interno dell'edificio una fila di sportelli con le tendine abbassate. Su sei oblò quelli da cui spunta la testa dell'operatore sono appena due. Se ne aggiungerà una quasi all'ora di chiusura, quando i più (anche per necessità, c'erano diversi pendolari) sono andati via. Finalmetne, mentre l'orologio ricorda che è passata un'ora e un quarto, giunge il momento fatidico. Faccia a faccia con il segretario, chiedi così la prima informazione. Vorrei conoscere il piano di studi di Filosofia". Lo sguardo dell'interlocutore fa presagire sogni infranti. "Mi spiace, ma al momento non è possibile fornire programmi, nè tantomeno sapere il nunero degli esami dei nuovi corsi. Intanto, compili....". Il travet porge un foglio la domanda di immatricolazione, e fa per chiamare il prossimo. La maggior parte degli aspiranti ha arrotolato in mano il pezzo di carta, ha ingoiato il rospo e ha fatto dietrofront, con rabbia. "Dove è finito il tanto decantato orientamento allo studio?" Chiede Alessandra, 19 anni. "Pretendono che mi iscriva a un corso che vale il mio futuro a scatola chiusa. E' una scelta troppo importante e da sola non ce la faccio". La riforma universitaria, varata quest'anno, promette novità interessanti ma fatica a prendere il largo. Lo snellimento dei percorsi formativi parla oggi di una laurea di primo livello in soli tre anni e di due successivi anni per il secondo livello. Da qui nasce il problema. Il profumo di fresco della Riforma non ha permesso neanche la pubblicazione di una guida all'orientamento. A confermarlo sono gli stessi ragazzi, che pagano la carenza di informazioni. "In libreria, all'Informagiovani, biblioteca. Ho cercato dappertutto ma ho trovato pubblicazioni e opuscoli di vecchia data, inutili", dice Paola, 18 anni. Mark, 20 anni ha preferito andare "a caccia" di qualche docente, gli unici che a quel punto poteva fare un po' chiarezza. "Sono andato alla segreteria di facoltà e sono stato liquidato con poco. I docenti non saranno disponibili che a metà settembre. Ma le iscrizioni scadono il 1 ottobre. Vuol dire che, se ho fortuna, avrò quindici giorni di tempo per decidere se diventare sociologo o psichiatra?". Anche ai Cybernauti non è andata meglio: "Sono entrato sul sito dell'università esplorendo idee-guida per evitare di viaggiare fino a qui - dice Carlo di Iglesias - ma è stato deludente. Ho scaricato giusto poche righe e un piccolo grafico che mi hanno confuso più di prima". Solleva timori anche il capitolo spesa. Quanto si pagherà di tasse? Al famigerato sportello consegnano, su richiesta, il "Regolamento tasse e contributi universitari", in cui compaiono i costi suddivisi per reddito, nucleo familiare, e distanza dalla sede d'ateneo. Peccato però che corrispondono all'anno accademico 2000-2001. "E per quest'anno?" Ennesimo occhio vacuo del segretario. Da lui si viene a sapere che gli aumenti previsti dall'università e, che hanno suscitato infuriate polemiche dagli studenti, non sono ancora stati definiti. Il manifesto appeso al muro del Regolamento generale è chiaro. "Gli importi delle tasse verranno graduati entro ottobre". A iscrizioni compiute. Katia Montresor ___________________________________________________ Repubblica 8 set. '01 LA RIMONTA DELLE FACOLTÀ OUTSIDER ROMA - Tante sorprese, qualche conferma. I voti dei lettori tramite Internet ricalcano solo in parte i giudizi elaborati dal Censis. Questi ultimi provengono da tonnellate di numeri e dati elaborati con criterio scientifico. I voti dei lettori sono invece del tutto volontari. Ognuno - si può immaginare - ha votato la facoltà che ha frequentato (se si è trovato bene) o quella esattamente agli antipodi (se degli anni di studio ha un ricordo negativo). Confermate Veterinaria di Parma, che è giunta terza nella classifica del Censis e prima (con il 30% dei voti) in quella dei lettori, e Giurisprudenza di Trento (anche lei terza nel giudizio ufficiale e prima di misura secondo i navigatori della rete, che le hanno assegnato il 12% delle preferenze). Tra le sei facoltà di Sociologia valutate dall'inchiesta, La Sapienza vince fra i lettori, ottenendo con il 41% delle preferenze. Si avvicina al grande slam Lingue di Venezia, arrivata a un passo dal primato (secondo posto) secondo il Censis e premiata dai lettori con il 17% delle preferenze. Stesso exploit per Ingegneria della statale di Milano, prima nel sondaggio via Internet a pari merito con la romana La Sapienza (entrambe hanno avuto il 9% dei voti, con il più basso margine di vantaggio dell'intero censimento). Il grande slam è stato ottenuto da Scienze Politiche di Bologna, prima classificata sia nel verdetto ufficiale sia nel voto dei lettori. Bologna ha ottenuto il 19% delle preferenze on line, staccando di netto Firenze (11%) che pure può fregiarsi del titolo di facoltà di Scienze Politiche più antica d'Italia. Il premio outsider è vinto da Economia dell'università del Sannio, rimasta fuori dal podio secondo la classifica del Censis, e vincitrice invece dell'agguerritissima battaglia fra le facoltà di argomento finanziario con il 13%, un punto in più rispetto alla seconda, Siena, che si era aggiudicata il premio dell'istituto di statistica. ___________________________________________________ Repubblica 9 set. '01 TORINO: FABBRICA DI SUPERINGEGNERI MARCO TRABUCCO TORINO - Sono arrivati anche da Israele e dal Canada, lunedì, per tentare la sorte, per avere un posto al Poli, il Politecnico di Torino, il migliore d'Italia. Era il giorno del test per le aspiranti matricole, lunedì, e si sono presentati in quasi 5 mila, 3600 per le facoltà di Ingegneria oltre 1300 per quelle di Architettura. Segno di un successo che ormai va avanti da decenni e che ha fatto del Politecnico uno dei simboli di Torino. Un successo che ha radici lontane, nelle due anime che hanno generato l'ateneo: quella militaresabauda della Regia Scuola di Applicazione per ingegneri, nata nel 1859 e quella del Regio Museo industriale, costituito qualche anno dopo, dalla cui fusione nel 1935, nacque appunto il Politecnico. E che ha trovato per decenni terreno fertile, e sbocco naturale, nel tessuto industriale di Torino, nella Fiat e nell'automobile (al Politecnico si sono laureati Paolo Cantarella, amministratore delegato del gruppo del Lingotto, e John Elkan, nipote dell'Avvocato e erede designato di casa Agnelli, come in passato Giacosa e Gabrielli i creatori della Cinquecento e dei più importanti aerei Fiat). Ma il Politecnico non è più, se mai lo è stata, l'università della Fiat. Sempre in corso Duca degli Abruzzi hanno studiato l'Ingegnere per antonomasia, Carlo De Benedetti, o l'attuale amministratore delegato di E.Biscom, Silvio Scaglia E se il corso più ambito resta quello di Ingegneria dell'autoveicolo, 500 aspiranti per 120 posti e un test di accesso in cui bisogna dimostrare vera passione per l'auto, e sapere anche tutte le vittorie di Schumacher in Formula 1, oggi il punto di forza dell'ateneo sono le Ict, le information and communication technologies. Qui, dentro la sede dell'ateneo, la Motorola ha scelto di collocare il proprio centro di ricerca europeo (500 posti di lavoro entro il 2005). E due anni fa è stata creata una facoltà autonoma in ingegneria dell'informazione. Una delle cinque, tre ingegneristiche e due di architettura, che compongono l'ateneo: oltre 23 mila gli studenti, 700 i docenti e i ricercatori, un bilancio in cui, unico in Italia tra le università pubbliche, i fondi ministeriali sono meno di quelli ottenuti, attraverso convenzioni e accordi, dai privati. Due sedi, quella storica del seicentesco castello del Valentino e quella di corso Duca degli Abruzzi: ma è in corso il raddoppio che doterà finalmente l'ateneo oltre che di nuove aule e laboratori, anche di collegi per studenti e docenti ospiti, e di strutture sportive fino a farne un vero campus nel pieno centro di Torino. Seicento i miliardi di investimento per un progetto che dovrebbe essere completato nel 2006. Ma Politecnico significa anche ricerca d'alto livello, rapporti consolidati e scambi continui con le principali università europee o degli States, didattica d'avanguardia (qui si possono già sostenere addirittura gli esami a distanza, via Internet). Sempre il Politecnico è stata la prima università italiana a creare un incubatore di imprese: se qualche studente o laureato ha una buona idea, il Poli gliela finanza e gli mette a disposizione i suoi laboratori, il suo personale e anche una sede (con segreteria e tutto il resto) per svilupparla: due anni il tempo concesso. Se l'idea funziona poi l'impresa può svilupparsi da sola, fuori dall'utero universitario. Altrimenti muore: ne sono già nate 15, di aziende, in gran parte nel settore delle tecnologie innovative. E non basta. Da quest'anno al Poli, la laurea triennale sarà certificata: sì, alle aziende che vorranno assumere chi esce dall'ateneo, oltre al titolo di studio, verrà garantita la "qualità" del laureato, la sua capacità, oltre che di infilare un trenta dietro l'altro, di saper fare davvero ciò che il suo corso doveva insegnargli. ___________________________________________________ Repubblica 8 set. '01 BOLOGNA:"SÌ, SIAMO UN'INDUSTRIA DEL SAPERE" BOLOGNA - "Essere arrivati primi è una grande soddisfazione. Ma l'importante è essere nella fascia di eccellenza. Vuol dire che Bologna e i migliori atenei italiani possono accettare la sfida lanciata dal mercato europeo delle professioni". Nello suo studio antico e tetro, con il ritratto di Giosuè Carducci, il Magnifico dell'Alma Mater Studiorum, l'ingegner Pier Ugo Calzolari, è felice del riconoscimento ottenuto. "L'Economist ha recentemente dedicato un intero fascicolo alle università europee. Il titolo era: "L'industria della conoscenza". Spiegava che questa è l'industria strategica per eccellenza, di importanza addirittura superiore alle istituzioni finanziarie e alle strutture produttive. Un riconoscimento come quello ottenuto dal nostro ateneo, due anni di seguito, è un invito rivolto al paese, perché si convinca che investire in efficienti università è un affare". Un invito che è rivolto anche al governo. "Il ministro Moratti deve mantenere l'impegno annunciato il 18 luglio per il finanziamento delle università. Non vogliamo soldi a pioggia, vogliamo essere vagliati e valutati, ma dobbiamo essere messi nella condizione di accettare la sfida delle università europee, che vivono sempre più in un contesto di mercato. Anche noi vogliamo accettare questa sfida, e questo è possibile seguendo due strade: mezzi finanziari più ampi da parte dello Stato, o possibilità di entrare davvero nel mercato togliendo il vincolo del tetto alla tassazione. Insomma, paghi chi può pagare, anche perché questa scelta non è in contrasto con la necessità di garantire, come recita la Costituzione, i diritti dei capaci e meritevoli ma privi di mezzi. Del resto, in Italia per la formazione degli studenti si spende la metà della media europea, e un terzo rispetto ai Paesi del Nord. In queste condizioni, ottenere i risultati che il Censis documenta, è un piccolo miracolo". Gli economisti dell'Ateneo hanno calcolato che ogni anno l'Università e gli studenti portino alla città una ricchezza vicina ai mille miliardi. "Il costo della vita qui è fra i più alti d'Italia. Ma noi non vogliamo che gli studenti desiderosi di studiare in una città bella, moderna e ricca di storia, paghino un prezzo aggiuntivo. Ne potrebbe derivare una selezione sociale che non accettiamo. Per questo avvieremo un'indagine attenta e, risultati alla mano, discuteremo le misure da prendere assieme al Comune". (j.m.) ___________________________________________________ Repubblica 8 set. '01 SIENA:IN PALIO C'È UNA LAUREA DOC MARIO REGGIO siena - Seconda assoluta, alle spalle del Politecnico di Torino, nella classifica generale degli Atenei italiani. Prima tra le università che nel 2000 avevano meno di 20 mila iscritti. Siena non è solo quella del Palio e del Monte Paschi. La città è un gioiello incastonato tra le colline, ma è anche un vero campus universitario. Basta ricordare che nelle storiche contrade vivono 50 mila cittadini assieme a 20 mila studenti. Giovani che arrivano in grande quantità da altre città, attratti dall'elevata qualità della didattica, dai servizi che offre l'Ateneo, ma anche dall'atmosfera di tranquillità operosa che si respira in città. A seguire le sorti degli studenti, 910 docenti: un rapporto ottimale di un insegnante ogni 20 iscritti. Nove le facoltà e 69 le lauree triennali che partiranno ai primi d'ottobre. L'Ateneo offre agli studenti servizi ed assistenza di prim'ordine: al momento dell'immatricolazione al neoiscritto vengono assegnati un indirizzo email e l'uso del computer. Centinaia di tutor seguono e orientano i giovani durante l'anno accademico. Le porte dei docenti sono sempre aperte e quando un prof è impegnato in qualche attività accademica esterna segnala lo spostamento della lezione sul sito internet della facoltà e poi recupera l'ora saltata. Molti sono gli studenti fuori sede e non per tutti è facile integrarsi subito. Per chi si sente in difficoltà l'Istituto di Psicologia offre un servizio di consulenza e di psicoterapia breve gratuito per tutti. Come per tutti sono aperti il centro televisivo e radiofonico dell'Ateneo, i corsi di teatro e linguistici. Centinaia i giovani che effettuano stage in università inglesi, francesi e americane, grazie ai rapporti di collaborazione e scambio reciproco di docenti e studenti con Siena. Ma non basta. Nove residenze universitarie ed una di nuova costruzione ad Arezzo, permettono a molti giovani fuori sede di abitare a pochi passi dalle facoltà. In ogni residenza ci sono sale studio, informatica, tv, quotidiani e mensili. E per chi non riesce ad ottenere un alloggio, pur avendo i requisiti necessari, l'Università offre rimborsi per l'affitto in case private. Per tutti è disponibile un servizio consulenza sui contratti di locazione. Altra perla di Siena sono le biblioteche di facoltà: per tutto il periodo delle lezioni le sale di lettura sono aperte fino alle 10 e mezza di sera. Tutte le biblioteche cittadine sono collegate da un sistema telematico attraverso il quale lo studente può rintracciare un testo ed ottenerlo in prestito in tempi rapidissimi. Ogni facoltà possiede una sala informatizzata dove i giovani possono accedere gratuitamente ad Internet. Mentre il Centro Linguistico d'Ateneo organizza corsi di tutti i livelli d'inglese, francese, tedesco, spagnolo e russo, permette di svolgere esami ed ottenere le certificazioni internazionali di conoscenza delle lingue. Se le nove facoltà hanno raggiunto nel complesso ottimi livelli di valutazione, sono due i veri gioielli dell'Ateneo, non per nulla si sono classificate al primo posto nelle rispettive graduatorie. Economia e Commercio ha una storia unica in Italia: creata nel '66, grazie anche all'apporto finanziario del Monte dei Paschi di Siena, è diventata un centro d'eccellenza grazie al connubio nato all'inizio degli anni 80 tra due intellettuali: Richard Goodwin, che si era appena trasferito a Siena dopo aver sfiorato il Nobel in Economia, e Franco Belli, proveniente dalla sinistra extraparlamentare e docente di legislazione bancaria. Il primo portò a Siena una ventata di internazionalità, il secondo ha completato l'opera iniziata da Goodwin aggiungendovi un nuovo rapporto con gli studenti, diretto e senza gerarchie. La stessa aria che si respira tra le aule del secondo gioiello: la facoltà di Lettere. ___________________________________________________ Repubblica 9 set. '01 CAMPOBASSO: "STUDENTI? CHIAMATELI PURE CLIENTI" il rettore CAMPOBASSO - Rettore da sei anni, Giovanni Cannata, docente di Economia agricola, è il motore dell'Università del Molise. Essendo un efficiente aziendalista ha voluto formare la sua squadra, uomo per uomo dopo la fine di quello che lui definisce il periodo della "colonizzazione", ovvero il periodo in cui i docenti venivano mandati da fuori nel rodaggio dell'ateneo. Ma, essendo appunto un aziendalista, niente è dato per scontato. E, soprattutto, niente è definitivo. Chi segue il progetto va avanti con lui. Chi strascica i piedi rischia. Questo lo dice apertamente. E lui stesso, del resto, sembra partecipare con entusiasmo ad un continuo corso di aggiornamento. "Non mi piacciono le operazione camaleontiche: magari cambiare nome ad un corso di laurea ma lasciarne intatti i contenuti. Questa è una truffa agli studenti. Noi dobbiamo invece essere in grado di rimodulare i contenuti in relazione alla domanda sociale conservando solo il rigore culturale". Nel progetto di funzionalità e meritocrazia ha coinvolto anche il personale amministrativo che poi è il primo fronte di contatto con quelli che lui definisce "clienti", gli studenti. I quali vanno assistiti e orientati fin da prima che diventino utenti dell'università. Crede fermamente nel rapporto didatticaricerca. Per cui, se con una mano si inventa nuove iniziative nel primo campo (come ad esempio un corso di formazione via web per insegnanti albanesi) dall'altro tiene sotto tiro i lavori di laboratorio e chiede risultati. Se da un lato tiene alla "molisesizzazione" dell'ateneo con progetti che investono direttamente le offerte culturali della regione, dall'altro chiede nomi di vetrina come quello di Vittorino Andreoli che qui ha tenuto un corso di psicologia per esportare il fascino dell'università oltre il Molise. Insomma, se lui dice che il maggior appeal del suo ateneo è costituito dal "piccolo è bello", il progetto che lui persegue va proprio nella direzione contraria. (m.d.o.) ___________________________________________________ Il Sole24Ore 5 set. '01 ATENEI, AI TECNICI LAUREATI "SANATORIA" PER CONCORSO Maria Carla De Cesari Con i bandi riservati creati 2.200 posti nel ruolo dei ricercatori ROMA - Tecnici laureati tutti promossi, o quasi, nel ruolo dei ricercatori attraverso i concorsi riservati. Il nuovo inquadramento che il Parlamento, con la legge 4/99, non ebbe la forza di imporre ope legis è stato generalizzato con bandi riservati. Secondo i dati del Comitato di valutazione del sistema universitario, dal 1999 in sette sessioni concorsuali sono 2.196 i posti resi disponibii nei ruoli dei ricercatori per il personale inquadrato tra i tecnici. E se sono verosimili le stime di 3mila potenziali candidati che circolarono a ridosso dell'approvazione della legge, non trova riscontri quella che allora fu una lamentala dei tecnici: l'eccessiva discrezionalità concessa agli atenei nell'emissione dei bandi (si veda "Il Sole-24 Ore" del 21 gennaio '99). I concorsi riservati sono stati alla fine una soluzione di compromesso, dopo la resistenza della commissione Bilancio della Camera, che aveva bocciato l'ope legis per la mancata copertura finanziaria dell'operazione. Dunque, alla fine, la legge 4/99 ha dato cinque anni di tempo per varare concorsi ad hoc destinati al personale delle università e degli osservatori, assunto in ruolo per lo svolgimento di funzioni tecniche o socio-sanitarie in seguito a concorsi pubblici che prevedevano come requisito la laurea. Questo personale, inoltre, deve figurare in servizio alla data del 3 febbraio '99 e deve aver svolto "almeno tre anni di attività di ricerca". Per superare i problemi finanziari le università devono sopprimere un numero di posti di tecnico laureato corrispondente a quello messo a concorso per ricercatore. La decisione di adottare un bando ad hoc, afferma la legge, non deve prescindere dalle "necessità didattiche e di ricerca". Una raccomandazione che appare piuttosto formale, anche perché nessuno controlla che le spese per il personale affrontate dall'università non siano proporzionate rispetto ad altre voci, per esempio per la ricerca. Se non bastasse la corsia privilegiata dei concorsi riservati, c'è un ricco contenzioso amministrativo teso a inquadrare automaticamente i tecnici laureati - che fanno riferimento alla facoltà di Medicina dove svolgerebbero non mansioni tecniche bensì assistenziali - nel ruolo dei ricercatori. Di recente, il Consiglio di Stato ha rigettato una serie di ricorsi (si veda, tra le altre, la sentenza 200103942) di alcuni tecnici contro il rettore dell'università di Bari, che ha rifiutato loro l'inquadramento tra i ricercatori. Per i giudici l'operazione non può essere giustificata attraverso un disegno legislativo implicito, anche se progressivamente si va nella direzione di assimilare ricercatori e tecnici. L'ultimo passo di questo processo è la legge 370/99 (articolo 8), in base alla quale anche ai tecnici di Medicina è consentita l'attività didattica. Ma la previsione, secondo il Consiglio di Stato, va letta in senso letterale e non può essere la fonte di equiparazioni non scritte in modo esplicito. Tuttavia, anche sulla base di questa interpretazione fornita con la legge 370 il rettore dell'università La Sapienza di Roma ha accolto la richiesta di oltre 500 tecnici laureati di essere inseriti nel ruolo dei ricercatori. Il provvedimento, annullato dal Governo, è sub judice per l'impugnazione dell'università La Sapienza. ___________________________________________________ Le Scienze 6 set. '01 LA FISICA DELL'INSEGNAMENTO... Un sistema di equazioni che si scontra con lo scetticismo degli insegnanti Un gruppo di fisici dell'Institute of Theoretical and Applied Physical Chemistry di La Plata, in Argentina, ha pubblicato sulla rivista "Physical Review Letters" uno studio piuttosto inusuale, in cui le interazioni fra gli studenti e l'insegnante di un corso di fisica sono state rappresentate mediante una serie di equazioni simili a quelle che descrivono i materiali ferromagnetici. Per simulare l'ambiente di una classe, i ricercatori lo hanno considerato come un pezzo di ferro, in cui gli studenti svolgono il ruolo di atomi e la loro conoscenza di un soggetto è rappresentata dall'orientamento della loro magnetizzazione. L'insegnante agisce come un campo magnetico esterno, che cerca di allineare correttamente la conoscenza degli studenti. Ma, come gli atomi del ferro, gli studenti sono sottoposti anche ad altri stimoli - come l'influenza che esercitano l'uno sull'altro - portando a una specie di entropia sociale che genera disorientamento. Curiosamente, il modello ha eseguito numerose previsioni che si sono dimostrate in accordo con le osservazioni effettuate su vere classi in Argentina. Per esempio, quando studenti con maggiori difficoltà vengono messi in gruppo con altri più brillanti, recuperano molto in fretta il terreno perduto. Inoltre si è visto anche che gli studenti imparano molto meglio se lavorano in gruppo su un soggetto, invece di limitarsi ad ascoltare le lezioni. Alcuni esperti dell'educazione hanno però manifestato un notevole scetticismo per questo lavoro, che riduce la complessità di una classe di studenti ad alcune formule matematiche relativamente semplici. Secondo loro, i problemi di questo genere di approccio sono principalmente due. Per prima cosa, le interazioni sociali in una classe spesso non hanno confini definiti, il che rende difficile inserirle in un modello. Inoltre, il comportamento umano varia in modo significativo, non solo da una persona all'altra, ma da una classe all'altra e in varie "aree" all'interno di una classe. Theoretical Description of Teaching-Learning Processes: A Multidisciplinary Approach Clelia M. Bordogna ed Ezequiel V. Albano "Phys. Rev. Lett." 87, 118701, ================================================================== ___________________________________________________ Il Sole24Ore 8 set. '01 ARRIVA L'OBBLIGO DI PAREGGIO PER IL BILANCIO DEGLI OSPEDALI ROMA - L'equilibrio economico dovrà diventare una regola per tutti gli ospedali. E se il pareggio di bilancio non sarà rispettato, ne faranno le spese anche i direttori generali. Il Governo è pronto a chiedere alle Regioni di tirare la cinghia e di assumere tutte le decisioni per mettere la museruola alla spesa sanitaria. Lo farà con un decreto legge, che potrebbe approdare oggi in Consiglio dei ministri quanto meno per una prima discussione, che recepisce il patto di stabilità dell'8 agosto scorso. Ma per contenere i budget di Asl e ospedali, sono in cantiere altre novità. A cominciare dall'immediato del giro di vite della spesa per gli acquisti di beni e servizi, con tanto di obbligo di adesione alle convenzioni della Consip (con sanzioni per gli amministratori inadempienti) e informatizzazione massiccia, mentre i collegi dei sindaci saranno presieduti dagli Ispettori del ministero dell'Economia. Confermata infine la stretta sui farmaci: tetto di spesa al 13% dal 2002, prezzo di rimborso ai valori più bassi, allargamento della distribuzione extra farmacie. ___________________________________________________ Il Sole24Ore 3 set. '01 MEDICINA GENERALE: DISCIPLINA CON MAGGIOR NUMERO DI RICOVERI Sanità - È la disciplina che ha fatto registrare il maggior numero di ricoveri negli ospedali pubblici Ingorgo in medicina generale Paolo Del Bufalo Si concentra in sole dieci "discipline" su 60 l'attività di ricovero degli ospedali pubblici italiani, aziende ospedaliere comprese. Dieci specialità (e relativi reparti) che fanno la parte del leone e sulle quali è articolato il 70% dell'assistenza ospedaliera e quasi il 55% delle giornate di degenza complessive erogate nel 1999. In tutto, quasi 8milioni di ricoveri per oltre 45 milioni di giorni in ospedale su circa 85 milioni complessivi. E con 204mila posti letto a disposizione su circa 300mila totali. È questo il dato che emerge a livello nazionale dall'ultimo check pubblicato nel mese di agosto dal ministero della Salute, che ha elaborato uno spaccato del sistema sanitario nazionale da cui emergono informazioni utili soprattutto in vista della piena responsabilizzazione sanitaria delle Regioni e della definizione dei livelli essenziali di assistenza. Al primo posto per numero di ricoveri c'è la medicina generale. In questi reparti rientra una serie di degenze che teoricamente potrebbero avere altre destinazioni, come, a esempio, gran parte di quelle degli anziani che finiscono in ospedale. Al secondo posto in classifica c'è la chirurgia generale, dove, invece, sono assistiti tutti i casi "chirurgici" che non hanno una specifica collocazione specialistica. E fra parti e interventi di vario genere, ma comunque legati soprattutto alla gravidanza, terza in classifica c'è l'ostetrica e ginecologia, che con l'ortopedia e traumatologia - quarta in classifica - porta la concentrazione di ricoveri nelle prime quattro discipline a oltre il 50% di quella totale del 1999. Al contrario, ben poche persone ricorrono a specialità come l'oncoematologia, che di ricoveri in tutta Italia nel 1999 ne ha fatti registrare solo 96 o l'immunologia, che supera di poco quota 1.900. Complessivamente, i dati del ministero indicano anche una progressiva riduzione nel numero delle strutture di ricovero pubbliche, passate dalle 1.068 unità del primo anno di aziendalizzazione - il 1995 - alle 813 del 1999, mentre quelle private accreditate restano costanti intorno alle 530. Il Ssn, in sostanza, dispone di circa 285 mila posti letto per la degenza ordinaria, di cui il 18,4% nelle strutture private accreditate, e 23.676 posti per day hospital, quasi tutti pubblici (95%). Un dato significativo è quello del numero di posti letto ogni mille abitanti. A livello nazionale, nel 1999, ne erano disponibili 5,3: un valore molto vicino al parametro di 5,5 (di cui uno dedicato alla riabilitazione, ma che nelle Regioni, tranne Lazio e Trento, non supera neppure la metà) stabilito dalle norme di programmazione. In particolare i posti letto dedicati all'attività per pazienti acuti erano in media 4,8 ogni mille abitanti: ancora troppi rispetto allo standard previsto fino a oggi di 4,5 e soprattutto a quello "nuovo", deciso nell'accordo dell'8 agosto 2001 fra Stato e Regioni, di 4 posti letto ogni mille abitanti. Naturalmente la situazione 1999 era diversa nelle varie Regioni, con 4 posti letto ogni mille abitanti in Campania e picchi di 6,5 nel Lazio (pubblici e privati accreditati compresi). I più "ricoverati" sono risultati gli ultrasessantacinquenni, con oltre 3,5 milioni di degenze nel 1999. Per loro, le principali patologie sono quelle del sistema cardiocircolatorio (quasi un milione di ricoveri, il 27% di quelli relativi alla fascia d'età), seguite dai tumori (circa 407mila, l'11,5%). Seconda in classifica è la fascia di età fra i 25 e i 44 anni, con 2,143 milioni di ricoveri. In questo caso, la patologia più frequente riguarda le complicazioni della gravidanza, del parto e del puerperio e assorbe il 31,5% dei ricoveri (674mila circa), seguita dai traumatismi e dagli avvelenamenti (10,5%, 225mila degenti). Infine, il dato sulla presenza di apparecchiature tecnico- biomediche negli ospedali. Secondo la rilevazione del ministero sono in aumento rispetto all'anno precedente nel settore pubblico, specie quelle di risonanza magnetica nucleare, passate dalle 198 unità del 1997 alle 310 del 1999. La disponibilità, tuttavia, è fortemente variabile a livello regionale. A esempio, esistono 1,2 Tac ogni 100mila abitanti con punte di 1,9 in Calabria e Friuli e valori inferiori all'1 per 100mila abitanti in Valle D'Aosta e a Trento. ___________________________________________________ Il Corriere della Sera 3 set. '01 TROPPE DENUNCE, GLI OSPEDALI CERCANO RIMEDIO Dagli occhiali sbagliati all' omicidio colposo, aumentano le richieste di danni da parte dei malati. Oltre seicento processi avviati in dodici mesi. "Cosi' scompare la fiducia. Siamo costretti alla routine" Mottola Grazia Maria Le assicurazioni: negli ultimi dieci anni i costi dei risarcimenti hanno superato di quattro volte i ricavi per le polizze Troppe denunce, gli ospedali cercano rimedio Dagli occhiali sbagliati all' omicidio colposo, aumentano le richieste di danni da parte dei malati MILANO - Cure inappuntabili, altrimenti si va in tribunale. Un' alternativa sempre più frequente per ammalati e parenti, scontenti delle prestazioni ricevute da medici o ospedali. L' ultimo episodio in Lombardia è accaduto a Cinisel lo Balsamo, alle porte di Milano, dove i familiari di un sessantenne morto dopo otto visite in Pronto Soccorso nel giro di due mesi, ora chiedono di fare chiarezza sui motivi del decesso. A essere allarmate per l' aumento di cause e risarcimenti in materia sanitaria sono le compagnie di assicurazione. Con più di una conseguenza: l' intensificarsi del contenzioso ha fatto alzare i prezzi delle polizze, Asl e operatori spendono di più per assicurarsi, mentre medici e infermieri sono terrorizzati d all' eventualità di essere coinvolti in un processo. Le denunce? Un piccolo ospedale lombardo, per esempio, ne riceve circa 400 all' anno. Si va dalla denuncia per omicidio colposo fino a quella per furto di occhiali. Secondo la "Assigeco Brokers", società di brokeraggio, la Lombardia è tra le regioni con il maggior numero di richieste di indennizzo, sia per la presenza di numerose strutture sanitarie, sia per la quantità delle prestazioni erogate. IL FENOMENO - Iniziato negli anni ' 90, oggi il fenomeno ha raggiunto dimensioni preoccupanti. Rispetto a dieci anni fa sono aumentate non solo le azioni legali, ma anche il numero di quelle che vanno a buon fine per i pazienti. Con conseguenze economiche su più fronti. Le assicurazioni, infatti, sommerse dalle domande di risarcimento, non stipulano nuovi contratti alle condizioni imposte dalle strutture pubbliche. Così, spesso, le gare di appalto vanno deserte e gli ospedali finiscono per contrattare direttamente con le società clausole più onerose. In dieci anni i premi sono quadruplicati, ma non sono ancora sufficienti per coprire eventuali indennizzi. Secondo Assitalia, la compagnia assicurativa che stipula più polizze nel settore, il rapporto tra gli importi dei premi incassati e g li indennizzi è di uno a quattro. "Una volta - spiega Osvaldo Rosa, 55 anni, amministratore delegato della "Assigeco Brokers", da quasi metà della sua vita impegnato nella sanità - la gente era meno cosciente dei propri diritti ed erano pochi quelli che chiedevano un indennizzo per un intervento andato male. Adesso, invece, che i consumatori sono più attenti, per noi sono aumentati i problemi". In che senso? "E' tutto più costoso - sottolinea il broker -, gli avvocati non accettano più le transazioni e vogliono andare davanti al giudice, sapendo che l' orientamento giurisprudenziale è a favore degli ammalati. Le richieste di risarcimento, inoltre, sono sempre più elevate, le cause vanno avanti per anni, e alla fine le assicurazioni c i rimettono anche le spese legali". Questo però non è tutto. "Si denuncia qualsiasi cosa - continua l' assicuratore - come l' errata prescrizione di un paio di occhiali, per un danno di 44 mila lire, o il rimborso di un ticket per 12 mila. Ma sono i casi come l' omicidio colposo che creano problemi: gli indennizzi sono saliti alle stelle, dieci anni fa per la morte di un uomo di 40 anni con famiglia si chiedeva un miliardo, oggi ne vengono liquidati 3-4". Per questo assicurarsi diventa sempre più costoso. I prezzi? Oggi l' ospedale di un centro con 40-50 mila abitanti, arriva a spendere oltre un miliardo e mezzo all' anno, una struttura più grande ne paga anche 3 o 4. LE SOLUZIONI - Secondo le compagnie, per poter migliorare la situazione bisognerebbe imporre franchigie e "scoperti", cioè una percentuale del risarcimento a carico del responsabile. "Il nostro obiettivo è questo - spiega Rosa -, il problema è che ci sono ancora società che accettano le condizioni degli appalti. Quando però si arriva alla trattativa privata, il discorso cambia". Ma non sono solo le assicurazioni a volersi difendere. "Ora anche gli ospedali stanno cercando una soluzione - sottolinea Tullio Mastrangelo, presidente della Mp, società di consulenza nella gestione del rischio - per questo stiamo elaborando un piano che dovrebbe aiutare le aziende nella prevenzione del rischio clinico". Prevenzione oggi quasi inattuabile: "Ogni volta che una prestazione sanitaria non raggiunge i risultati sperati - spiega Renato Mantovani, avvocato specializzato in sanità - ci sono gli estremi per ricorrere in tribunale". Negli Stati Uniti, invece, dove la tutela dei diritti del malato ha radici più lontane, ospedali e medici si sono organizzati da tempo. U n sistema concordato di procedure per cure e interventi, integrato dall' uso di attrezzature e materiali omogenei, viene utilizzato per arginare le richieste di risarcimento. Ma secondo gli esperti, potrebbe essere complicato applicarlo in Italia. La difficoltà più grande sta nel definire protocolli che lascino libero il medico di scegliere i trattamenti. Comunque è proprio il modello americano a ispirare il primo progetto italiano di prevenzione del rischio clinico: verrà presentato entro la fine di settembre in un ospedale lombardo. Grazia Maria Mottola IN REGIONE Oltre seicento processi avviati in dodici mesi MILANO - Sicurezza e prevenzione in Sanità. Non sono temi nuovi per la Regione, che ogni anno sottopone a monitoraggio i 27 ospedali pubblici (85 presidi e 67.123 addetti) proprio per tenere d' occhio l' andamento del rischio clinico. Secondo l' ultimo rapporto, nel ' 98 sono state avviate dai pazienti 351 azioni penali e 242 cause civili. L' indagine esamina anche gli infortuni denunciati da medici e infermieri (7.122 casi, di cui il 57 per cento legati al rischio biologico infettivo) e la mortalità in ospedale (21.709 decessi, il 30% dei morti lombardi). Secondo un altro studio svolto tra il 28 febbraio e il 24 marzo 200 0, su 18 mila ricoverati, il 4% è risultato contagiato da una malattia connessa a un intervento o, in generale, all' assistenza. IL MEDICO "Così scompare la fiducia Siamo costretti alla routine" MILANO - Non è solo questione di soldi. Per un medico, ogni denuncia rappresenta un "colpo" alla professione. "Essere trascinati davanti a un giudice - spiega Claudio Macca, vicepresidente dell' Ordine dei medici di Brescia - significa che è venuto meno il rapporto di fiducia con il paziente che è alla base del nostro mestiere". Si lavora male e con il timore di andare incontro a insuccessi o problemi. "La paura - continua Macca, aiuto agli Spedali Civili di Brescia - ci costringe alla routine: entra in crisi la voglia di tentare qualcosa in più". A questo si aggiunge il problema delle polizze, sempre più costose. "Gli incidenti aumentano - sottolinea il dottore - le assicurazioni alzano il tiro e noi non abbiamo altra scelta". Ginecologi e anestesisti gli specialisti nel mirino LA COMPAGNIA LE ADER Assitalia è la compagnia assicurativa del gruppo Ina con una posizione dominante nel mercato delle polizze sanitarie L' IMPORTO DEI DANNI Ecco gli importi dei danni liquidati e pendenti negli ultimi tre anni relative a polizze Assitalia. Si riferiscono a sinistri denunciati contro Asl, aziende ospedaliere e medici: 150 miliardi nel 1998 180 miliardi nel 1999 200 miliardi nel 2000 PREMI INSUFFICIENTI L' importo dei sinistri è quattro volte maggiore rispetto ai premi incassati dalle compagnie assicuratrici. Per questo il settore sanitario è quello che crea più problemi alle società I SETTORI PIU' A RISCHIO Secondo i dati di Assitalia, i settori più colpiti da denunce di sinistri sono ginecologia, ortopedia e anestesia. Tra i medici i più tartassati sono i chirurghi VARIETA' DI DENUNCE Le denunce si riferiscono alle situazioni più disparate: si va dall' omicidio colposo per il quale la richiesta di indennizzo può arrivare a 3-4 miliardi di lire, fino all' errata prescrizione di un paio di occhiali (44 mila) o al rimborso di un ticket (12 mila) _____________________________________________ Repubblica 3 set. '01 HAWKING: MUTAZIONI GENETICHE CONTRO IL POTERE DEI COMPUTER Intervista a "Focus": l'intelligenza umana rischia di soccombere Berlino. Occorre migliorare le capacità umane se non vogliamo rimanere vittima dei computer. L'allarme è stato dato dal noto ricercatore Stephen Hawking: sono necessarie mutazioni genetiche, ha detto, per migliorare le capacità umane e difendere l'uomo dal crescente dominio delle intelligenze artificiali. "Con mutazioni mirate del patrimonio genetico potremmo aumentare la complessità del Dna, migliorando con ciò l'uomo", ha detto Hawking in una intervista all'ultimo numero del settimanale tedesco "Focus" domani in edicola. Ciò, ha osservato, potrà avvenire comunque molto lentamente poichè "si dovrà attendere per ogni generazione circa 18 anni per accertare gli effetti dei mutamenti genetici". Ma "è indispensabile imboccare questa via - ha detto Hawking - se vogliamo che i sistemi biologici restino superiori a quelli elettronici". Il pericolo per Hawking sta nel fatto che "a differenza del nostro intelletto, i computer raddoppiano le loro prestazioni ogni 18 mesi". "Per questo - ha detto il ricercatore nell'intervista anticipata oggi da Focus - esiste il reale pericolo che i computer sviluppino intelligenza, prendendo il controllo del mondo intero". "Noi - ha detto Hawking - dobbiamo quindi sviluppare al più presto delle tecniche che consentano un collegamento diretto fra cervello e computer, in modo tale che l'intelligenza artificiale dia un contributo a quella umana, invece di mettersi in contrapposizione ad essa". ___________________________________________________ Repubblica 4 set. '01 STAMINALI DI EMBRIONI UMANI TRASFORMATE IN CELLULE DEL SANGUE Usa, lo scopo è incrementare le scorte di plasma per le terapie NEW YORK - Scienziati americani sono riusciti a trasformare cellule staminali derivate da embrioni umani in cellule sanguigne, secondo uno studio i cui risultati sono stati resi noti ieri. La scoperta, pubblicata sui Proceedings of the National Academy of Sciences, è un passo chiave per creare scorte di sangue per terapie mediche, ma i ricercatori dell'università del Wisconsin autori dello studio hanno messo in guardia che "occorre attendere ancora alcuni anni". I ricercatori hanno innestato cellule staminali embrionali umane su cellule di midollo osseo di un topo che contenevano sostanze nutritive per promuovere lo sviluppo di cellule sanguigne. Le cellule sono state inserite in siero fetale bovino e si sono sviluppate in cellule sanguigne primitive. ___________________________________________________ Le Scienze 7 set. '01 LE FORME GENETICHE DELL'INFLUENZA DEL 1918 Potrebbe aiutare a capire come evitare in futuro simili epidemie Un gruppo di ricercatori della The Australian National University ha rilevato le prove di un evento che probabilmente stimolò l'epidemia di influenza del 1918, una delle più virulente che la storia ricordi. La scoperta, descritta in un articolo pubblicato su "Science", è stata fatta analizzando i dati genetici relativi al virus, e ora i genetisti sperano di riuscire a capire come mai esso fu così mortale. L'epidemia si diffuse infatti in tutto il mondo, partendo dagli Stati Uniti e raggiungendo il Giappone e l'Australia, attraverso l'Europa, uccidendo oltre 20 milioni di persone, molte più di quante non ne fossero morte durante la prima guerra mondiale, appena terminata. Il virus non fu isolato e conservato ai tempi dell'epidemia e i ricercatori credevano che fosse andato perduto per sempre. Nel 1997, però, si riuscì a estrarre materiale da una vittima, il cui corpo era rimasto sepolto nel permafrost dell'Alaska, e da campioni prelevati da due soldati americani morti durante l'epidemia e messi sotto alcool da un medico di allora. I ricercatori hanno potuto così estrarre parte del genoma del virus, e confrontarlo con quello di altri ceppi di influenza, senza però trovare, almeno inizialmente, spiegazioni plausibili per l'implacabilità del virus. Ora però si è scoperto che uno dei geni dell'influenza del 1918 era un ibrido, prodotto da parti di altri due virus influenzali mediante un processo noto come ricombinazione. L'analisi indica che questo processo ebbe luogo appena prima dell'epidemia e, proprio per questo, si pensa che possa in realtà avervi dato il via. La ricombinazione ha riguardato il gene che codifica per la proteina virale emagglutinina, i cui cambiamenti sono noti per aumentare la pericolosità del virus. Ora si sta studiando la possibilità che ceppi attuali di influenza possano ricombinarsi e dare luogo a un'altra pericolosissima epidemia. ___________________________________________________ Le Scienze 5 set. '01 CANNABIS CONTRO IL DOLORE Gli effetti erano noti, ma non si era ancora trovato un modo di somministrazione Secondo quanto emerso da un primo studio di prova, uno spray che contiene gli elementi attivi della cannabis può dare sollievo a chi soffre di dolori cronici. In un primo studio effettuato su 23 pazienti, affetti da sclerosi multipla o lesioni spinali, presso il James Paget Hospital di Gorleston, in Inghilterra, solo pochi non hanno ottenuto benefici dallo spray, che viene spruzzato sotto la lingua. Secondo quanto riferito da William Nortcutt, autore dello studio, "alcuni dei pazienti hanno detto che fa una differenza enorme, mentre altri solo che li aiuta a dormire. Ma quando si soffre di dolori cronici riuscire a dormire è una delle cose più importanti." Altre ricerche in passato avevano già mostrato le doti della cannabis come antidolorifico, ma i ricercatori non erano riusciti a trovare un modo efficace per somministrarla ai pazienti. La maggior parte dei tentativi del passato furono fatti mediante pillole, ma non avevano dato risultati incoraggianti. La maggior parte dei pazienti ha riferito di aver avuto, come effetto collaterale, la bocca asciutta, anche se alcuni hanno invece avuto crisi di panico, durante i test per calibrare il dosaggio. La maggior parte dei pazienti, poi, ha mostrato di preferire un farmaco in cui il principio attivo, il tetraidrocannabinolo, era combinato con un altro meno psicoattivo. ___________________________________________________ Le Scienze 4 set. '01 IL SUONO DEI VIRUS Sfruttando piccoli cristalli di quarzo si può seguirne la traccia Un gruppo di biologi dell'Università di Cambridge ha messo a punto una tecnica inusuale di rilevare i virus, utilizzando i loro suoni. La diagnosi immediata dei virus può essere di importanza cruciale in medicina, per individuare gravi patologie o per seguire il progredire dell'infezione dell'HIV. I biologi hanno utilizzato piccoli cristalli di quarzo, come quelli impiegati nei dispositivi elettronici, che hanno ricoperto con un anticorpo, a cui si attaccano le particelle del virus umano dell'herpes. Ai cristalli è stata poi applicata una tensione alternata variabile, affinché funzionassero come minuscoli altoparlanti. La frequenza di vibrazione è stata poi aumentata, fino al punto in cui i virus si staccano dal cristallo, emettendo un suono caratteristico che può essere rivelato dal cristallo stesso, che funziona in questo caso anche come un microfono. I ricercatori hanno paragonato il rumore prodotto dai virus a quello di un colpo di fucile, anche se le frequenze sono molto più elevate e, quindi, non sarebbe udibile dall'orecchio umano. Secondo gli autori della ricerca, questa tecnica potrebbe rappresentare la base di un nuovo sistema di diagnosi veloce delle infezioni virali. Ora bisogna però vedere se il sistema funziona anche nei campioni clinici, che contengono proteine e altre molecole, e sono quindi estremamente più complicati di una soluzione di virus in provetta. ___________________________________________________ La Stampa 5 set. '01 MACULOPATIA SENILE, NUOVA CURA CON IL LASER Renzo Pellati OGGI è possibile frenare l'avanzata della degenerazione maculare senile, un'alterazione della regione centrale della retina (la macula) che gradualmente diminuisce la capacità di leggere, riconoscere i visi, utilizzare il computer, guidare. Un tracciante fotosensibile iniettato endovena (verteporfina, una molecola ufficialmente approvata dalla Food and Drug Administration statunitense e ora anche dal Sistema sanitario nazionale per uso ospedaliero e cliniche specializzate) permette l'applicazione di laser a bassa potenza (non termica) con cui vengono eliminati i tessuti oculari degenerati, senza danneggiare quelli sani circostanti. Questa patologia (che colpisce, con diversa gravità, 3 e mezzo di italiani da 52 a 85 anni, con prevalenza nella popolazione femminile) si presenta in due forme principali: una "secca", caratterizzata da depositi di materiale giallastro proveniente dai tessuti della retina deteriorati (per scarso apporto di sangue e di elementi nutritivi), e una "umida" conseguente allo sviluppo di vasi sanguigni in eccesso e difettosi, colpiti da perdite di fluidi (plasma) che danneggiano l'area dell'occhio preposta alla percezione centrale dell'immmagine (con conseguente perdita di chiarezza e campo visivo). La forma "umida" riguarda solo il 15% di tutti i casi di degenerazione maculare senile, però è responsabile del 90% delle gravi perdite di vista. Oltre all'età e ai fattori genetici, la rivista "Archives of Oftalmology" ha recentemente verificato una correlazione tra l'insorgenza della maculopatia senile precoce e l'esposizione al sole senza protezione di occhiali da sole. Tuttavia gravi indizi pesano sul fumo di sigaretta e sul diabete. Per migliorare la situazione è fondamentale, come sempre, la precocità degli interventi. I risultati ottenuti, presentati per la prima volta ai chirurghi oftalmologi (F. Cardillo Piccolino, Università di Torino), hanno permesso di estendere l'impiego della nuova metodica anche alla miopia complicata da neovascolarizzazione (o degenerativa: difetto di vista di almeno 6 diottrie) che conduce, in età giovanile o adulta, alla formazione di un vuoto d'immagine (scotoma) al centro del campo visivo. La fotocoagulazione dei vasi retinici con il raggio laser (con l'aiuto della fluoroangiografia) è stata, per molti anni, la principale forma di terapia dedicata alla degenerazione maculare umida, però con notevoli limitazioni. Invece ora, grazie a questa nuova terapia definita "fotodinamica" (perché la verteporfina si accumula nelle cellule endoteliali dei vasi sanguigni anomali e viene attivata con applicazione di un raggio laser "dolce") si ottiene una dissoluzione dei vasi degenerati con risultati positivi statisticamente significativi, riuscendo a preservare ed eventualmente potenziare il residuo visivo.